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Sprint Race: una scelta blasfema e contraria al DNA della F1

L'idea di voler sperimentare la Sprint Race in questa stagione di Formula 1 ha diviso gli appassionati. La ricerca della novità a tutti i costi, però, non può snaturare il vero DNA della categoria.

Yuki Tsunoda, AlphaTauri AT01

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

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Tentar non nuoce. Sembra essere questo il motto che sta seguendo la Formula 1 nell’ultimo periodo. Sperimentare soluzioni innovative, o artefatte, per creare quello show che, secondo i vertici della categoria, manca in pista.

Quando alla fine del 2020 Stefano Domenicali è stato annunciato come nuovo CEO di Liberty Media, tutti gli appassionati veraci della Formula 1 hanno accolto questa nomina con grande soddisfazione. Un uomo con un solido background di corse e di prodotto finalmente al vertice della categoria.

L’entusiasmo, però, è durato poco. In occasione di una videointervista con la stampa avvenuta ad inizio febbraio, Domenicali ha spiazzato tutti annunciando la volontà di provare una sprint race al sabato.

“È importante pensare a nuove idee per essere più accattivanti, ma non dobbiamo perdere l’aspetto tradizionale delle corse. Stiamo valutando la possibilità di avere una gara sprint nella giornata di sabato, ed è qualcosa che potrebbe anche essere provato nel corso di questa stagione”.

L’annuncio è arrivato come un pugno in pieno volto e le opinioni degli appassionati e degli addetti ai lavori si sono subito divise. Da un lato c’era chi ha accolto questa proposta con grande entusiasmo, mentre dall’altro, quello degli appassionati veraci, questa idea è stata considerata blasfema.

Perché snaturare la F1?

Il concetto di Sprint Race non appartiene alla Formula 1. Nei suoi 70 anni di vita la categoria regina del motorsport è riuscita a scrivere pagine di storia indelebili basandosi esclusivamente sulla sola gara esistente, quella sacra della domenica.

Nel giustificare questa volontà Domenicali ha approfondito quello che al momento sembra essere il problema principale in F1, la mancanza di una valida alternativa a Hamilton ed alla Mercedes.

“L’ottanta per cento delle gare del 2020 credo che siano state spettacolari, ma c’è un aspetto penalizzante: vince praticamente sempre la stessa squadra e molto spesso lo stesso pilota. Con questa premessa puoi anche mettere in programma cinque gare a weekend, la musica è la stessa. Se chi arriva in autodromo o si siede davanti alla televisione sa che possono potenzialmente vincere cinque o sei piloti, non servono più gare, ne basta una, come è sempre stato”.

Stefano Domenicali, Presidente Esecutivo FOM. Il nuovo boss della F1 ha proposto l'introduzione della Sprint Race nel 2021

Stefano Domenicali, Presidente Esecutivo FOM. Il nuovo boss della F1 ha proposto l'introduzione della Sprint Race nel 2021

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Piuttosto che puntare il dito contro le scuderie rivali, ree di non essere in grado di fornire ai loro piloti delle monoposto in grado di lottare per il titolo, si preferisce snaturare il concetto stesso di Formula 1 per accontentare chi siede davanti la TV.

Basterebbe riavvolgere il nastro dei ricordi e tornare indietro al 2017 ed al 2018 per capire come il problema della Formula 1 non sia il format di gara.

In quelle due stagioni, infatti, Hamilton e la Mercedes hanno trovato in Sebastian Vettel e nella Ferrari degli avversari di livello, almeno fin quando gli errori del pilota ed una carenza di sviluppi azzeccati non hanno messo fine alla rincorsa iridata del Cavallino.

Oppure ancora basterebbe tornare con la memoria alle entusiasmanti stagioni 2007 e 2008 quando Ferrari e McLaren si giocarono il titolo sino all’ultimo appuntamento del Brasile, per non parlare poi del 2010 e del 2012 quando Alonso ha soltanto accarezzato il sogno di diventare iridato per la terza volta.

In quelle stagioni il pubblico in pista ed in casa si era forse lamentato della mancanza di spettacolo? Ha forse chiesto a gran voce l’introduzione di una Sprint Race per rendere più emozionanti le gare?

Un valore aggiunto nullo

Un altro parere autorevole che spinge a favore dell’introduzione della Sprint Race in Formula 1 è quello di Pat Symonds.

L’ingegnere inglese, nome noto nella massima categoria per i successi raccolti nella sua avventura pluriennale, ha sottolineato come: “ogni sport abbia bisogno di adattarsi per sopravvivere. Un pubblico moderno può richiedere stimoli diversi rispetto al pubblico del passato”.

Premesso che la linea di pensiero degli inglesi è totalmente discordante con quella dei puristi tricolore, saldamente contrari alla introduzione della Sprint Race, la domanda che ci si pone è: davvero si vuole cercare di attirare nuovi fan con una scelta che andrebbe contro lo spirito della Formula 1?

Quale sarebbe il valore aggiunto che una Sprint Race andrebbe ad offrire al pubblico in pista ed a casa? E’ questo il quesito che si dovrebbero porre i vertici della categoria prima di gettarsi in una avventura che rischierebbe seriamente di avere un ritorno controproducente.

Si vuole realmente introdurre un elemento di imprevedibilità che andrebbe a punire chi con merito ha lavorato per guadagnare la sua posizione di vertice? Per quello esistono già i videogiochi.

Lo sbaglio di imitare la Formula 2

Altro errore che non devono compiere i vertici della Formula 1 è quello di imitare la F2. La categoria propedeutica è senza dubbio più incerta della sorella maggiore, con numerosi piloti in grado di poter conquistare il titolo senza che vi sia mai un netto favorito alla vigilia.

La Formula 2, però, nasce come monomarca, mentre la Formula 1 ha insita nel proprio DNA la differenziazione delle monoposto, la ricerca estrema, il colpo di genio che può garantire decimi preziosi di vantaggio.

La strada seguita negli ultimi anni dalla Formula 1, però, sembra aver preso una piega diversa. La standardizzazione delle componenti per contenere i costi mal si sposa con lo spirito di innovazione proprio della categoria.

Nikita Mazepin, Hitech Grand Prix e Jehan Daruvala, Carlin. La F2 deve avere un format diverso dalla F1

Nikita Mazepin, Hitech Grand Prix e Jehan Daruvala, Carlin. La F2 deve avere un format diverso dalla F1

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Si vuole forse cercare di pareggiare il livello di competitività tra i concorrenti andando ad uniformare le monoposto utilizzando la scusa dei costi?

La Formula 2 ha bisogno della Sprint Race proprio per la sua natura di categoria propedeutica, ossia deve essere una scuola formativa per i piloti del futuro.

I protagonisti della categoria hanno la necessità di stare in pista quanto più tempo possibile per comprendere appieno il comportamento della monoposto, e con un solo turno di prove libere a disposizione in ogni weekend si capisce perché la gara sprint della domenica mattina sia una vera e propria necessità per la serie (oltre che per giustificare gli enormi budget richiesti).

La Formula 1, invece, può contare su tre turni di prove libere durante i quali un pilota può provare differenti assetti, effettuare una simulazione di gara piuttosto che di qualifica, studiare gli avversari.

Forse, quindi, è il caso che i format delle due categorie rimangano distanti e che alla Formula 1 resti il ruolo di disciplina regina del motorsport.

Gli insegnamenti del 2020

Per concludere questa analisi, non si può poi non citare quanto ammirato nella scorsa stagione. Il calendario rivisto a causa della pandemia ha costretto gli organizzatori a rispolverare tracciati storici, come Imola o il Nurburgring, e scoprire circuiti mai calcati prima, come il Mugello e Portimao.

Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11. Su un tracciato inedito come Portimao la F1 ha scoperto daccapo la sua vera anima

Lewis Hamilton, Mercedes F1 W11. Su un tracciato inedito come Portimao la F1 ha scoperto daccapo la sua vera anima

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Nonostante il dominio incontrastato della Mercedes e di Hamilton in questi quattro appuntamenti c’è stato forse qualcuno che ha considerato queste gare noiose o scontate? O forse gli appassionati hanno chiesto a gran voce il ritorno su questi tracciati anche per gli anni successivi mettendo invece da parte piste asettiche e monotone come Sochi ed Abu Dhabi?

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