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Toro Rosso: Hartley non è la scommessa per un solo GP

Helmut Marko ha deciso di ripescare il pilota Porsche che era stato trombato nel 2010 fra i piloti junior Red Bull: il neozelandese potrebbe avere una chance di finire la stagione a fianco di Gasly e può sperare anche per il 2018. Ai danni di Kvyat...

Brendon Hartley, Timo Bernhard, Earl Bamber, Porsche Team

Brendon Hartley, Timo Bernhard, Earl Bamber, Porsche Team

Porsche AG

Dr Helmut Marko, Consulente Red Bull Motorsport
Brendon Hartley, Porsche Team
Brendon Hartley, Epsilon Red Bull Team
Brendon Hartley, Tequila Patrón ESM Nissan
Brendon Hartley, Toro Rosso STR04
Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR12
Sébastien Buemi, Toro Rosso, Brendon Hartley, Red Bull Racing third driver
Franz Tost, Team Principal, Scuderia Toro Rosso, Brendon Hartley, Red Bull Racing third driver
Scuderia Toro Rosso STR12 bodywork
Scuderia Toro Rosso STR12 in garage sotto il telo
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
I vincitori Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley, Porsche Team

Ufficialmente la Toro Rosso ha confermato la presenza di Brendon Hartley al volante della STR12 per il weekend di Austin, una toccata e fuga per entrare nell’albo d’oro dei piloti che hanno partecipato ad un Gran Premio.

Queste sono le informazioni ufficiali, ma ci sono diverse indiscrezioni che confermano un quadro molto diverso. Il ventisettenne neozelandese sarebbe entrato nel radar della Toro Rosso (via-Helmut Marko) già da diversi mesi, ovvero da quando è stato chiaro che Carlos Sainz avrebbe lasciato il team italiano per passare alla Renault.

La Red Bull non ha più giovani pronti per la Formula 1 nel suo vivaio, e la prima idea di Marko e Franz Tost è stata quella di chiamare Josef Newgarden, neo campione Indycar. Ma lo statunitense ha un contratto con la Penske nel campionato americano che è tutt’altro che facile da sciogliere, e così si è arrivati al ritorno di fiamma, ovvero Hartley.

Un ex pilota del vivaio Red Bull, una vecchia conoscenza. Ma l'operazione di recupero nasce solo per un GP? Forse no, visto che c’è chi parla di una permanenza in Formula 1 ben più corposa di un singolo weekend, indicando la possibilità di rimanere in squadra anche nelle restanti tre prove del Mondiale in corso, nonché nella stagione 2018.

Austin sarà un crocevia importante per il pilota Porsche. Anche se si tratta di un esordio a chilometri-zero (tutt’altro che semplice) Helmut Marko non fa mai sconti, e riuscire a lanciare una prima positiva impressione, sarà fondamentale.

Per questo motivo il venerdì mattina sarà Kvyat a cedere la sua monoposto nella sessione FP1 a Sean Gelael, lasciando al nuovo compagno di squadra la possibilità di poter sfruttare ogni minuto di pista a disposizione e a Marko quella di capire se Hartley merita o meno una chance nel più lungo periodo.

Brendon fu "segato" dal programma Red Bull junior nel 2010, a causa della suo rendimento non equivalente a quello di Daniel Ricciardo. Fuori Hartley, dentro Jean-Eric Vergne, in pieno stile Marko.

Il manager austriaco ha sempre agito senza esitazioni, contando fondamentalmente su due fattori: la disponibilità economica garantita da Red Bull per il programma junior (che gli ha consentito di poter arruolare decine di candidati), e la difficoltà dei bocciati nel potersi prendere una rivincita in altri lidi.

Hartley è stato uno dei pochissimi piloti ex-Red Bull a non soccombere allo status di silurato, confermando con la Porsche di essere un professionista di valore assoluto e che probabilmente la decisione di Marko è stata errata.

Ora il manager austriaco è tornato sui suoi passi, ed è difficile credere che il programma Hartley-Formula 1 possa essere davvero un ‘touch-and-go’ limitato alla sola gara statunitense.

La Toro Rosso ha molto bisogno di punti nel Mondiale Costruttori, e in quest’ottica sarebbe stato più idoneo l’arruolamento di Sebastian Buemi, che una Formula 1 l’ha guidata decisamente più a lungo ed in tempi più recenti.

Si è parlato di una scelta che sarebbe stata poco gradita alla Honda, futuro partner tecnico della Toro Rosso, (essendo Buemi da anni un uomo Toyota nel campionato WEC) ma è difficile credere che Red Bull possa farsi condizionare da un partner che diventerà operativo solo dal prossimo 1 gennaio.

Sarà interessante osservare cosa accadrà alla vigilia del Gran Premio del Messico, dove Pierre Gasly raggiungerà la squadra per tornare al volante della sua monoposto dopo la finale della serie Super Formula in programma il prossimo weekend a Suzuka.

Stando alle informazioni ufficiali, la coppia di piloti che sarà in Messico dovrebbe essere Gasly-Kvyat, ma il russo potrebbe rischiare ancora una volta, e sarebbe quella definitiva. L’impressione è che Kvyat sia stato ripescato solo per sopperire alla doppia assenza Sainz-Gasly, ma che il suo futuro non sia così roseo. Anche in questo caso, la corsa di Austin potrebbe servire a cambiare qualcosa, ma più che una gran gara serve un’impresa.

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