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Intervista

Smedley racconta Massa: "La fine dell'idillio Ferrari a Hockenheim 2010"

Rob Smedley racconta a Motorsport.com il suo lungo rapporto professionale (e di amicizia) con Felipe Massa. Il tecnico della Williams in questa puntata ci svela il primo incontro alla Jordan prima della lunga esperienza a Maranello...

Felipe Massa e Rob Smedly

Foto di: XPB Images

(Da sinistra a destra): Felipe Massa, Williams, con Rob Smedley, responsabile performance veicoli Wi
Il vincitore della gara Felipe Massa
Il vincitore della gara Felipe Massa
Pitstop, Felipe Massa, Scuderia Ferrari
Felipe Massa and Lewis Hamilton
Felipe Massa, Ferrari
Felipe Massa, Ferrari F138
Mark Webber e Felipe Massa ricevono dei modellini di auto
Felipe Massa, Scuderia Ferrari davanti a Fernando Alonso, Scuderia Ferrari
Felipe Massa, Scuderia Ferrari davanti a Fernando Alonso, Scuderia Ferrari
Felipe Massa e Rob Smedly
Felipe Massa e Rob Smedly

Rob Smedley, attualmente responsabile del gruppo di performance in Williams, è stato un collaboratore ma anche un amico stretto di Felipe Massa. Ha condiviso con lui una lunga parte della carriera in Formula 1, dai primi passi fino all’addio di due settimane fa ad Abu Dhabi.

E chiacchierando con Motorsport.com, ha ripercorso alcuni passaggi della sua carriera, indicando con una data precisa (il 25 luglio 2010) la fine dell’idillio tra Massa e la Ferrari. Era la domenica del Gran Premio di Germania in cui fu chiesto al brasiliano di lasciare strada ad Alonso, e da allora le cose non furono più le stesse. Scopriamo con Rob come Felipe ha vissuto il periodo ferrarista...

Il primo incontro? Alla Jordan nel 2002!

"La prima volta che ho incontrato Felipe fu alla fine del 2002, quando venne nella sede della Jordan per provare la posizione di guida della monoposto. Avevo parlato molto di lui con Eddie Jordan, si era incuriosito e lo aveva invitato nella sede del team a Silverstone. Mi chiese di seguire le fasi per realizzare il sedile di guida, e colsi subito che Felipe era una bella persona, con una personalità contagiosa".

"Vidi un ragazzo felice, che si godeva il momento, era novembre o dicembre 2002. Arrivai in Ferrari alla fine del 2003, ed iniziai ad essere operativo nel 2004, quando Felipe era in Sauber, dopo aver concluso la sua esperienza da tester al Cavallino Continuò a fare delle prove con la Ferrari, ed iniziai a collaborare con lui, ero il suo ingegnere di pista".

"Era ancora un po’ immaturo nell’approccio, ma la velocità non gli mancava di certo. Aveva solo bisogno di essere un po’ indirizzato, e alla fine ci siamo ritrovati con lui nella veste di pilota titolare al via del Mondiale 2006 ed io nel ruolo di suo ingegnere di pista".

I progressi attraverso gli obiettivi

"Se penso al Felipe che ha esordito in Sauber nel 2002 ed al pilota del Mondiale 2007 posso dire che la crescita è stata enorme. Il talento naturale c’è sempre stato, ma ha utilizzato al meglio le opportunità di progredire che ha avuto".

"In Ferrari gli avevamo dato un programma molto strutturato al fine di dedicare gli sforzi nei settori in cui aveva ancora bisogno di lavorare, con tanti piccoli obiettivi da raggiungere".

"Penso che nella sua mente la prima volta che è arrivato in Ferrari il suo obiettivo fosse quello di battere un sette volte campione del mondo come Michael Schumacher e diventare egli stesso campione entro la fine dell’anno".

"Era un traguardo impossibile, quindi abbiamo detto: “Okay, mettiamo degli obiettivi più raggiungibili”, e con quel sistema è cresciuto molto. Alla fine avrebbe potuto essere due volte Campione del Mondo, sia nel 2007 che nel 2008".

Importante il rapporto con Schumacher

"Michael è stato una figura importante per Felipe, parliamo di un sette volte campione del Mondo, così intelligente da capire come gestire le persone. Penso che sia stato uno dei suoi punti di punti di forza, capiva cosa la gente avrebbe potuto fare per lui, e non del tutto in modo egoistico, perché era un buon giocatore di squadra".

"Michael voleva vincere, voleva essere campione del mondo, questo era chiaro. Ma ha anche capito che era importante circondarsi di quante più persone fidate possibili. E con Felipe sapeva di essere a posto, e lo dimostrò sul campo nella stagione 2006, quando aiutò Michael nel suo testa a testa con Alonso. E Michael quando ha potuto è stato riconoscente, aiutando la sua carriera".

Hockenheim 2010: si è rotta la fiducia

"Penso che da quel momento per Felipe sia stato tutto un po’ più difficile, perché è stata una specie di svolta nell’attenzione che il team ha riposto in lui. Non sto giudicando l'attenzione della squadra su Alonso, se è stata corretta o meno, non voglio commentare questo aspetto".

"Penso che Fernando sia un grande pilota, è un’opinione che ho espresso tante volte. Ma credo che dopo quell’episodio per Felipe le cose non sono state più come in precedenza, e non è stato facile come prima andare avanti".

1/continua

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