Tomàs, il baby tifoso di Kimi: dal pianto del ritiro alla gioia nel box Ferrari
Il box del Cavallino ha chiesto alla FOM di inquadrare il bambino che stava piangendo in tribuna per il ritiro di Raikkkonen per invitarlo nell'hospitality della Rossa, dove il piccolo francese di 4 anni ha trovato Kimi ad attenderlo. Bella storia...
Foto di: Ferrari
Quando Kimi Raikkonen ha accostato la sua Ferrari a bordo pista poche curve dopo il via, il gesto di maggiore disperazione non è arrivato dal muretto del Cavallino, e neanche dal box Rosso. Le telecamere hanno inquadrato un bambino presente su una tribuna del Circuito di Montmelò scoppiato in un pianto a dirotto.
Nessuna chance di consolazione per la mamma presente al suo fianco, come ha testimoniato una seconda inquadratura: Tomàs, questo il nome del piccolo francese di quattro anni, era davvero disperato. Era venuto ad assistere al Gran Premio per tifare il suo idolo Raikkonen, e non ha avuto la gioia di vedere transitare sul traguardo neanche per un giro la Ferrari numero 7.
La scena non è passata inosservata al box ferrarista, e i responsabili dei canali social del Cavallino hanno chiesto alla Formula One Management (che gestisce le riprese televisive) se fossero in grado di identificare la tribuna dove si trovava il piccolo tifoso.
Missione compiuta, e la stessa FOM ha inviato un'auto per prendere bimbo e mamma che sono stati portati nel paddock. Lo stesso Raikkonen, che ha visto la scena in televisione in un replay, ha atteso che arrivasse il suo tifoso ‘junior’ prima di lasciare il circuito, e lo ha accolto nell’hospitality Ferrari dove il piccolo Tomàs ha avverato il suo sogno: incontrare Kimi, con tanto di foto ricordo e cappellino firmato. “Ma non ho capito nulla di cosa mi ha detto” ha poi raccontato Tomas mentre un meccanico Ferrari lo ha portato sotto il podio prendendolo sulle spalle.
Chissà se avrà dormito stanotte, e chissà cosa racconterà ai suoi compagni d’asilo al ritorno in Francia. Una piccola storia, che ha fatto breccia nel cuore degli appassionati e che indubbiamente è servita molto all’immagine di una Formula 1 rimasta per troppo tempo chiusa in se stessa...
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