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Toro Rosso: Marko ha scaricato Kvyat senza il minimo rispetto!

L'austriaco ha convocato il russo pochi minuti dopo la conquista degli ultimi punti per la Toro Rosso e lo ha invitato a lasciare la pista di Austin senza salutare il team perché non rientra più nei piani Red Bull. Era già tutto deciso...

Daniil Kvyat, Red Bull Racing e Pierre Gasly

Foto di: Sutton Motorsport Images

Dr Helmut Marko, Consulente Red Bull Motorsport
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso walks the track
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso, Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso, sul palco della F1
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12, Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-17
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12

A ventitré anni Daniil Kvyat dovrà ricostruirsi una carriera. Al termine del Gran Premio degli Stati Uniti il pilota russo è stato convocato da Helmut Marko, colui che mantiene fermamente le redini della gestione dei piloti Red Bull.

Pochissime le parole dell'austriaco, mentre Kvyat aveva ancora l’adrenalina del post-gara, per comunicargli che la sua avventura con la Formula 1 (almeno nei colori Red Bull/Toro Rosso) era finita lì.

Ufficialmente fino al termine della stagione, ma è semplice ipotizzare che possa essere un addio a tempo indeterminato. Il tutto pochi minuti dopo che Daniil era sceso dalla monoposto visibilmente soddisfatto per aver ritrovato meritatamente la zona punti.

Kvyat non ha potuto nemmeno salutare i componenti della Toro rosso, con cui ha esordito in Formula 1 nel 2014, squadra in cui poi è tornato dopo le prime cinque gare del 2016 all’indomani della clamorosa retrocessione dalla Red Bull per far spazio a Max Verstappen.

La conferma per la stagione 2017 è sembrata un modo per scusarsi per la brutale decisione dell’anno precedente, ma era una salvagente sgonfio. Ci sono però un paio di aspetti che meritano di essere sottolineati in questa vicenda.

Kvyat è stato convocato negli Stati Uniti per occupare il sedile lasciato libero da Carlos Sainz, il che poteva far pensare ad un suo ritorno in Toro Rosso dopo lo stop dello scorso settembre.

Invece era già tutto deciso: Daniil in realtà ha tappato il buco lasciato da Gasly per un weekend (il francese era in Giappone per l’ultima prova della serie Super Formula), mentre Brendon Hartley era il vero sostituto di Sainz.

Può anche starci, ma non aver messo al corrente Kvyat che in ogni caso sarebbe stata la sua ultima corsa in Toro Rosso denota una mancanza di rispetto. Quando la Red Bull finanzia la carriera di un giovane pilota acquista ovviamente anche il suo cartellino sportivo, per un certo numero di anni.

E fin qui tutto bene, ci mancherebbe, visti gli ingenti investimenti. Ma un pilota resta comunque un professionista, che merita considerazione, e nei confronti di Kvyat la Red Bull non ne ha avuto tanta.

Un'ultima valutazione è sul rendimento del pilota russo. Dopo un 2015 in Red Bull che lo ha visto concludere il Mondiale davanti a Daniel Ricciardo, è stato sacrificato per Verstappen, e dati alla mano ha avuto ragione Marko.

Ma il modo in cui Daniil è stato gestito all’indomani di quella vicenda ha lasciato qualche dubbio. C’era da ricostruire un pilota, a cui la velocità non manca, ma la sensazione è che da quel momento Kvyat non sia più stato d’interesse per i vertici della Red Bull.

L’impressione è che abbia lasciato il paddock un pilota che avrebbe meritato di restare, ma questo è il lato oscuro di una gestione dei piloti aggressiva. Ci sono gli applausi, come nella determinazione che ha portato al vertice Verstappen, ma ci sono anche storie dai risvolti umani molto meno gratificanti.

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