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Ricordo | Si è spento "Ciccio" di Cefalù, l'artista delle scarpe

Si è spento a Cefalù Francesco Liberto a quasi 87 anni. Quasi nessuno lo conosce con il suo nome perché per tutti è Ciccio di Cefalù, il calzolaio siciliano che è diventato una leggenda vivente grazie alle sue calzature da corsa, creazioni esclusive richieste dai piloti di tutto il mondo. Scopriamo una storia che è iniziata durante la Targa Florio 1965...

Ignazio Giunti, Ferrari 312B

Una pizza all’Hotel Santa Lucia di Cefalù, un’occasione unica per conoscere Nino Vaccarella e Ignazio Giunti. Francesco Liberto accetta volentieri l’invito di un amico, e si ritrova al tavolo con i due piloti impegnati nella Targa Florio 1965. Tante domande, tante curiosità, poi è Giunti che chiede a Liberto: “Lei di cosa si occupa?”. “Sono un calzolaio”, risponde Francesco, per tutti ‘Ciccio’.

Giunti non perde l’occasione e domanda secco: “Mi farebbe un paio di scarpe da indossare quando guido?”. Inizia così la storia di Ciccio di Cefalù. “Quello è stato il momento in cui mi sono inaspettatamente trovato nel mondo delle corse”, ricorderà Liberto anni dopo, un mondo che non lascerà più fino al 2020, quando all’età di 84 anni decide di cessare l’attività. Poco più di due anni dopo, nella giornata di ieri, ‘Ciccio’ si è spento nella sua Cefalù.

Siamo alla fine degli anni sessanta, e nessuno in precedenza si era dedicato con attenzione alle calzature che indossavano i piloti. ‘Ciccio’ prende la richiesta molto sul serio, si fa spiegare bene da Giunti di cosa ha bisogno, di quali siano le esigenze quando è alla guida, e decide di puntare su una calzatura molto leggera e il più possibile morbida.

Coglie anche un altro aspetto fondamentale: serve una suola sottile, molto sottile, per trasmettere la maggior sensibilità possibile a chi le indossa quando preme freno, acceleratore e (a quei tempi) frizione. I primi prototipi sono con suola incollata, ma le temperature all’interno degli abitacoli sono molto alte, e per evitare problemi di scollatura decide di cucirle. Giunti è entusiasta, e ovviamente si sparge la voce.

I piloti che negli anni prendono parte alla Targa Florio fanno tappa nel negozio di ‘Ciccio’, e ovviamente le scarpe le indossano in tutte le gare a cui partecipano, facendo crescere la fama e le richieste.

Arriveranno anche piloti di Formula 1, Niki Lauda su tutti, ma l’aneddoto che Liberto amava raccontare di più è datato 1968. Arriva una richiesta urgente, è il venerdì sera prima del via della Targa Florio, e ‘Ciccio’ rifiuta l’ordine essendo pieno di ordinazioni.

Il cliente è il pilota inglese Vic Elford, in gara con una Porsche. Dopo il secco “no” ricevuto, Elford mostra il piede, privo di alluce a seguito di un incidente, e spiega che è costretto ad indossare una scarpa numero 44 ed una 42, con molte difficoltà. A quel punto ‘Ciccio’ si mette al lavoro, e domenica mattina le scarpe su misura sono pronte in tempo per il via. Elford le indossa subito, e vincerà la Targa Florio: sarà l’inizio di una lunga amicizia con ‘Ciccio’.

Dai primi clienti (Giunti, Nanni Galli, Nino Vaccarella, Helmut Marko, Jo Siffert e Jackie Ickx) la fama crescente vede giungere nel negozio di Cefalù un numero incredibile di richieste. A commissionare le preziose scarpe sono Clay Regazzoni, Sandro Munari, Mario Andretti, Emerson Fittipaldi, René Arnoux, Michele Alboreto, Arturo Merzario, e decine di altri piloti. Anche quando la Targa Florio perde il ruolo di spicco avuto a lungo nel mondo del motorsport, le scarpe di ‘Ciccio’ continuano ad essere spedite in tutto il mondo, restando al passo con i tempi e rispondendo alle misure in tema di sicurezza imposte dalla FIA.

Arrivano citazioni importanti, come nel libro “Piloti che Gente” di Enzo Ferrari, riconoscimenti in musei (sono otto in tutto il mondo ad esporre le sue calzature) e rapporti diretti con Case di grande prestigio, come Ferrari e Porsche.

Una delle ultime visite ricevute in negozio è stata quella della nota trasmissione televisiva TopGear, e negli anni la visibilità che ha portato l’attività di Liberto ha avuto il riconoscimento della comunità locale dell’amata Cefalù.

Non è un caso che sia stato proprio il sindaco della città, Daniele Tumminello, a comunicare la notizia della sua scomparsa: “Un personaggio che ha contribuito con la sua maestria a pubblicizzare nel mondo la nostra città. La particolarità delle sue originali creazioni lo avevano fatto iscrivere nel Rei dell'Unesco come ‘tesoro umano vivente’. Aveva chiuso la sua officina da quasi un anno, sarà nostro compito onorarne la memoria”.

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