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Formula 1 GP d'Ungheria

Verstappen è l'unico che guida una F1 in un campionato di F2

Toto Wolff ha sintetizzato bene qual è la differenza fra l'olandese e tutti gli altri. Nel paddock si fanno già i calcoli su quando Max potrebbe diventare campione del mondo per la terza volta: c'è chi scommette su Suzuka. L'olandese agguanta la settima vittoria consecutiva, mentre la squadra di Milton Keynes sfonda il record McLaren dei successi in sequenza, arrivando alla dodicesima affermazione. Insomma la Red Bull gli avversari continuano a vederla solo con il binocolo.

Max Verstappen, Red Bull Racing, 1° posizione, spruzza lo Champagne della vittoria

Giro di boa del mondiale 2023. I numeri dicono molto, ma c’è anche di più. Iniziamo comunque dall’aritmetica. Dopo il Gran Premio d’Ungheria, gara in cui è arrivata la nona vittoria in undici gare, Verstappen ha portato il suo margine su Sergio Perez a 110 punti, scatenando i calcoli per identificare dove Max vincerà il mondiale.

Max Verstappen festeggiato da Helmut Marko e il padre Jos Verstappen dopo il successo in Ungheria

Max Verstappen festeggiato da Helmut Marko e il padre Jos Verstappen dopo il successo in Ungheria

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

La tappa più gettonata è il Gran Premio del Qatar, ma qualcuno ipotizza che potrebbe anche essere a Suzuka, ovvero cinque o sei gare prima del termine della stagione. Ciò che preoccupa di più gli avversari non è però lo scenario che li separa da oggi alla bandiera a scacchi di Abu Dhabi, quello ormai è stato metabolizzato. Ad allarmare sono le dimensioni del gap da recuperare per poter pensare di tornare a vincere.

Chi si aspettava che gara dopo gara il gruppo degli inseguitori si sarebbe avvicinato alla performance di Max deve ricredersi. Per Mercedes, Ferrari, Aston Martin e anche McLaren (anche se in questo caso c’è di base il successo di essere entrati in questo club) la speranza di poter riuscire a ridurre il gap si è trasformata nel timore di essere davanti ad un margine che si è ulteriormente allargato.

Quando al giro 53 Verstappen è passato sul traguardo completando quello che poi è stato il giro più veloce della corsa, a molti avversari sono cadute le braccia. 1’20”504, il crono di Max, 1’21”601 il migliore tra gli altri diciannove piloti, ottenuto da Hamilton al giro 54. A Max quel giro ha portato un punto, agli avversari un gran mal di testa, così come la lettura dei margini che Verstappen ha imposto a tutti dopo i 70 giri sull’Hungaroring.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Max Verstappen, Red Bull Racing RB19

Photo by: Michael Potts / Motorsport Images

Al termine della gara Toto Wolff ha riassunto così la situazione. “Abbiamo chiuso a 39 secondi da Max, e probabilmente negli ultimi giri non ha neanche spinto quanto avrebbe potuto. Ma siamo in uno scenario meritocratico, quindi hanno fatto un lavoro migliore e dobbiamo riconoscerlo. Alla fine credo che abbiamo disputato una buona gara, probabilmente siamo stati la seconda forza, ma ci muoviamo all’interno di un campionato di Formula 2 contro un auto di Formula 1 che ci ha rifilato 39 secondi. Il motivo per cui amo questo sport è che premia chi lavora meglio, deve essere l'intrattenimento a seguire lo sport e non il contrario. Non possiamo creare un equilibrio di prestazioni o qualcosa che possa livellare il campo, è quello che è, dobbiamo solo lavorare meglio e rimetterci in gioco”.

Il successo ottenuto da Verstappen e dalla Red Bull sull’Hungaroring ha anche un grande valore statistico, visto che si tratta della dodicesima vittoria consecutiva, una in più della gloriosa striscia ottenuta dalla McLaren nel 1988. “Ero un ragazzino – ha raccontato Christian Horner – ricordo bene quando Ayrton Senna e Alain Prost realizzarono quell’incredibile impresa, erano una squadra incredibile, Ron Dennis era un team principal incredibile, e pensare che siamo riusciti a migliorare quel record, beh, è qualcosa che deve renderci molto orgogliosi”.

Horner ha anche esaltato il ruolo di Verstappen, e fin qui nulla di inedito, ma è andato oltre nell’analisi del weekend. “Quella che stiamo vedendo con Max in questo momento è la storia di uno sportivo assolutamente al top della forma ed è una gioia lavorare con lui perché si spinge sempre oltre".

"Ieri (in qualifica) il bilanciamento della macchina non era ottimale, ma Max è riuscito comunque a portare la sua monoposto lì davanti. E ciò che ieri ci ha complicato la vita, è stato ciò che oggi ci ha permesso di avere una grande macchina in gara”.

Horner non è andato oltre, ma sul fronte opposto (Mercedes) è emerso come in qualifica per estremizzare la performance i tecnici abbiano chiuso al massimo possibile le prese d’aria, una scelta che ha portato la power unit di Hamilton a superare la soglia di sicurezza delle temperature nelle prime fasi di gara. Lewis ha dovuto tirare i remi in barca per qualche giro, e ha potuto riprendere a spingere solo dopo l’okay arrivato dai suoi ingegneri.

I settanta giri di gara hanno riportato un po' di serenità anche sul caso Perez. Dopo l’incidente di venerdì ed una qualifica molto difficile, ‘Checo’ è stato autore di una buona gara conclusa sul podio. È vero che si tratta del minimo sindacale se si guida una Red Bull, ma è anche vero che lo scenario intorno a Perez è tutt’altro che collaborativo in termini di serenità. Ma è una storia vecchia, visto in passato e che probabilmente rivedremo in futuro, almeno fino a quando sarà Helmut Marko a gestire il nutrito gruppo di piloti sotto contratto con Red Bull. E per il consulente austriaco, c’è sempre un alibi che lo rende inattaccabile: Max Verstappen.

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