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Ricciardo: ecco i tre motivi che lo hanno spinto a preferire la Renault alla Red Bull

La notizia del passaggio di Daniel Ricciardo dalla Red Bull alla Renault ha scosso il paddock della Formula 1. Ma si si va ad analizzare la cosa, ci sono dei motivi chiari e precisi dietro alla scelta dell'australiano.

Daniel Ricciardo, Red Bull Racing

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Daniel Ricciardo, Red Bull Racing
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso STR13
Max Verstappen e Daniel Ricciardo, Red Bull Racing
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14 e Max Verstappen, Red Bull Racing RB14
Il vincitore della gara Daniel Ricciardo, Red Bull Racing festeggia nel parco chiuso con Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing, Dr. Helmut Marko, Consulente Red Bull Motorsport, Adrian Newey, Red Bull Racing
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing e il Dr Helmut Marko, Consulente Red Bull Motorsport
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing, parla con i media
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing, parla con i media

Perché lasciare la Red Bull per la Renault? A bruciapelo la risposta a questa domanda risulta non essere delle più semplici, e dopo l’annuncio ‘bomba’ di stamattina che ha ufficializzato la scelta di Daniel Ricciardo, sono stati probabilmente in tanti a chiedersi cosa possa aver fatto maturare una decisione che ha portato al trasferimento dell’anno. A mente fredda però i motivi ci sono, ragioni comprensibili per un pilota che si sente nel pieno della maturità, come confermato dal suo rendimento in pista. Ricciardo ci ha pensato molti mesi, e alla fine ha maturato quella che pensa possa confermarsi la miglior scelta per il suo futuro.

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Poca fiducia nel ciclo tecnico Honda

Il prossimo anno la Red Bull sarà spinta dalla power unit Honda. È un dato di fatto che gli ingegneri giapponesi abbiano compiuto dei notevoli passi avanti rispetto al disastroso ciclo McLaren, ma sia l’efficienza che l’affidabilità del motore montato quest’anno sulla Toro Rosso sono ancora lontanissime da quello che serve alla Red Bull per tornare davvero a lottare per un Mondiale. È anche logico credere che nel corso della seconda parte del campionato 2018 e nella pausa invernale che precederà la prossima stagione i giapponesi faranno ancora dei passi avanti, ma quanto grandi?

Ricciardo ha fretta, e non può correre il rischio di ritrovarsi in pista per un altro biennio in condizioni di inferiorità tecnica. Da qui, probabilmente, nasce uno dei motivi che lo hanno portato al braccio di ferro con la Red Bull, ovvero la richiesta di un rinnovo per la sola stagione 2019. Richiesta subito rifiutata da Helmut Marko, che ha preteso un contratto biennale rimasto senza firma sulla sua scrivania.

Rapporti tesi con Marko e Verstappen

Dopo dieci stagioni vissute con i colori Red Bull (formule propedeutiche, Toro Rosso ed infine nal team principe della famiglia) Ricciardo si è ritrovato a dover convivere con Max Verstappen. Non deve essere semplice essere nello stesso box di un pilota velocissimo come l’olandese, ma lo diventa ancora di più se anche i vertici della squadra pendono dalla parte di Max.

Lo scorso mese di ottobre la Red Bull ha concesso a Verstappen un rinnovo principesco, ovvero un ingaggio da top-driver con uno stipendio progressivamente sempre più alto nel triennio 2018/2020. Ovviamente le cifre sono segrete, ma nel paddock si mormora sempre molto quando si parla di ingaggi, e nel caso di Verstappen secondo molti addetti ai lavori la cifra finale che percepirà nel 2020 arriverà a superare di molto i venti milioni di euro. Una cifra importante, che probabilmente è coincisa con le richieste di Ricciardo.

Non è solo una questione di mettersi in tasca più soldi, ma anche di rapporti in seno alla squadra: se ad un compagno di squadra viene riconosciuto un compenso più elevato, non è difficile dedurre che ai vertici del team ci sia un diverso riconoscimento del rendimento. E questo probabilmente Ricciardo non lo ha accettato, considerando anche i numeri che lo vedono davanti al giovane compagno di squadra da quando (GP di Spagna 2016) dividono lo stesso box: 4 vittorie ciascuno, 19 a 15 il bilancio dei podi, 2 a 0 quello delle pole position e 538 a 464 il confronto in termini di punti. Perché essere pagato di meno? Nessuna clausola contrattuale lo avrebbe mai chiarito in modo esplicito, ma di fatto essere pagati meno è l’antipasto del menù dei numeri 2.

Ferrari o Mercedes nel mirino?

“So che la Renault ha ancora molta strada davanti per raggiungere gli obiettivi, ma sono stato molto impressionato dai progressi fatti negli ultimi due anni. Nei cicli precedenti in Formula 1 è un team chealla fine ha sempre vinto e spero di poterli aiutare a confermare questa tradizione fornendo il mio contributo sia in pista che fuori”. Ricciardo il prossimo inverno inizierà una nuova avventura con la serenità venuta meno nell’ultimo anno in Red Bull, ma anche con la consapevolezza che non sarà semplice tornare a frequentare il podio.

La Renault oggi è la quarta forza in campo (ma la Haas non è lontana) e molto distante dalla Red Bull, pur condividendo la stessa power unit. Ovvio che se la Honda non dovesse confermare i progressi sperati da Marko e soprattutto da Adrian Newey, per la Renault potrebbe presentarsi una chance di accedere alla top.3, ma è il divario da Ferrari e Mercedes che conta, e su questo fronte la strada è parecchio in salita.

Ricciardo potrà restare alla finestra, sperando nella crescita della Renault ma allo stesso tempo pronto a cogliere una chance che può avere solo due nomi: Ferrari o Mercedes. Nel 2019 Daniel festeggerà il suo trentesimo compleanno, e sarà prontissimo (se dovesse presentarsi) a prendere al volo l’opportunità della vita. La Renault ha annunciato un contratto biennale, ma a fare “2” è anche “1+1”, magari con una bella opzione per liberarsi in caso di chiamate illustri.

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