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Riccardo Patrese si guarda allo specchio nel libro F1 Backstage

Il pilota padovano, compiuti i 70 anni, ha deciso di raccontare con il giornalista Giorgio Terruzzi, un automobilismo epico nel quale è stato grande protagonista. La storia merita la lettura non solo per gli episodi di corse, ma anche per la narrazione sincera di storie di un "sopravvissuto" della Formula 1.

Libro F1 Backstage, Riccardo Patrese con Giorgio Terruzzi

Libro F1 Backstage, Riccardo Patrese con Giorgio Terruzzi

Foto di: Motorsport.com

Ha raccolto in F1 meno di quanto abbia seminato, sebbene in 256 presenze in F1 abbia colto un secondo posto nel mondiale Costruttori nel 1986, totalizzando sei vittorie, otto pole position, 37 podi. Ha compiuto i 70 anni e ha deciso di raccontare la sua storia nelle corse.

Riccardo Patrese ha scelto la penna di Giorgio Terruzzi per scrivere un libro che vale la pena di leggere: “F1 backstage, storie di uomini in corsa”. Non è solo la sincera autobiografia di una carriera lunghissima, ma è anche lo spaccato di un’esistenza vissuta pericolosamente.

Il padovano si sente un… sopravvissuto. Tanti, troppi sono stati gli avversari, gli amici che hanno pagato con la vita la loro passione. La ricerca del proprio limite, la voglia di sfidare il destino per un richiamo che può sembrare irrazionale, ma spinge a prendere dei rischi anche quando si pensa di essere in sicurezza.

Patrese, un carattere con tanti spigoli di un pilota che in realtà si è fatto volere bene. Come correttamente spiega nelle pagine, Riccardo ha saputo ammorbidire un atteggiamento che era più dovuto a una forma di timidezza che di aggressività.

Il racconto non è una sequenza cronologica delle tantissime corse disputate (dal karting nel 1965 all’ultima uscita con la Honda NSX GT3 nel 2018 il veneto ne ha contate 467), ma capitoli che accendono episodi di vita in un fil rouge in cui non sono i sorpassi e le vittorie a scandire le pagine, ma le persone, le relazioni, i fatti. E le polemiche. L’incidente di Ronnie Peterson nel GP d’Italia 1978 ha lasciato un solco profondo nell’animo di Patrese: il giovane pilota italiano era stato messo sotto accusa dai “senatori” della F1: era stato squalificato dal successivo GP degli Stati Unici dai colleghi e non dalla Federazione: fra gli accusatori c’era quel James Hunt che la carambola l’aveva generato per davvero. Anche Niki Lauda, Jody Scheckter e Mario Andretti avevano avuto parole durissime su Riccardo, ma con Niki e Jody il tempo aveva chiarito le cose, mentre con Hunt finì con un “James, fuck off” dopo i ripetuti e gratuiti attacchi in tv quando il britannico era commentatore insieme a Murray Walker.

Ha vinto non solo con le quattro ruote, ma si è distinto anche nel nuoto e nello sci e in maturità nell’equitazione, spinto dalla viscerale voglia di fare del suo meglio cercando il limite. Un competitivo che ha sempre accettato la sfida diretta con i più forti.

E la carriera di Riccardo è stata puntualmente condizionata da incredibili “sliding doors” che lo avrebbero potuto portare per tre volte a guidare delle monoposto che poi hanno conquistato il titolo mondiale. Aveva in tasca il contratto per guidare una Ferrari per rilevare Gilles Villeneuve, ma avrebbe potuto guidare la Williams con cui Alan Jones, suo compagno di squadra alla Shadow, si era poi laureato iridato.

Il destino gli ha tolto qualcosa, ma lo ha lasciato vivere: avrebbe dovuto essere nell’abitacolo della “sogliola”, la Brabham BT55 nei test al Paul Ricard il 15 maggio 1986. “Elio mi aveva chiesto se gli cedevo il turno perché non riusciva a trovarsi bene con quella macchina e desiderava fare un po’ di chilometri per scovare una qualche sintonia. Accettai, il team pure. Quello fu il momento peggiore per me. Sino a quando a morire in pista fu Ayrton Senna”.

Patrese nel 1994 aveva offerto la sua disponibilità per aiutare “Magic” nello sviluppo della Williams FW16: aveva raggiunto l’accordo proprio il sabato a Imola per effettuare dei test, mentre Senna si sarebbe dedicato solo alle corse. Sappiamo tutti come è andata a finire. Il padovano, chiamato da Frank dopo la tragedia, aveva rifiutato l’abitacolo del brasiliano. La F1 era una storia finita.

Ma Riccardo aveva dimostrato di sapere reagire con una straordinaria forza di volontà ai suoi momenti più difficili. Nel 1982 c’era stata la tragedia di Gilles Villeneuve a Zolder, con l’amico Jochen Mass coinvolto nella collisione con il canadese. Brutti pensieri avevano affastellato la mente del padovano in quei giorni, ma la pronta reazione era arrivata alla gara successiva che era il GP di Monaco: “Ero sicuro di poter essere competitivo con la Brabham, tant’è che ero partito da casa portandomi dietro lo smoking, abito di rigore per partecipare alla festa del vincitore”. E vinse una gara rocambolesca. Straordinaria.

La sensazione è che Patrese non ha raccontato tutto. Ci sarà spazio per un altro libro. Ma intanto bisognerà leggere il primo…

F1 BACKSTAGE
Storie di uomini in corsa
Riccardo Patrese con Giorgio Terruzzi
244 pagine
Edito da Rizzoli
Prezzo: 18 euro

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