Vettel in testa 207 giri con la Ferrari, Hamilton solo 84 con la Mercedes
Un punto iridato separa Seb da Lewis, ma ci sono altre cifre che possono aiutare a capire qual è lo scenario che divide Ferrari e Mercedes alla vigilia di cinque GP che si disputano in sei settimane.
Il vincitore della gara Sebastian Vettel, Ferrari, festeggia sul podio
Jerry Andre / Motorsport Images
Dopo sette gare un solo punto separa in classifica Sebastian Vettel da Lewis Hamilton. Una situazione di sostanziale parità da cui si ripartirà per il tour de force del Mondiale 2018: cinque Gran Premi nelle prossime sei settimane (Francia, Austria, Gran Bretagna, Germania e Ungheria). Prestazioni equivalenti, dicevamo, visto il 121 a 120 con cui il tandem Vettel-Hamilton arriva alla vigilia dell’appuntamento del Paul Ricard.
Questi sono i numeri che contano, ma ce ne sono altri che pur non avendo alcun valore nell’assegnazione dei titoli Mondiali, aiutano a radiografare meglio i valori in campi emersi nei primi sette appuntamenti della stagione.
Il primo dato che emerge è l’importanza che assume (con questo sistema di punteggio) evitare le battute d’arresto. Non è un caso se dopo sette Gran Premi gli unici piloti a pieni giri siano solo Hamilton e Vettel a punteggio pieno sul fronte della distanza di gara, 2.090 i chilometri coperti da entrambi.
Bottas (2.072 km per lui) paga lo scoppio del pneumatico a Baku, altrimenti la sua classifica sarebbe decisamente migliore sotto tutti i punti di vista.
Più che il numero di vittorie (3 per Vettel, 2 per Ricciardo e Hamilton) il dato che però colpisce di più è quello dei giri percorsi al comando. Seb è leader incontrastato di questa particolare graduatoria, avendo concluso da leader 207 giri contro i 90 di Ricciardo ed i soli 84 di Hamilton.
Un dato in parte collegato al rendimento in qualifica, anche qui con Vettel in vetta con 4 pole position, davanti a Hamilton con 2 e Ricciardo a quota 1 grazie alla partenza al palo conquistata a Monaco.
Scattare dalla prima posizione è ovviamente un vantaggio non indifferente, e la SF71H ha spezzato il predominio Mercedes che su questo fronte durava dal 2014.
Il quadro che emerge è quello di una Ferrari che complessivamente si è confermata il riferimento come performance pura, e non è un caso che dopo la gara di Montreal (dove le aspettative Mercedes erano di fare bottino pieno) Toto Wolff e Niki Lauda abbiano parlato di un allarme performance per la loro W09.
La differenza di prestazioni tra Mercedes e Ferrari è ridotta, ma in questo Mondiale anche un decimo comporta una differenza enorme. A Montreal è stato di un decimo il divario in qualifica tra Vettel e Bottas, e curiosamente dopo i 70 giri di gara è stato di 7 secondi sotto la bandiera a scacchi.
Per questo è impossibile oggi trovare un favorito in chiave Mondiale. Un margine così ridotto potrebbe essere ribaltato da un aggiornamento aerodinamico o da una nuova specifica di power unit, che poi è quello che si augura la Mercedes in vista dell’appuntamento del Paul Ricard, dove arriverà l’attesissimo nuovo motore per colmare il divario confermato in Canada.
Ma Wolff non pensa solo alla power unit: “In Canada c’è stato un importante campanello d’allarme per ogni singolo membro della squadra. Tutti devono valutare come migliorare le prestazioni della monoposto, ottimizzando anche i guadagni marginali, perché in questo Mondiale fanno la differenza”.
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