Iscriviti

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia
Analisi

Tsunoda: il super esordio in F1 è un'arma a doppio taglio

I primi punti all'esordio in F1, a Sakhir, poi ecco le prime difficoltà. Analizziamo motivi e perché del momento duro che sta attraversando il promettente giapponese dell'AlphaTauri dopo un avvio di stagione folgorante.

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02 dopo l'incidente alla Variante Alta

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02 dopo l'incidente alla Variante Alta

Charles Coates / Motorsport Images

Yuki Tsunoda ha riportato il Giappone sulla mappa della Formula 1 dopo tanti anni. Certo, la presenza di Suzuka non ha mai fatto dimenticare quella precisa parte di un continente affasciante qual è l'Asia, ma l'assenza di piloti del Sol Levante era divenuta quasi una monotona costante. Come fosse normalità, uno status quo.

Poi, la mossa dell'AlphaTauri e del regista - affatto occulto - Helmut Marko ha riportato i riflettori a illuminare una terra che di recente ha regalato piloti capaci di vincere e dominare in altre serie FIA, dunque di livello Mondiale. Ogni riferimento a Kamui Kobayashi e Kazuki Nakajima non è affatto casuale.

Tsunoda, dicevamo. Un anno in Formula 2 non da vincitore, ma da asso, da potenziale grande pilota che ha fatto innamorare subito diversi appassionati di corse, soprattutto delle generazioni più giovani, quelle dei social, che da diversi mesi hanno anche coniato un hashtag (#Tsunoders) tutto per Yuki, per certificare il supporto a un pilota che in pista colpisce. Magari, a volte, anche in negativo, ma di certo non lascia indifferenti.

Una staccata alla continua ricerca del limite, una grinta che raccoglie consensi, contagia. Una sfrontatezza candida in un ragazzino che ha da poco compiuto 21 anni, racchiusa in pochissimi centimetri d'altezza, ma che perfettamente si sposa con una categoria che di spettacolo ha sempre bisogno.

L'esordio in Formula 1, sul tracciato stop-and-go di Sakhir, in Bahrain, è di quelli da ricordare. Nono. Per questo arrivano i primi punti nella massima serie a ruote scoperte del motorsport. Un avvio che lascia senza parole chi non lo ha mai visto correre, mentre a chi già lo ha seguito nelle formule minori regala un ghigno, come a dire: "Lo sapevamo. Di che vi stupite?".

Poi arriva il Gran Premio dell'Emilia Romagna, secondo appuntamento del Mondiale 2021 di F1. Arriva l'Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Arriva Imola. Una pista vecchio stampo, con i muri a pochi metri dal nastro d'asfalto che rappresenta la pista. Un errore non si paga caro: un errore significa sbattere e rovinare tutto.

 

Detto, fatto. In Q1, nelle qualifiche del sabato, Tsunoda entra troppo forte alla Variante Alta, perde il controllo della sua AT02 e va a sbattere contro le protezioni esterne. Qualifiche finite. Domenica piove e Yuki fatica a rimontare dal fondo dello schieramento. Chiude 12esimo. Un'occasione persa, perché Imola era la pista su cui aveva girato di più al volante di una F1 dopo i primi test al volante di una Toro Rosso convertita in AlphaTauri e il filming day svolto prima della partenza della nuova stagione.

Il 15esimo posto di Portimao e il ritiro a causa di un problema dopo appena 7 giri al GP di Spagna, al Montmelò, sono al momento la prosecuzione di un ritorno alla realtà che sa di schiaffo ricevuto per svegliarsi da un bel sogno.

I primi punti un boomerang letale

Il giovane Tsunoda ha talento. La base è ottima, ma è chiaro che per costruire una villa è necessario erigere mura portanti di alto livello. Dopo Sakhir, la caratteristica principale del 21enne si è rivelata il carattere: focoso. Anche troppo. Tanto da portarlo a puntare il dito contro il team dopo le qualifiche al Circuit de Barcelona-Catalunya.

“C’è sempre un feedback differente rispetto a quello del mio compagno di squadra anche quando proviamo cose opposte. A questo punto mi chiedo se la vettura sia la stessa. Ovviamente lo è, ma il carattere della macchina è troppo diverso”.

“Forse tutto dipende dallo stile di guida differente tra noi due, ma non capisco cosa sia successo e perché stia soffrendo così tanto”. Poche parole, ma dall'impatto incalcolabile. Quasi quanto quello di un meteorite di enormi dimensioni sulla terra, trama riproposta a più riprese dalle pellicole cinematografiche, con risultati scontati: tragedie.

Un'accusa senza filtri al proprio team, quella squadra che gli ha dato la grande occasione della carriera, della vita, facendolo correre in Formula 1 con una monoposto figlia diretta della AT01 che nel 2020 ha addirittura vinto un gran premio.

 

Resosi conto dell'errore, o forse ben consigliato dall'esterno, Yuki ha chiesto scusa via social al team: “Volevo scusarmi per i miei commenti di oggi. Non volevo criticare il team che, invece, ha svolto un ottimo lavoro durante tutto il fine settimane. Ero solo frustrato dalla mia prestazione. Domani darò il massimo”.

Ma da dove arriva questo sfogo? L'aver preso punti all'esordio, e le prime, grandi difficoltà arrivate successivamente, hanno riportato alla realtà Tsunoda. La Formula 1 è difficile, ci vuole esperienza, voglia di migliorare, pazienza e freddezza. Il nono posto di Sakhir, invece, si è rivelato un boomerang letale, una mossa che si è ritorta contro in un tempo breve, che ha avuto effetti inattesi per l'ex pilota di Formula 2.

Aspettative troppo alte sin da subito

I punti arrivati in Bahrain hanno subito alzato l'asticella su Tsunoda. L'impressione, però, è che questa asticella sia stata alzata direttamente dal pilota giapponese, più che dal team diretto da Franz Tost o dal pur sempre intransigente Helmut Marko.

"La gara in Bahrain? Su una scala da 1 a 10, mi do un 5. Ho un po' di sensazioni contrastanti, perché sono stato davvero felice di ottenere i primi punti in F1, ma soprattutto di averli portati al team e ai giapponesi. Ma allo stesso tempo puntavo a un piazzamento migliore in gara. Era possibile per me arrivare tra i primi 6", ha dichiarato Tsunoda dopo la gara d'esordio in F1 chiusa al nono posto.

A Imola, Yuki, è arrivato con grande voglia di fare bene, conscio di avere una monoposto in grado di aiutarlo ad arrivare in zona punti su una pista che già conosceva. Invece è stato l'inizio del momento di difficoltà. L'incidente in Q1 e la gara - buona ma non eccelsa - lo hanno portato ad appoggiare nuovamente i piedi a terra.

 

Addirittura, terminato il fine settimana, lo stesso Tsunoda aveva fatto sapere: "A Imola avevo puntato troppo in alto. Sin dalle prove libere pensavo di poter centrare la Top 4 nelle qualifiche. Alla fine ho fatto tanti errori in un solo weekend di gara".

Nessuno, nemmeno Marko ha mai pensato di vedere Tsunoda in Top 4 nella seconda gara della carriera in F1. Ecco perché le aspettative del piccolo giapponese sono l'asticella alzatasi troppo velocemente, senza la possibilità di poter essere scavalcata. Per farlo, manca ancora la tecnica. Quella che si impara gp dopo gp, con l'esperienza, con gli errori, con le cose buone, con i suggerimenti e i confronti anche duri con chi ha il dovere di dirigerlo.

Come dicevamo, le fondamenta ci sono e sono di ottimo livello. Vanno costruiti i muri portanti di una carriera che potrebbe avere 2 strade opposte: di alto livello qualora Tsunoda riuscisse a costruire una struttura solida, anche a livello mentale. Di livello mediocre se continuerà a dare credito alle proprie aspettative senza supportarle con un lavoro adeguato su se stesso. Ora la palla passa a lui, a oggi unico vero autore e profeta della propria carriera.

Sarà la sua voglia di imparare a portarlo lontano, o ad accontentarsi di buone occasioni, ma non di più. Starà a lui portare #Tsunoders a essere un hashtag di supporto che diventa carro sempre più grande per chi vuole salirci dopo prestazioni super, o solo un modo per riunire pochi fedeli che lo seguiranno pensando: "Ah, cosa avrebbe potuto essere se...".

 

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente F1: la Mercedes conferma il test per Grosjean a giugno
Prossimo Articolo Red Bull tranquilla: "La regola sulle ali flessibili non colpirà solo noi"

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia