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Tsunoda: il maestro del sorpasso al limite in Bahrain

Il giapponese dell'AlphaTauri ha stupito al debutto in F1 non solo per il nono posto, ma anche per i sorpassi da urlo effettuati in gara. Qualche piccolo errore, però, ha macchiato il suo weekend altrimenti perfetto.

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02 e Sebastian Vettel, Aston Martin AMR21

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

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Un debutto che verrà ricordato a lungo. Yuki Tsunoda, in Bahrain, ha conquistato non solo il nono posto alla sua prima gara in Formula 1, ma anche il cuore di tutti gli appassionati che da casa hanno assistiti sbigottiti alla rimonta del giapponese mignon della AlphaTauri.

Yuki ha lasciato a bocca aperta per aver subito preso confidenza con una monoposto, la AT02, apparsa decisamente a proprio agio sul tracciato di Sakhir, complice non solo un telaio apparso ottimo, ma anche una power unit Honda ai livelli della Mercedes.

I sorpassi effettuati ai danni di Ocon, Alonso, Raikkonen, Vettel e Stroll hanno mostrato al mondo una delle caratteristiche di Tsunoda, l’arte della staccata al limite, ma nel weekend del Bahrain in alcune occasioni è emersa ancora quella mancanza di esperienza che ha portato Yuki a commettere qualche errore.

Una Q3 soltanto sfiorata

 Il sabato di Sakhir ha visto Tsunoda protagonista nel bene e nel male del turno di qualifiche. Il giapponese ha chiuso il Q1 con un incredibile secondo crono in 1’30’’607, mettendosi alle spalle di Max Verstappen per appena 1 decimo e precedendo un animale da giro secco come Lewis Hamilton per appena 10 millesimi.

L’errore, però, è arrivato nel secondo tentativo in Q2. Tsunoda è tornato in pista con gomme medie invece che soft e non è riuscito a migliorare il proprio riferimento finendo con l’essere escluso dal passaggio in Q3 ed essere obbligato a scattare dalla tredicesima casella.

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

“Ad essere sincero, sono un po’ deluso” ha dichiarato Yuki a fine sessione. “In Q1 avevo dimostrato di avere il giusto passo con la gomma media e confidavo nella nostra strategia in Q2, ma proprio in quegli ultimi giri non ho più avuto grip. È un peccato non poter iniziare la gara più avanti sulla griglia, ma sappiamo di avere un buon ritmo”.

La delusione per il mancato passaggio del turno non ha abbattuto Tsunoda che si è subito proiettato a cercare di capire come recuperare terreno in corsa.

“Continuo a imparare da ogni singolo giro completato e questa sera analizzerò i dati insieme ai miei ingegneri, in vista della gara di domani. Ci sono comunque diversi aspetti positivi da guardare: era la mia prima sessione di qualifiche in Formula 1 e al volante sono fiducioso. Penso che siamo ancora in una posizione ragionevole e a che abbiamo il potenziale per recuperare durante la gara”.

L’errore sullo schieramento

Un’altra sbavatura nel weekend del debutto Tsunoda l’ha commessa prima del via. Nel corso del giro di formazione in casa Red Bull si sono vissuti momenti di tensione quando la RB16B di Sergio Perez si è improvvisamente ammutolita lasciando il messicano fermo a bordo pista a poche curve dal rettilineo di partenza.

Perez, nonostante l’impossibilità di comunicare coi box, è stato abile nel mantenere la lucidità ed ha risolto il problema semplicemente staccando il volante per poi reinserirlo nella sua sede. Così facendo ha avuto la possibilità di non dover alzare bandiera bianca alla sua prima in Red Bull, ma è stato costretto a prendere il via della gara dalla pit lane.

 

L’assenza della Red Bull numero 11 in griglia ha però indotto in errore Tsunoda. Yuki, infatti, ha mancato la propria casella sullo schieramento per andare a posizionarsi in quella di Perez. Quando si è accorto dell’errore, però, ha subito inserito la retromarcia ed è tornato nella corretta posizione di partenza senza rischiare alcun richiamo da parte della direzione gara.

L’arte del sorpasso dopo una partenza da dimenticare

Quando si sono spenti i semafori per Tsunoda è iniziata una gara in salita. Il piccolo giapponese, infatti, non è stato perfetto nello stacco frizione ed ha fatto pattinare eccessivamente le ruote posteriori perdendo subito tre posizioni.

A differenza del suo compagno di team, Pierre Gasly, Yuki si è tenuto lontano dai guai in mezzo al gruppo ed ha iniziato una rimonta condita da un ritmo gara eccellente e da sorpassi firmati con il suo marchio di fabbrica già visto nelle categorie propedeutiche, la staccata al limite.

Nel primo stint, effettuato con gomme medie, il samurai della AlphaTauri ha girato con una costanza da veterano sul ritmo dell’1’37’’, per poi entrare ai box al giro 15 e tornare in pista con gomme hard.

Con la mescola più dura Yuki ha faticato nelle prime tornate per poi prendere confidenza con l’aderenza offerta dalle Pirelli bianche e stabilizzarsi sull’1’36’’.

Anche alla seconda sosta, effettuata al 33° passaggio, gli uomini del muretto della scuderia di Faenza hanno deciso di montare gomme hard e Tsunoda, complice il minor carico di carburante, ha girato costantemente sull’1’35’’ per poi ottenere come personal best il crono di 1’34’’761.

A questa costanza di tempi si deve aggiungere la sfilza di sorpassi incredibili che il giapponese ha regalato agli spettatori (e che la FOM colpevolmente ha perso in più occasioni ndr.).

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02, Fernando Alonso, Alpine A521

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT02, Fernando Alonso, Alpine A521

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Se nelle battute iniziali ha avuto vita facile nel regolare le ben meno performanti Williams di Latifi e Russell, decisamente più avvincenti sono state le lotte con piloti del calibro di Alonso, Vettel che nulla hanno potuto quando hanno visto una freccia blu e bianca sfrecciargli a lato alla frenata di curva 1.

Proprio nei confronti del due volte campione del mondo il giapponese ha speso parole di elogio che sanno anche di passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione.

“L’ultima volta che avevo visto Fernando era stata 12 o 13 anni fa, quando avevo 7 o 8 anni! Mio padre mi aveva portato a Suzuka ad assistere al Gran Premio, lui è un suo grande fan, ama il suo stile di guida e questo mi ha portato a seguire la sua carriera".

"In gara… beh, quando l’ho superato è stato un po' emozionante, ero vicino alla sua monoposto ma non vicinissimo, ma sapevo che era Fernando e mi potevo fidare, così ho ritardato la frenata. È stato un momento anche emotivo, un po' mi dispiaceva, così ho staccato all’interno tenendo e istintivamente ho tenuto il massimo spazio possibile tra la mia e la sua vettura. Ovviamente non eravamo a parità di macchina, e alla fine sono stato felice di averlo passato”.

“Nei giri che ho percorso alle sue spalle ho osservato il suo stile di guida, ho visto come impostava ogni curva in ingresso e uscita, e dopo averlo superato ho provato a copiare alcune cose che gli avevo visto fare poco prima e mi sono trovato meglio. Anche se guidiamo monoposto differenti credo che si presenteranno altre occasioni in cui potrò osservarlo da vicino, fermo restando che da parte mia spero di partire il più avanti possibile”.

Le fasi conclusive di gara hanno visto Tsunoda impegnato in due duelli intensi con Ocon e Stroll. Il francese ha tenuto testa a Yuki sfruttando anche le vie di fuga pur di tenere la posizione, ma poco dopo si è dovuto arrendere ancora una volta in curva 1 quando il giapponese ha schiacciato il pedale del freno all’ultimo momento per mettere il muso della sua AlphaTauri definitivamente davanti a quello della Alpine.

Il pilota della Aston Martin, invece, ha dovuto alzare bandiera bianca soltanto all’ultimo giro al termine di una lotta con il coltello tra i denti vinta dal giapponese sempre grazie alla sua incredibile capacità di staccare al limite senza bloccare le gomme anteriori.

Yuki ha così messo in scena tutto il proprio repertorio che ha stupito soltanto chi non ha seguito le sue gesta sin dalle categorie inferiori.

Tsunoda ha imparato in fretta, ha commesso qualche sbavatura che è propria di un rookie, ma ha sbalordito tutti per la capacità di mantenere sempre il sangue freddo anche in situazioni complicate. Adesso anche i big del paddock sanno che ad Imola dovranno tenere gli occhi puntati sul piccolo samurai.

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