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Intervista

Resta esclusivo: "La Sauber farà un salto di qualità importante nel 2019"

L'ex ferrarista, dopo 18 anni vissuti a Maranello scalando tutti i ruoli fino a quello di chief designer, spiega cosa lo ha spinto ad andare alla Sauber per diventare direttore tecnico: "A Hinwil ho trovato un ambiente entusiasta: ho visto una bella opportunità per crescere".

Simone Resta, Sauber

Simone Resta, Sauber

Franco Nugnes

Ruth Buscombe, ingegnere della strategia, Sauber e Simone Resta, Direttore tecnico, Sauber, in griglia di partenza
Charles Leclerc, Sauber C37
Aldo Costa, Mercedes AMG F1 e Simone Resta, Alfa Romeo Sauber F1 Team Designer
Marcus Ericsson, Sauber C37, in griglia di partenza
Charles Leclerc, Sauber e Simone Resta, Direttore tecnico Sauber
Simone Resta, Ferrari Chief Designer
Sauber F1 pit crew
Frederic Vasseur, Team Principal, Sauber, nella conferenza stampa
Charles Leclerc, Sauber C37
Sauber nose
Sauber steering wheel
La Sauber festeggia con Marcus Ericsson, Sauber e Charles Leclerc, Sauber
Marcus Ericsson, Sauber C37
Sauber F1 steering wheel
L'incidente di Marcus Ericsson, Sauber C37
L'incidente di Marcus Ericsson, Sauber C37
Simone Resta, Technical Director, Sauber, in the Press Conference
Damaged halo on the crashed car of race retiree Charles Leclerc, Sauber C37
Charles Leclerc, Sauber C37, Fernando Alonso, McLaren MCL33 collide at the start of the race
Charles Leclerc, Sauber C37
Marcus Ericsson, Sauber
Muretto box Sauber
Scintille dalla monoposto di Marcus Ericsson, Sauber C37
Marcus Ericsson, Sauber C37
Marcus Ericsson, Sauber C37
Marcus Ericsson, Sauber C37
Charles Leclerc, Sauber C37
Xevi Pujolar, Sauber F1 Team Head of Track Engineering and Simone Resta, Sauber F1 Team Designer
Ben Agathangelou, Head of Aerodynamics, Haas F1, Mattia Binotto, Chief Technical Officer, Ferrari, Aldo Costa, Engineering Director, Mercedes AMG, and Simone Resta, Technical Director, Sauber, in the Team Principals' Press Conference
Charles Leclerc, Sauber C37
Charles Leclerc, Sauber C37, con la vernice aerodinamica
Charles Leclerc, Sauber
Pierre Gasly, Toro Rosso STR13,  Charles Leclerc, Alfa Romeo Sauber C37
Charles Leclerc, Alfa Romeo Sauber C37

Ha lasciato il “mito” per iniziare un nuovo percorso professionale. È uscito dal Reparto Corse della Ferrari dove era arrivato 18 anni prima dalla Minardi. Simone Resta dentro alla Gestione Sportiva ha fatto tutta la trafila fino a meritarsi il ruolo di chief designer.

Dopo aver contribuito alla nascita della SF71H, ha deciso che era arrivato il momento di cambiare aria per crescere. Non ha reciso il cordone ombelicale con il Cavallino perché Fredric Vasseur, team principal Sauber, lo ha fortemente voluto a Hinwil, mentre Sergio Marchionne, ancora padre-padrone Ferrari, auspicava che un altro ganglio importante dello staff tecnico non prendesse l’uscio per andare alla concorrenza.

E così l’ingegnere 48enne di Imola a luglio è andato a giocare la sua partita in Svizzera, a due passi dal lago di Zurigo, dove l’Alfa Romeo ha deciso di investire per riportare il marchio del Biscione in F1. Come in una porta girevole è uscito da Maranello per entrare a Hinwil senza periodo di gardening, giusto in tempo per mettere lo sguardo sulla C38, la monoposto svizzera del prossimo anno.

È un anti-personaggio che a Maranello è sempre rimasto nell’ombra senza cercare la notorietà…

“Sono umile e riservato. Sono nato a Imola e ho respirato questo profumo fin da bambino. Quando c’erano le gare sentivo il suono dei V12 da casa: era una musica che si poteva ascoltare anche a 20 km di distanza se si era a favore di vento. Ho cominciato a scoprire questo mondo andando in mezzo al pubblico della Rivazza, anche quando pioveva. Insomma ero dall’altra parte della barricata. Amo questo mondo non tanto per le luci dei riflettori, quanto per quello che la F1 trasmette: l’odore degli scarichi, quello delle gomme, per le soluzioni tecniche. Sono sempre stato più concentrato su certi aspetti che su altri”.

Essere umili non vuol dire rinunciare all’ambizione: Mattia Binotto è un punto fermo della Gestione Sportiva. Inamovibile. Per crescere Simone ha dovuto prendere la valigia in mano e uscire dal recinto di casa per la prima volta. Approdando alla Sauber dove il legame con il Cavallino resta strettissimo…

Ora Resta è direttore tecnico proprio come Binotto, Allison e Newey. Adrian è soprannominato il “genio” e guadagna quanto un pilota. Che effetto fa entrare in questo ambito ristretto? È possibile che un uomo solo abbia la visione di un’intera monoposto moderna?
“Non lo conosco e non voglio esprimere giudizi. Adrian è una persona che ha raggiunto grandi risultati nella sua carriera con competenze importanti che non sono in grado di giudicare. Per quella che è la mia filosofia, la F1 è il frutto di un lavoro di gruppo: il mio ruolo è quello di sfruttare al meglio le competenze di tutti quelli che sono in Sauber. Ognuno di noi ha dei pregi e dei difetti: dobbiamo massimizzare i primi per ottenere il meglio dal gruppo. Questo è sempre stato il mio approccio al lavoro”.

Alla Sauber costruisci un’organizzazione orizzontale come c’era in Ferrari?
“Credo che l’organizzazione dipenda dalle persone che si trovano e, quindi, non è detto che si debba avere un sistema orizzontale per creare un gruppo, ma credo fermamente nel lavoro di squadra”.

Nel 2019 non vedremo una “Ferrarina” in salsa Sauber come è la Haas oggi: manterrete un’autonomia di progetto…
“La Ferrari per noi è il partner principale, è importantissimo come fornitore della power unit. Detto questo siamo un team indipendente con la nostra identità e puntiamo sulla nostra vettura anche se avremo il retrotreno della Rossa: power unit, cambio e sospensione posteriore. Avremo quello che il regolamento ci consente”.

“Ho trovato una squadra con asset importanti e con una certa organizzazione. Ed è quello che mi aspettavo. Ha sviluppato una galleria del vento importante che è sempre stata aggiornata e ha delle buone strutture di produzione. Oltre a questo si aggiunge l’organizzazione tipica della precisione svizzera che offre grandi potenzialità di crescita”.

Cosa ti ha spinto a lasciare il ruolo di chief designer Ferrari per diventare direttore tecnico Sauber?
“E’ una bella opportunità di crescita professionale, passando da un ruolo strettamente tecnico a uno più manageriale, acquisendo così competenze e conoscenze diverse”.

Ma in Ferrari era chiuso visto che Mattia Binotto in quel ruolo ed è giovane? Si dice che tu non avessi un ottimo rapporto con l’ex presidente Sergio Marchionne…
“Ho un ottimo ricordo degli anni passati, sono stati 18 anni fantastici quelli passati a Maranello, ma adesso sono concentrato sul futuro e quello che posso fare in questa nuova avventura”.

È vero che ti ha cercato Vasseur?
“Di questo ne parliamo una prossima volta… (e ride)”.

Stai seguendo lo sviluppo della C37 (ci sono pezzi nuovi ad ogni GP), ma l’attenzione maggiore è dedicata alla monoposto 2019: sarà una macchina con una maggiore impronta “ferrarista” o manterrà un filo conduttore di ciò che è stato fatto fino a ora?
“Non per contraddirti, ma nessuno dei due filoni: l’Alfa Romeo Sauber è un team orgoglioso di essere indipendente che punta sui suoi asset per crescere, ma dobbiamo crescere in discontinuità, per scalare delle posizioni. Non possiamo lavorare quindi in continuità con il passato, ma dobbiamo cambiare per crescere. Sia come metodi di lavoro, sia per soluzioni tecniche che come personale. Io mi occupo di cercare di far sì che tutto questo succeda…”.

A Hinwil, quindi, è in corso una sorta di rivoluzione silenziosa? Si dice che sarete un centinaio in più di organico…
“La campagna di reclutamento è in corso e contiamo di crescere ancora anche l’anno prossimo. Forse la parola rivoluzione può sembrare un po’ grossa, ma stiamo cercando di intervenire su ogni aspetto per crescere. Non solo io, ma molte persone della Sauber avranno delle belle possibilità da cogliere…”.

Cosa stai portando alla Sauber della tua esperienza Ferrari?
“Forse più che un bagaglio Ferrari conto di portare un bagaglio di Simone Resta che sogna e mastica di F1 dal 1996 in modo sporadico e poi dal 1998 full time prima in Minardi e poi in Ferrari. Ho svolto tanti ruoli diversi e spero, quindi, di aver acquisito un mio bagaglio di esperienza e di know how che spero di mettere a disposizione della Sauber per farla crescere. Questo è il mio obiettivo”.

Si stanno cambiando le regole aerodinamiche e si dice che l’ala posteriore potrebbe essere sollevata di 50 mm per favorire la visibilità posteriore con gli specchietti. È una modifica che rischia di rivoluzionare i concetti sui quali avete già lavorato?
“No, non penso che sia una soluzione che possa avere un impatto drammatico sul lavoro svolto. Si tratta di un affinamento che la Federazione Internazionale ci ha chiesto per migliorare la visibilità. È una modifica che arriva dopo una collaborazione con i team per cui va nella direzione corretta per la sicurezza”.

“Penso che ci siano modifiche più importanti sulla macchina come quella dell’ala anteriore e della presa d’aria. Lì ci sono delle belle opportunità da cogliere per i team. Ci vorrà un reset in quell’area, per cui chi avrà delle idee da sviluppare proverà a metterle in atto”.

Con l’ala 2019 scomparirà il vortice Y250: le monoposto degli ultimi anni non sono investite da flussi, ma da vortici che lavorano uno in sinergia con quell’altro…
“In diverse zone della macchina non ci saranno cambiamenti importanti di regolamento e, quindi, ci si concentrerà sulla parte anteriore. Il gruppo di lavoro FOM che ha definito le regole 2019 ha collaborato con la FIA: l’idea ispiratrice è stata quella di modificare la scia anteriore per avere un minore impatto sul livello di carico quando una vettura ne segue un’altra”.

“Oggi chi sta davanti in aria pulita ha un vantaggio importante per cui chi è dietro fa fatica a tentare il sorpasso per la perdita di carico dovuta alla scia delle ruote anteriori sia in altezza che in larghezza. Se nella zona posteriore non mi aspetto un grande impatto, nella zona anteriore ci sarà una bella differenza”.

E riguardo alla presa cosa cambierà?
“Saranno molto semplificate, non ci saranno alette e ci sono dei vincoli sulla posizione dell’airscope per cui ci sarà una perdita di efficienza aerodinamica e, quindi, ci sarà molto da lavorare”.

All’inizio ci sarà una perdita di prestazioni rispetto alle monoposto di quest’anno?
“Sì, sicuramente. Abbiamo sei mesi di fuoco per dare il nostro meglio”.

Cambieranno anche le forme delle F1?
“L’ala della Williams che si è vista nei test dell’Hungaroring era l’espressione del nuovo regolamento che impone delle semplificazioni alla vettura. Ora tutti cercheremo di minimizzare le differenze un po’ alla volta, ma il regolamento lascia delle opportunità per vedere una vettura diversa dall’altra”.

Condividi questo nuovo regolamento aerodinamico?
“E’ difficile giudicare, penso che ci sia stata la volontà di migliorare lo spettacolo. Si tratta di un problema importante di questa F1, perché oggi la perdita di downforce in scia è importante e capisco gli obiettivi, capisco la voglia di migliorare lo show che ha spinto Nicolas (Tombazis) a cercare di anticipare al 2019 delle scelte che erano state vagliate per il 2021. Faccio fatica a giudicare le scelte tecniche perché sono legate a un grosso lavoro sui dettagli”.

A Spa Alonso con la McLaren è decollato sull’Halo di Leclerc: avete fatto dei controlli?
“L’Halo era stato sostituito per effettuare dei controlli dimensionali nel reparto qualità. Dai primi feedback condivisi con la FIA risulta che non si è deformato, perché il carico dinamico che ha dovuto subire nell’incidente è stato minore di quello di progetto. Anche il telaio non ha avuto conseguenze così come i fissaggi. Insomma non ci sono stati danni alla vettura”.

La C37 è nata “brutto anatroccolo” e poi è diventata cigno, migliorando sensibilmente gara dopo gara, segno che il lavoro svolto a Hinwil da Furbatto e Gandelin ha dato i suoi risultati: nell’arco dell’intera stagione la Sauber è fra le monoposto che sono cresciute di più…
“Sì è vero, grazie per questo bel riconoscimento che va alle persone che hanno lavorato sulla vettura. Viene fuori quello che è un lavoro di squadra ed è il risultato del lavoro di tutti. Non c’è mai una persona che riesce a fare la differenza, ma abbiamo tante persone che ci aiutano a fare la differenza”.

“Il chief designer della C37 è Eric Gandelin, un ingegnere meno conosciuto di altri nel paddock, ma è un ragazzo in gamba, serio, che si sta impegnando molto. Luca Furbatto è l’altro chief designer e sta seguendo il progetto della macchina 2019. È chiaro che fra le due vetture ci sono delle sovrapposizioni per cui ci sono delle opportunità che possono essere utili a entrambi, per cui collaborano molto bene insieme per crescere i due progetti”.

Era auspicabile il salto prestazionale della C37 o ha beneficiato molto del nuovo motore Ferrari che ha portato tutte le monoposto spinte dalle power unit del Cavallino a entrare nella top ten?
“La squadra sta crescendo un po’ alla volta con l’innesto delle persone nuove. Forse all’inizio la macchina era al di sotto del nostro potenziale, perché non erano riusciti a mettere tutto assieme nelle prime gare”.

La macchina, quindi, era migliore di quella nervosa e difficile da guidare che abbia visto a inizio Campionato?
“Sì, c’è stato un po’ di lavoro si assetto, un po’ di comprensione da parte dei piloti e, soprattutto, c’è stato un grande contributo dal gruppo aerodinamico”.

Leclerc ha ammesso con Motorsport.com di aver preso una strada di sviluppo sbagliata nei primi GP e poi si è fatto consigliare dagli ingegneri per ritrovare il filo…
“Certo, ma si è lavorato anche all’alleggerimento del telaio e sull’aerodinamica che ha dato buoni risultati e, certo, ha contribuito anche la crescita della power unit Ferrari. Il miglioramento è la somma di tutto questo”.

Pensi che la Ferrari SF71H, quella che è stata la “tua” macchina fino all’inizio dell’estate, sia in grado di lottare per il titolo?
“Ai miei amici auguro sempre e solo le cose migliori. Onestamente sono il direttore tecnico di Sauber e da italiano sono stato molto emozionato di aver debuttato in pista a Monza. Sono focalizzato su questo e non guardo altro…”.

Svicoli dalla domanda. Finora hai lavorato sempre in Italia (Minardi e Ferrari) e adesso hai scelto di andare in Svizzera…
“Come ho detto ai ragazzi quando li ho incontrati, ho ricevuto un’accoglienza unica. Pensavo che gli svizzeri fossero più freddi e, invece, sono stato ricevuto con grande calore. Il primo giorno in Sauber lo ricorderò sempre come qualcosa di speciale perché ho vissuto un’emozione molto forte”.

Nel team ci sono persone di trenta nazionalità diverse…
“E’ una scelta del management che vuole un sistema aperto all’innovazione. Oltre agli svizzeri ci sono tanti italiani, inglesi, francesi e spagnoli. La lingua base è l’inglese, ma ci sono isole dove si sentono parlare lingue molto diverse”.

Avete programmato altri sviluppi per la C37 fino a fine campionato?
“In galleria del vento si è già staccata la spina sulla monoposto del 2019, ma in pista arriveranno ancora parti che erano già state deliberate in precedenza. A Singapore abbiamo avuto degli aggiornamenti aerodinamici, mentre più avanti avremo delle novità sul lato telaio”.

 

 

 

 

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