Vettel al Corriere della Sera: "Non arriveremo secondi quest'anno!"
Sebastian vuole assaporare le emozioni di diventare iridato con la Rossa, ma ammette che la SF70H è stata una sorpresa anche per lui e rivela: "Lasciare la Ferrari? Non è la parola giusta. È stato naturale riflettere e guardarsi intorno".
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
Sebastian Vettel ha promesso al Corriere della Sera che il meglio deve ancora arrivare. In un’intervista al collega Daniele Sparisci il tedesco ha spiegato che crede nel titolo mondiale e il suo ciclo ferrarista è destinato a durare. Ammette che non voleva andare via da Maranello, ma si è guardato intorno prima di decidere di restare per scrivere un nuovo capitolo di storia…
“Se scegli di guidare la Ferrari, che per me è sempre stato un sogno, è perché vuoi vincere. È tutto diverso rispetto ad altri team, e voglio proprio scoprire quali emozioni si provano a essere campione con questi colori. È passione infinita per ciò che la Ferrari rappresenta, che spinge milioni di persone a tifare per te. Senti un Paese che ti abbraccia. Nel fine settimana ero a Maranello per la festa dei 70 anni e ho letto una frase di Enzo Ferrari: “Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”. È la risposta migliore alla domanda. Poi certe sensazioni le scopri solo da vicino”.
Dopo tre anni ti senti un po’ italiano?
"Sì, parlo molto meglio anche se non ancora così bene come vorrei. Ma ho imparato a conoscere la cultura, lo stile di vita, che avevo già assaporato agli inizi della mia carriera in Toro Rosso".
Parli più spesso con Arrivabene o con Binotto?
“Cinquanta e cinquanta. Con Mattia discutiamo di questioni tecniche tutti i giorni, Maurizio ha un compito di supervisione ma sa tutto ciò che accade nella squadra che gli riconosce il ruolo di leader».
Hamilton è l’avversario più forte mai affrontato?
“Lo metto sullo stesso livello di Fernando (Alonso ndr) con cui ho vissuto una bella e prolungata rivalità. Eravamo sempre vicinissimi tanto da giocarci il titolo all’ultima gara nel 2010 e nel 2012. E anche nelle altre stagioni era sempre lui il mio rivale numero uno. Ma spero di poter raccontare nuove storie”.
Cosa piace di Lewis e cosa no?
“Siamo diversi, io magari non vivrei alla sua maniera. Ma non lo critico, ognuno è libero di comportarsi come desidera. Per come guida merita solo rispetto: è velocissimo, regolare, tosto, sbaglia poco, è sempre là”.
Hai mai pensato di lasciare la Ferrari?
“Lasciare non è la parola giusta. È naturale riflettere e guardarsi intorno. Ma il mio obiettivo principale era e rimane vincere con la Ferrari. Non è un progetto di un anno ma a lungo termine: il meglio deve ancora venire”.
All’inizio della stagione nessuno avrebbe scommesso sulla Rossa, è stata una sorpresa anche per lei?
“In un certo senso sì. Sapevo come stavamo lavorando ma non potevo conoscere prestazioni e valori degli altri, e così è stato bello andare in Australia e poi in Cina e Bahrain e vedere che non eravamo stati fortunati. Eravamo forti davvero”.
Parli spesso con Sergio Marchionne, cosa hai imparato dal presidente?
“È un uomo intelligente e abilissimo nel capire in fretta cosa funziona e cosa no e nel risolvere i problemi. Non fa mai mancare il suo sostegno alla squadra, è di grande aiuto la sua esperienza”.
Il secondo posto in campionato sarebbe vissuto come una sconfitta?
“Ehi, non mi va di rispondere a questa domanda perché non arriveremo secondi quest’anno”.
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