Report Strategie: spieghiamo gli strani fatti del GP del Messico
James Allen analizza le strategie del GP del Messico, nel quale l'altitudine e l'intervento inaspettato della Virtual Safety Car, hanno svolto un ruolo importante in uno degli eventi più imprevedibili della stagione.
A colourfully dressed local watches Esteban Ocon, Sahara Force India F1 VJM10, Nico Hulkenberg, Renault Sport F1 Team RS17
Joe Portlock / Motorsport Images
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Il GP del Messico è un grande evento, che attrae tanto pubblico, ma sta regalando sempre delle gare "strane", soprattutto per via delle circostanze uniche create dall'altitudine, che influenza il modo in cui i team possono preparare le monoposto e gestire i sorpassi.
Un altro fattore decisivo in questa fase della stagione è la mentalità del "niente da perdere" e come questa si scontra invece con quelle che hanno in ballo degli obiettivi stagionali. Questo è uno dei fattori dietro a quello che è successo a Singapore, concedendo il bis alla partenza in Messico.
Con il campionato più o meno deciso prima della gara e con la maggior parte delle squadre in bagarre con uno o al massimo due competitor, il processo decisionale ha fatto una bella differenza.
Una Squadra come la Red Bull non aveva nulla da perdere ad essere aggressiva con Max Verstappen, mentre un'altra come la Renault doveva guardare avanti e cercare un modo per recuperare punti su chi la precede, piuttosto che a difendere la propria posizione.
Il Mondiale ora è chiuso, inoltre la Force India ha confermato il suo quarto posto tra i Costruttori. Questo vuol dire che probabilmente nelle ultime due gare vedremo meno ragionamenti strategici, perché tra i top team ora non c'è più nessuno che abbia qualcosa da perdere.
Ma la gara di Città del Messico è stata caratterizzata anche da un intervento decisivo della Virtual Safety Car, che ha permesso a buona parte dei piloti di effettuare una sosta senza perdere troppo tempo o posizioni, evitando le minacce che arrivavano da dietro. Piloti come Lance Stroll e Kevin Magnussen ne hanno beneficiato in maniera particolare.
Le aspettative prima della gara
Il circuito messicano è piuttosto simile a quello di Sochi, in quanto è poco esigente e le gomme possono durare a lungo. Basta pensare che le ultrasoft sono andate oltre la metà gara.
Allo stesso tempo, è una pista su cui è piuttosto difficile superare perché è complicato avvicinarsi alla vettura che precede senza creare problemi a livello di temperature. Inoltre il DRS ha meno effetto in quota, perché l'aria è più rarefatta e quindi le vetture raggiungono già una velocità maggiore sui rettilinei.
Per la maggior parte delle squadre, la strategia è stata quella di fare una sola sosta, partendo con le ultrasoft e passando sulla supersoft dopo circa 30 giri. Tuttavia, la chiave era rimanere fuori dal traffico, perché questo posteva costare circa tre decimi al giro proprio a causa dei problemi di raffreddamento delle vetture.
Quindi, c'era anche la possibilità di fermarsi preso ed usare le soft per avere pista libera, piuttosto che montare le supersoft e ritrovarsi nel traffico.
Quello messicano, dunque, si è confermato un tracciato su cui solamente poche vetture portano a termine la gara con la strategia sulla carta più veloce.
Il recupero di Raikkonen ed il podio perso dalla Force India
La Ferrari aveva la vettura più veloce in Messico e, come a Singapore, questa è una gara che Sebastian Vettel avrebbe dovuto vincere.
Ha ottenuto la pole position, ma sapeva che la partenza era rischiosa con quasi 900 metri da percorrere prima della curva 1. Come a Sochi, è facile prendere la scia del poleman e, con Verstappen che non aveva nulla da perdere, Vettel ha avuto la peggio ed ha danneggiato la sua monoposto e quella di Lewis Hamilton in un secondo contatto. Entrambi sono finiti in coda al gruppo, rientrando ai box per sostituire rispettivamente l'ala anteriore ed una gomma posteriore.
Anche Kimi Raikkonen ha perso terreno, scivolando al sesto posto al via, alle spalle di Esteban Ocon, Nico Hulkenberg e Sergio Perez.
La Ferrari aveva bisogno di scavalcare questo treno di vetture per due ragioni; per portare Raikkonen davanti a queste monoposto di metà gruppo, ma anche per creare spazio alla rimonta di Vettel.
Durante il 18esimo giro, Raikkonen è stato chiamato ai box, una mossa anticipata ed aggressiva, ma poi ha cambiato strategia all'ultimo, facendo l'opposto di Perez. La Force India ha pensato più a difendere la posizione che a guardare avanti, facendo rientrare il messicano per coprirsi dalla Ferrari. A quel punto Raikkonen ha proseguito.
Questo stop iniziale è stato un problema per Perez, perché è tornanto in pista nel traffico, alle spalle di Kevin Magnussen, e questo era evitabile. E non è riuscito a superarlo fino al 30esimo giro.
Se la Force India avrebbe permesso a Raikkonen di fermarsi, montando le soft, probabilmente ci avrebbe messo un po' di tempo a mandarle in temperatura e Perez avrebbe potuto coprirlo rientrando un giro più tardi montando le supersoft. La Force India chiaramente dubitava che le supersoft sarebbero arrivate in fondo alla gara, anche se in realtà lo hanno fatto.
La mossa di Perez però ha scatenato anche la reazione della Renault con Hulkenberg. Se la Force India non avesse avuto bisogno di rientrare al 18esimo giro, la Renault non lo avrebbe certamente fatto un giro più tardi con il tedesco, perché anche lui si è ritrovato nel traffico dietro a Magnussen, mentre avrebbe potuto proseguire con pista libera alle spalle di Ocon.
Inoltre c'è stato un effetto anche peggiore per lui a ritrovarsi nel traffico, perché la sua power unit si è surriscaldata e lo ha obbligato a ritirarsi al 25esimo giro.
Il ritiro di Hulkenberg ha indotto la Force India a far rientrare ai box anche Ocon. Probabilmente questo non sarebbe stato necessario perché, con il gap tra le vetture ridotto dall'alta quota, Ocon poteva gestire la rimonta di Raikkonen.
Inoltre, la Virtual Safety Car ha offerto una finestra per una sosta a buon mercato al 32esimo giro, quindi Ocon avrebbe avuto un'ottima chance di centrare il suo primo podio in Formula 1 se a quel punto non avesse già completato la sua sosta.
Raikkonen invece ha proseguito senza l'handicap del primo pit stop ed ha potuto approfittare della Virtual Safety Car per consolidare la sua posizione.
L'unica scelta strana di Raikkonen è stata quella di montare gomme soft piuttosto che le supersoft. Questo perché non aveva un nuovo set di supersoft. La Ferrari aveva optato per utilizzarlo in Q1 e salvare un set di ultrasoft per la gara.
Questo era stato presumibilmente pensato nel caso in cui si presentasse la possibilità di una gara con due soste, ma sarebbe stato strano, visto che tutti gli indicatori portavano verso una gara con una sola sosta, con partenza con le ultrasoft ed il passaggio alle supersoft.
La Virtual Safety Car non è stata buona per tutti
La Sauber non si è divertita molto in questa stagione, con soli due punti all'attivo e nessuna gioia da giugno.
L'anno scorso, Marcus Ericsson è arrivamo molto vicino a fare punti in Messico con una strategia audace che lo ha visto rientrare al primo giro e poi proseguire fino alla fine con lo stesso set di pneumatici. Questa strategia si basava sul fatto che l'area rarefatta riduce il gap tra le velocità delle vetture, aumentando le difficoltà di sorpasso.
Quest'anno hanno apportato una variante alla loro strategia, anticipando la sosta con una vettura (quella di Pascal Wehrlein) e ritardando l'altra (Ericsson). Questo li aveva messi in una posizione in cui, se alcuni piloti come Stoffel Vandoorne avessero provato a fare un undercut ad Ericsson, si si sarebbero ritrovati alle spalle di Wehrlein.
Una strategia che stava funzionando bene fino alla Virtual Safety Car, che ha neutralizzato tutto. Successivamente la vettura di Ericsson ha patito una rottura, ma è stato interessante vedere una squadra che ha provato qualcosa di diverso nelle retrovie.
Il report sulle strategie UBS è scritto da James Allen con input e dati forniti dai team, dalla Pirelli e dal consulente tecnico Dominic Harlow.
La storia della gara e l'utilizzo degli pneumatici
Ecco una rappresentazione grafica della storia della corsa in termini di tempi sul giro per ogni vettura. Questo dimostra il passo delle vetture ed i loro distacchi in gara. Una curva verso l'alto mostra un buon passo, mentre una verso il basso uno più lento. Un drop improvviso invece rappresenta un pit stop.
Si può osservare come la battaglia tra Perez, Hulkenberg, Raikkonen ed Ocon si sia risolta in una sequenza di pit stop. La gara di Stroll invece è buon esempio di come la fortuna ti possa aiutare dopo una buona partenza, garantendoti una buona posizione in pista.
Per lui la Virtual Safety Car è arrivata proprio nel momento in cui doveva effettuare la sua sosta, ma devi essere al posto giusto nel momento giusto per approfittarne!
Perez invece si è fermato una seconda volta per vedere se poteva riprendere Stroll sfruttando le gomme fresche, ma il canadese ha gestito molto bene la situazione, portandosi a casa un buon sesto posto.
Cortesia della Williams Martini Racing
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