Schumacher: i retroscena del suo debutto a Spa nel '91
In occasione del trentesimo anniversario del debutto di Michael Schumacher in Formula 1 ripercorriamo con Mark Gallagher, all'epoca responsabile stampa della Jordan, i segreti dello stupefacente esordio del tedesco a Spa-Francorchamps.
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Michael Schumacher è seduto sui gradini del camion del Team 7Up Jordan a Spa-Francorchamps e mi parla di suo fratello.
"Ha sedici anni. È molto veloce, corre nei kart, Si chiama Ralf".
È giovedì pomeriggio, 22 agosto 1991. Nel mio ruolo di addetto stampa, sto cercando di mettere insieme la biografia di Michael per dare ai media di Formula 1 informazioni sul nuovo acquisto della Jordan.
Parliamo dei suoi successi in Formula 3: la conquista del titolo tedesco di F3 e del Gran Premio di Macao nel 1990 con i colori del team WTS Racing, la squadra gestita dal suo manager Willi Weber. Mi racconta delle corse in Formula Nippon e delle sue esperienze nel Campionato del Mondo Sportscar con la Sauber-Mercedes.
Poi gli chiedo della sua esperienza al volante a Spa, a soli 70 miglia dalla sua città natale di Kerpen in Germania.
"Non ho mai corso qui", mi risponde di punto in bianco per poi aggiungere: "Ma prima ho fatto un giro in bicicletta sulla pista".
Mentre ne prendo atto, mi rendo conto che il nostro nuovo pilota non vede l'ora di andare avanti. Quando mi chiede se abbiamo finito, io lo lascio andare. Gli ultimi dodici giorni sono stati tremendi per il team.
Michael Schumacher, Jordan 191
Photo by: Sutton Images
Al Gran Premio d'Ungheria i nostri piloti, Andrea de Cesaris e Bertrand Gachot, si erano classificati settimo e nono. Bertrand aveva anche stabilito un nuovo record sul giro grazie ad una sosta tardiva per montare un nuovo set di Goodyear.
La squadra era andata a punti nei cinque appuntamenti precedenti all’Ungheria, tra cui un quarto e un quinto posto in Canada e mai avremmo potuto immaginare cosa ci avrebbe atteso al nostro ritorno da Budapest. Prima di un test programmato a Monza, Bertrand ha dovuto partecipare a un appuntamento in tribunale a Londra per quello che tutti pensavamo fosse una semplice infrazione del traffico.
Mi trovavo nella factory Jordan, l'ex officina di F3 e F3000, quando il telefono squillò. Fred Rodgers, avvocato e socio della Eddie Jordan Management, ha chiamato per avvisarci che il nostro pilota era appena stato condannato per aver causato danni fisici al tassista londinese Eric Court. Inoltre, Bertrand non sarebbe andato a Monza. Avrebbe dovuto scontare una pena di 18 mesi di reclusione.
Lo shock a Silverstone fu totale ed a questo seguì poi la presa di coscienza della necessità di dover avvisare i principali sponsor Pepsi Cola (proprietaria di 7Up) e FujiFilm. Fu emesso un comunicato stampa e ricordo di aver parlato con Elizabeth Wright alla 7Up, cercando di determinare quale fosse la parola migliore per descrivere il nostro pilota; 'incarcerato' o semplicemente 'imprigionato'.
Inoltre c'era anche da risolvere il problema di trovare un pilota sostitutivo per il Gran Premio del Belgio, la gara di casa di Bertrand. Stefan Johansson era la scelta preferita di Eddie, ma voleva essere pagato. Un'altra opzione era Keke Rosberg. Il campione del mondo 1982 si era ritirato dalla Formula 1 nel 1986, ma stava ancora correndo per la Peugeot nel World Sportscars. Trevor Foster, team manager di Jordan e ingegnere di gara di Bertrand, ricorda il dibattito.
"Poiché la macchina aveva dimostrato di essere così competitiva, molti nomi sono stati presi in considerazione e Keke Rosberg era uno di questi. La cosa è diventata abbastanza seria ed Eddie pensava che avrebbe dato molta credibilità alla squadra. Pensava che probabilmente avrebbe potuto guadagnare qualcosa dall’ingaggio di Rosberg.
Trevor ricorda come sia a lui che al capo progettista Gary Anderson sia stata chiesta la loro opinione.
"Abbiamo detto che il solo fatto che Keke fosse anche solo disposto a considerare questa opzione fosse un giusto riconoscimento alla forza della squadra, ma avevamo sempre fatto del nostro meglio quando avevamo piloti giovani e di talento che potevamo plasmare alla maniera di Jordan".
Mentre la conversazione su Rosberg è andata alla deriva, l'accordo per far firmare Michael si è svolto rapidamente, soprattutto dopo che il boss della Mercedes, Jochen Neerpasch, ha sostenuto il suo giovane pilota con 150.000 dollari.
Michael Schumacher, Jordan
Photo by: Motorsport Images
Michael si ritrovò presto nell'umile quartier generale della Jordan a Silverstone il lunedì successivo alla sua gara con i prototipi al Nurburgring, e si stava preparando per fare il sedile della Jordan-Ford 191.
Questa era la macchina che Alain Prost aveva definito come la più impressionante da seguire in una curva veloce. Il suo design era il risultato dell'arte tecnica di Gary Anderson, sostenuto da Andrew Green e Mark Smith. Il fatto che tutti e tre sarebbero diventati direttori tecnici di team di F1 la dice lunga.
Per Michael la Jordan 191 ha rappresentato lo strumento con cui scolpire un ingresso memorabile in Formula 1.
La mattina dopo il montaggio del suo sedile, martedì 20 agosto 1991, si è unito alla squadra al circuito di Silverstone South per un test di prova. Il tempo era asciutto e la squadra si riunì sulle lastre della pista di cemento che fungevano da box temporanei.
Dopo un giro di installazione, Michael è stato invitato a completare una serie di tre giri, ma aveva altre idee. Arrivando alla chicane direttamente di fronte alla squadra alla fine del suo primo giro, ha mancato il primo apice per poi compiere una grande derapata, ma ha tenuto giù il gas e ha fatto ripartire la vettura verso la curva Chapel e lungo il rettilineo Hangar.
Giro dopo giro è arrivato Trevor preoccupato nel caso in cui il suo pilota esordiente avesse dovuto compiere un errore con il cambio manuale ad H e sovraccaricare il motore Ford HB V8 Series IV. Il costo di 30.000 sterline per la ricostruzione era qualcosa che Jordan non poteva permettersi. Michael però continuò a girare ed alla fine la squadra mandò un meccanico in pista per salutarlo.
“E’ stata una di quelle rare occasioni quando vedi qualcuno alla guida di una vettura di categoria superiore per cinque o sei giri e capisci subito il suo potenziale enorme. Avevamo già lavorato con molti giovani piloti nel corso degli anni e con alcuni di questi c’era stato un feeling particolare al loro primo test”.
“L’avevamo già visto quando Johnny Herbert ha fatto il passaggio da una monoposto di F3 ad una di Formula 3000. Quando i piloti con talento fanno questo salto entro cinque giri sono in grado di dominare la vettura. Poi ci sono anche quelli che ti guardano con un’aria spaesata dopo una giornata di test e pensi che in quel caso potrebbero riuscire ad arrivare al top, ma ci vorrà molto lavoro”.
Completato lo shakedown, la squadra si diresse a Spa, ma fu solo il giovedì che i termini contrattuali in base ai quali Michael avrebbe corso furono finalmente concordati.
Essendo stato il primo ingegnere di gara di Michael in F1, Trevor ha ricordato come la squadra ha affrontato la sua mancanza di informazioni sul circuito, compresi i tentativi di dare a Michael alcune indicazioni utili.
"Non eravamo mai stati a Spa come team di F1. Non avevamo riferimenti e comunque il sistema di dati non era così avanzato come adesso. Tuttavia in quei giorni c'erano alcuni momenti in cui si poteva portare una macchina stradale sul circuito, così ho parlato con Andrea - che era spesso veloce a Spa - e ho detto, 'Guarda, abbiamo questo giovane ragazzo chiamato Michael, potresti mostrargli la pista?' e lui ha detto, 'Certo, nessun problema'".
"Il problema era che Andrea stava costantemente assillando Eddie per un contratto per l'anno successivo, quindi era sempre in riunione e mai disponibile. Quando ho spiegato a Michael che Andrea era ancora bloccato in riunione ha detto 'Non preoccuparti, ho una bici nel bagagliaio della mia Mercedes, quindi farò solo un giro con quella'".
Michael Schumacher, Jordan
Photo by: Sutton Images
Più tardi, con Andrea ancora indisponibile, Michael ha optato per un secondo giro in bici e Trevor ricorda il grado di concentrazione che aveva.
"Era lì per svolgere il suo lavoro. Non aveva pensieri del tipo 'bene, se arrivo in fondo alla griglia sarò felice'. Ricordo che nella prima sessione, in una manciata di giri era proprio lì nella top 10. L'ho chiamato e gli ho detto: 'Michael, stai bene? Ricordati che questo è un giorno di prove per il tuo primo gran premio, hai tempo. Dimmi che non sei oltre il limite?' e lui ha detto, 'No, no, non sono oltre il limite, solo al limite'.
"Ero davvero impressionato dalla sua calma, dal suo controllo. Ci siamo seduti al briefing dopo la prima mattina. Andrea era il pilota numero uno e lavorava con Gary che era assistito da Andy Green. Lui [Andrea] parlava della veloce doppia curva a sinistra a Pouhon e si lamentava che la sesta marcia era troppo alta, la quinta troppo corta. Doveva cambiare marcia nel mezzo e inoltre a Blanchimont c'era un dosso che gli faceva alzare e destabilizzare la macchina”.
"Gary si è rivolto a Michael e gli ha chiesto se stava sperimentando problemi simili, e lui ha detto, 'Li ho avuti per i primi quattro o cinque giri, ma poi ho capito che è meglio passare attraverso Pouhon in sesta marcia premendo leggermente il freno, e anche tornando attraverso Blanchimont non alzo il piede dal gas, freno a sinistra e mantengo costante il flusso degli scarichi'”.
"Nessuno gli aveva spiegato l'aerodinamica, ma l'aveva capita da solo. Tieni il piede sul gas e se hai troppa velocità devi solo appoggiare il piede sul freno. Si poteva vedere la faccia di Andrea quando Michael spiegò quello che stava facendo...".
Il venerdì, per le qualifiche, Michael ha girato quasi 9 decimi più veloce di Andrea, mentre nella sessione finale del sabato il divario è stato ridotto 7 decimi. Questo ha messo il nuovo arrivato in settima posizione sulla griglia, mentre Andrea - al suo 160° gran premio – sarebbe partito undicesimo.
La squadra era euforica. L’enfasi intorno a Jordan si è spostata dall’imprigionato Bertrand all’impressionante Michael. Nonostante ciò, nel team si respirava un’aria di delusione.
Michael Schumacher, Jordan 191 Ford
Photo by: Ercole Colombo
"Quello che molte persone non ricordano è che nel suo ultimo giro Michael era ancora più veloce e stava realizzando il quinto tempo, ma Alesi è andato in testacoda alla chicane Bus Stop e ha rovinato il suo giro".
Per contestualizzare il tutto si deve pensare che solo le McLaren di Ayrton Senna e Gerhard Berger, la Williams di Nigel Mansell e la Ferrari di Alain Prost erano più veloci.
Al via Michael si infilò tra la Benetton di Nelson Piquet e la Ferrari di Alesi portandosi così in quinta posizione al tornante La Source, ma il debutto del giovane tedesco finì ingloriosamente poco dopo con la frizione in pezzi e la sua auto ferma a Les Combes.
Da allora si sono sviluppate delle leggende sul perché sia successo, ma la realtà è decisamente banale e fornisce ulteriori informazioni sulla mentalità di un pilota che ha definito un'epoca.
"A quel tempo la frizione standard per la F1 era composta da tre dischi in carbonio", ricorda Trevor. "Cosworth aveva qualche preoccupazione e non avrebbe permesso ai suoi team di utilizzare più di una frizione a due dischi a causa del peso della massa all'estremità del volano. Andava bene, ma bisognava averne cura, soprattutto nei primi due giri a serbatoio pieno".
"Abbiamo montato una nuova frizione per la gara, ed a quei tempi si potevano effettuare più prove di partenza. Michael, il cui pensiero era quello di fare la migliore partenza possibile e di essere quinto o quarto alla prima curva, ha fatto una prova dalla griglia, poi un'altra sul retro del circuito, e poi un'altra arrivando alla Bus Stop”.
"Quando è arrivato sulla griglia la frizione aveva già subìto molto stress. Poi ha fatto un’altra prova ed una volta iniziata la gara ha cercato di affrontare il più velocemente possibile La Source, che è un tornante stretto in prima marcia, e per far girare la macchina più rapidamente all'interno ha di nuovo spinto la frizione".
La frizione ha protestato per poi scoppiare. Michael era frustrato, ma sia lui che la squadra avevano visto abbastanza l'uno dell'altro per sapere che il meglio doveva ancora arrivare.
Michael guardava dal garage il suo compagno di team che era riuscito a risalire sino al secondo posto fino a quando il motore esplose senza olio a tre giri dalla fine. Il destino avrebbe potuto facilmente decretare che Spa 1991 sarebbe stata ricordata non per il debutto di Michael, ma per la vittoria inaugurale di Andrea de Cesaris e della Jordan.
De Cesaris, invece, non sarebbe mai più riuscito a salire sul gradino più alto, mentre Jordan avrebbe dovuto attendere sette anni per la conquistare sua prima vittoria. Anche quella arrivò a Spa. Una doppietta con successo di Damon Hill, il grande rivale di Michael a metà degli anni '90, e con il secondo posto centrato dal fratello minore di cui mi aveva parlato sui gradini del camion della Jordan.
Una quindicina di giorni dopo il suo debutto in F1 Michael se n'era andato, alla Benetton, strappato dalla presa di Eddie Jordan da intrighi e giochi di potere di un cast guidato da Bernie Ecclestone, Flavio Briatore e Tom Walkinshaw. Alla fine tutto si è risolto versando mezzo milione di dollari sul conto di Roberto Moreno che si è così svincolato dalla Benetton.
È stata quella sequenza di eventi che ha portato Ron Dennis a salutare Eddie Jordan con le parole: "Benvenuto nel Club dei Piranha".
Si è concluso così lo straordinario capitolo iniziale della storia di Michael Schumacher in F1 durata ben 21 anni.
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