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Intervista

Tost: "Verstappen è speciale, perderlo non è stato facile"

Intervista a tutto tondo con il team principal della Toro Rosso, che però per il prossimo anno punta forte sull'esperienza di Sainz e sul ritorno al motore Renault per rinforzare il legame con la Red Bull. Ma c'è anche tanto altro...

Franz Tost, Scuderia Toro Rosso Team Principal

Foto di: XPB Images

Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
(Da sx a dx): Franz Tost, Team Principal Scuderia Toro Rosso con Jean-Eric Vergne, Collaudatore e pilota sviluppatore Ferrari
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Max Verstappen Red Bull Racing
Max Verstappen Red Bull Racing RB12
Franz Tost, Scuderia Toro Rosso Team Principal
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso nella sfilata dei piloti
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Max Verstappen, Red Bull Racing
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Franz Tost, Scuderia Toro Rosso Team Principal

Franz Tost è un team principal che ha vissuto il Motorsport in quasi tutti i suoi aspetti. E’ stato un pilota, arrivando a gareggiare in Formula 3, categoria in cui ha anche gestito una squadra. Poi ha seguito Ralf Schumacher nella sua esperienza nella Formula Nippon giapponese, seguendo il pilota tedesco nel successivo sbarco in Formula 1. Il tutto arricchito da studi sulla Scienza dello Sport, da un esperienza in BMW, fino al definitivo sbarco, dieci anni fa, in Toro Rosso. Dal 2006 Tost è al timone di una squadra particolare, con obiettivi da raggiungere in termini di performance, ma sempre con piloti giovani, che sono poi l’elemento che distingue la Toro Rosso. Franz Tost è un punto fermo di questa struttura, ha imparato l’italiano, che parla molto bene ma schernendosi un po’ per paura di sbagliare. E’ un perfezionista, e non ricorre a giri di parole.

Iniziamo dagli obiettivi che si era posta la Toro Rosso ad inizio stagione.
“Purtroppo non siamo in linea con le aspettative, perché ad inizio campionato avevamo fissato come target il quinto posto nel mondiale costruttori. Ora siamo settimi, a pochi punti dalla McLaren, e lottiamo per la sesta posizione. Ad inizio di stagione tutto è andato abbastanza bene, abbiamo fatto molti punti. Poi abbiamo perso Max, ma sono arrivati alcuni errori, come a Montecarlo, che ci sono costati molti punti, ed altri fattori.”.

Intende lo sviluppo?
“Non dobbiamo dimenticare che la nostra power unit non è stata sviluppata durante la stagione. Ed in gare come Spa e Monza abbiamo pagato un po’ questo aspetto a causa della potenza non eccezionale. Ovviamente non per colpa della Ferrari, sapevamo che non ci sarebbe stato sviluppo, e il servizio che ci viene garantito è molto buono”.

A Singapore siete tornati protagonisti, come vede le prossime piste?
“Ci sono alcune gare dove mi aspetto di fare punti, come Sepang e Giappone. Avremo qualche problema in più in Messico e a San Paolo”.

Torniamo alla frase..“E poi abbiamo perso Max”. Quanto ha influenzato la vostra stagione la partenza del pilota olandese?
“Cambiare piloti a stagione in corso è sempre un problema per una squadra. Il pilota è un elemento di motivazione per tutti i componenti del team. I “racers”, sanno creare e motivare un gruppo intorno a loro. Max è un pilota speciale, e perdere uno come lui durante la stagione non è stato facile. Daniil Kvyat è un pilota molto talentuoso, ma all’inizio è stato difficile per lui passare da un team come Red Bull, che lotta per le primissime posizioni, ad una squadra di metà classifica. Ma al momento la situazione sta migliorando, e vedremo poi nelle prossime gare”.

Facciamo un passo indietro, a quando Marko le ha telefonato per comunicarle che Verstappen sarebbe stato titolare in Toro Rosso a diciassette anni. Cosa ha pensato?
“Buona scelta! Ho conosciuto Max nel karting, ed ho visto tutte le sue gare in Formula 3 nel 2014. Dopo la gara di Norisring ho telefonato a Marko, per dirgli che secondo me non era un rischio puntare su di lui. Questo ragazzo ha un controllo di macchina incredibile, non ha problemi con la velocità e capisce molto bene gli aspetti tecnici, incluse le gomme. Abbiamo così deciso di programmare l’esordio nelle prove FP1 ad iniziare da Suzuka, e dopo quel test in Giappone era chiaro che non sarebbe stato alcun rischio”.

Nessuno stupore legato alla giovane età?
“Max è una generazione completamente diversa. Mi piace identificare quattro generazioni di kartisti. La prima era quella di Alain Prost, ragazzi che correvano un po’ durante l’estate. Poi c’è stata quella successiva, di Michael Schumacher. Questi sono stati i primi piloti ad avere la possibilità di correre anche un po’ in inverno. Poi è arrivata quella di Vettel, Hamilton, Rosberg, ragazzi che hanno girato parecchio. Infine quella di Max, ovvero una generazione che ha vissuto nei kartodromi, saltando anche la scuola. Per questo motivo hanno molta, molta esperienza, Max ha avuto dieci, undici anni stagioni di gara prima del debutto in Formula 1, non è possibile confrontare questa generazione con quella di venti anni fa, quando per iniziare a girare in monoposto era necessario avere la patente di guida. Viviamo un tempo completamente diverso, quando in passato i piloti iniziavano a correre avevano un età in cui oggi sono già maturi. E’ una questione di regolamenti e di possibilità”.

Ma al di la di guidare una monoposto, la Formula 1 presenta anche altre difficoltà...
“I piloti oggi non hanno problemi a guidare una macchina, ma spesso ci sono difficoltà di ambientamento. Devono interfacciarsi con tanti ingegneri, hanno impegni di marketing, con i media, ed è un lavoro che costa tanta energia mentale. Per noi è importante tenere i piloti il più possibile liberi durante i weekend di gara, cerchiamo di spostare tutti gli altri impegni nelle giornate precedenti”.

La prossima stagione tornerete ad avere lo stesso motore della Red Bull. Sarà un vantaggio rispetto al 2016? Avrete una maggiore cooperazione?
“Si, ed è per questo motivo che abbiamo deciso di cambiare. Vogliamo lavorare il più possibile vicino a Red Bull. E’ una realtà molto forte, equivalente a Mercedes, e dobbiamo trovare la migliore sinergia tra le due squadre”.

Parliamo di Sainz. Dopo la conferma in Toro Rosso si sono sentiti nel paddock dei rumors su un possibile interessamento della Renault…
“Carlos ha un contratto con Red Bull, e non penso che Red Bull lo lascerà andare in un’altra squadra considerando gli investimenti che ha fatto per finanziare la sua carriera sin dai primi passi in monoposto. Oggi è un professionista di alto livello, e non vedo motivo per cui possa essere lasciato andare. Toro Rosso ha bisogno di Carlos, è veloce, ha talento, e nel 2017 abbiamo bisogno di un pilota del suo livello”.

Il 2017 sarà un anno duro per i roookie?
“Ci sarà un cambiamento notevole, gomme larghe, aerodinamica nuova, e per un team come Toro Rosso sarà importante avere almeno uno pilota con esperienza, anzi, l’ideale sarebbe due. Sarà importante disporre di un pilota d’esperienza come Sainz, poi vedremo se al suo fianco ci sarà Daniil Kvyat o Pierre Gasly, non vedo altre soluzioni”.

A proposito di Kvyat, come sta procedendo la sua stagione?
“Come sappiamo vincere o perdere in Formula 1 è una questione di testa. E’ importante che Daniil ritorni ad avere la tranquillità. Abbiamo visto cosa ha fatto nelle formule minori, e quello che ha fatto in Formula 1. Credo che possa puntare ancora a grandi traguardi. Ma anche la Toro Rosso deve dargli una macchina competitiva ed affidabile, perché da quando è tornato nella nostra squadra ha avuto problemi di affidabilità. Software, ammortizzatori, power unit, tanti problemi che gli sono costati molti punti. Spero davvero che possa avere un buon finale di stagione, che si sblocchi e torni ad essere sereno”.

Quando la Red Bull ha confermato i suoi attuali piloti fino al termine del Mondiale 2018 di fatto ha chiuso le porte a possibili promozioni degli junior di Toro Rosso. Almeno per un biennio. E’ una situazione cha comporterà qualche cambiamento per voi?
“Al momento posso confermare che tutto resta come prima. Nella filosofia Red Bull è importante avere a disposizione quattro piloti veloci, perché in Formula 1 non si sa mai che cosa potrebbe accadere. A volte anche un banale infortunio può essere causa di un assenza, e abbiamo sempre a disposizione uno o due piloti pronti a sostituire i titolari della Red Bull".

Ogni volta che arriva un giovane pilota dovete ricominciare tutto daccapo. E’ un lavoro affascinante o alla lunga stanca?
“E’ un lavoro molto interessante e sempre diverso. Ogni pilota ha il suo carattere, ed non si ripetono mai le stesse situazioni, ma dopo due anni sono sicuro di poter dire se un pilota farà carriera in Formula 1. E’ un lavoro interessante, passiamo molto tempo con dei giovani cercando di indicargli la strada. Anche il pilota deve capire cosa il team vuole da lui, ed è un passaggio fondamentale per capire la caratura del pilota”.

I top team hanno iniziato i test con i primi prototipi di pneumatici 2017. Per le squadre che, come nel vostro caso, non possono far parte di questo programma, sarà un handicap che pagherete nei confronti dei team di vertice?
“Certo. Ogni giro di pista che si percorre si apprende qualcosa, specialmente se parliamo di gomme. Ma è anche vero che senza budget non si possono varare questi programmi, quindi abbiamo rinunciato a questi test. I nostri ingegneri sono comunque presenti alle prove, e almeno un’idea ce la facciamo. Ma avere i dati è un’altra storia”.

Nel paddock si sentono spesso lamentele legate alla mancanza di test. Per un team di metà classifica è un bene o un male la scelta di aver cancellato quasi completamente le prove?
“Va bene così, mi sembra una buona soluzione. Proviamo prima dell’inizio del campionato, e sono test utili, ma durante la stagione non sono in favore di fare altri test. E’ molto costoso, e alla fine non si studia neanche un granché. Se gli ingegneri hanno la possibilità di fare test si pongono degli obiettivi, ma se non ci sono prove gli obiettivi restano gli stessi. Nei weekend di gara usiamo la giornata di venerdì per delle prove, e poi abbiamo le simulazioni. Ricordo il tempo in cui dopo i weekend di gara si restava in pista altri tre giorni per girare con due monoposto! Abbiamo speso cifre enormi…e a mio parere per nulla”.

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