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Analisi

Red Bull, Marko al bivio: rinnovare Perez o richiamare Gasly?

Max Verstappen ha "tritato" tre compagni di squadra in tre anni e la Red Bull non è ancora riuscita a colmare degnamente il vuoto lasciato da Daniel Ricciardo alla fine del 2018. Helmut Marko sembra non sapere più che pesci pigliare e ora il clamoroso ritorno di Pierre Gasly non sembra più un'ipotesi remota.

Sebastian Vettel, Aston Martin, 2° classificato, il delegato del trofeo Red Bull, Sergio Perez, Red Bull Racing, 1° classificato, e Pierre Gasly, AlphaTauri, 3° classificato, sul podio

Foto di: Charles Coates / Motorsport Images

Dopo il divorzio con Daniel Ricciardo, datato estate 2018, la Red Bull ha iniziato un percorso di ricerca del compagno ideale da affiancare a Max Verstappen. Il gran colpo riuscito a Helmut Marko con la promozione dell’olandese, ha fatto ipotizzare che non sarebbe stato un processo lungo, favorito da un vivaio in un buon stato di forma.

Ipotesi errata, perché nell’arco di tre stagioni al fianco di Verstappen si sono alternati altrettanti piloti, promossi e bocciati nell’arco di pochi mesi (nel caso di Pierre Gasly) o di una stagione, come accaduto ad Alexander Albon.

Si sono sommati due problemi, da una parte la difficoltà nel trovare un pilota in grado di soddisfare le aspettative di Marko, dall’altra la problematica di un vivaio che non ha più partorito giovani di livello.  Così, lo scorso mese di dicembre, la Red Bull annunciato (un po' clamorosamente) l’ingaggio di Sergio Perez, scelta che ha confermato dopo quindici anni la necessità di uscire dall’ottica dei piloti cresciuti all’interno del vivaio per rivolgersi al mercato.

L’arrivo di Sergio Perez è stato accolto favorevolmente, soprattutto dopo la grande stagione 2020 disputata dal messicano con la Racing Point, ma il suo esordio in tuta Red Bull è stata la prova che qualche crepa si era aperta nella struttura di Marko.

Otto mesi dopo l’annuncio di Perez qualcosa sembra ancora scricchiolare. La pausa che la Formula 1 sta trascorrendo prima della ripresa delle attività sul circuito di Spa-Francorchamps, è un periodo che in casa Red Bull si sta trascorrendo (come previsto da regolamento) a computer spenti, ma con i telefoni ben caldi. La logica porta a pensare che alla fine Perez sarà confermato in squadra anche nel 2022, ma non è un passaggio scontato, ed il tam-tam è già iniziato.

L’identikit del compagno di Max

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B

Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B

Photo by: Charles Coates / Motorsport Images

Dopo Gasly e Albon, anche Perez rischia di dover farsi da parte? Seconda domanda, che poi è probabilmente quella fondamentale: cosa si aspetta la Red Bull dal pilota che schiera al fianco di Verstappen? E ancora: cosa deve fare un pilota per poter essere certo della conferma?

Quando nel 2019 Marko decise durante la pausa estiva di sostituire in corsa Gasly con il rookie Albon, il francese aveva all’attivo il 35% dei punti che in quel momento deteneva Verstappen. Lo scorso anno lo stesso Albon ha chiuso la stagione con la metà dei punti di Max, bilancio ritenuto insufficiente. Al giro di boa della stagione 2021, Perez ha chiuso con il 55% dei punti di Verstappen, e questo non è un bilancio poi così lontano rispetto a quello di Albon, e da qui le speculazioni su un rinnovo che secondo diversi addetti ai lavori non è assolutamente scontato.

Perez, al suo primo anno in squadra, nella classifica generale dopo Budapest è quattro punti dietro Valtteri Bottas (il suo alter-ego in tuta grigia). Checo ha capitalizzato l’exploit di Baku (gara in cui ha colto una vittoria figlia di tante circostanze), ma il messicano ha bisogno ancora di tempo per poter sentirsi a casa in quella che di fatto è la dimora di Verstappen.

Il problema è però ciò che la squadra, ed in particolare Marko, si aspetta da chi occupa il box di fianco a quello di Max. La squadra ha sempre una certa fretta, e non potrebbe essere altrimenti visti gli obiettivi che insegue.

Ma viene da chiedersi se davvero l’obiettivo di Marko sia trovare il prossimo Verstappen, come ha più volte dichiarato. Ammesso anche che abbia il tocco magico per riuscirci (al momento non sembra esserci un nuovo Max nel vivaio Red Bull) quale sarebbe poi il vantaggio di avere due piloti ‘alpha’? Se si ritrovassero due Verstappen nello stesso box finirebbe in piena tradizione Highlander, ne resterebbe uno solo per selezione naturale, e dopo uno scontro fratricida che difficilmente andrebbe a combaciare gli interessi della squadra.

La rivincita di Gasly ha acceso la luce

Pierre Gasly, AlphaTauri AT02

Pierre Gasly, AlphaTauri AT02

Photo by: Charles Coates / Motorsport Images

C’è un aspetto che colpisce della vicenda di Gasly, uno dei pochissimi piloti riuscito a riscattarsi dopo una retrocessione Red Bull. Quando si entra a Milton Keynes è meglio contare solo su sé stessi, ed essere in grado di dare tutto e subito. Il francese nel 2019 ha pagato un prezzo molto alto ad un periodo negativo (nel confronto con Verstappen), ma in altre condizioni, ovvero quelle trovate alla Toro Rosso dopo la retrocessione improvvisa, ha cambiato passo.

Ora c’è da chiedersi se quella macchina al fianco di Verstappen sia una sorta di tritacarne in cui i piloti non riescono a dare il loro cento per cento. Perché non è tanto il confronto con l’olandese a condannare chi si siede in quella monoposto, quanto l’evidente difficoltà, per motivi più o meno misteriosi, nel riuscire a garantire il cento per cento personale.

A Gasly va riconosciuto il merito di aver reso questo aspetto molto evidente, e dopo la sua consacrazione come pilota di grande qualità appare incomprensibile come non sia stata considerato un suo ritorno in Red Bull. Marko è noto per i suoi modi bruschi quando decide di cambiare i piani, ma è anche giusto ricordare che il manager austriaco non ha esitato a fare dei passi indietro su alcune decisioni quando è stato necessario, come nei casi di Brandon Hartley e Daniil Kvyat.

Forse i motivi della mancata convocazione di Gasly sono altri, forse non è Marko a chiudere la porta al francese, o forse (come ultimamente si sente sempre più sussurrare) la porta è stata socchiusa. Certo, il Gasly attuale non è quello del 2019, non tanto nella guida quanto nelle sue certezze personali. La sfida è quella di tornare in quel box e lavorare senza guardare l’altra metà, la parte che destabilizza. Facile a dirsi, ma se c’è un pilota che oggi sembra avere tutto per accettare la sfida è proprio Gasly, se il francese sarà chiamato, e se risponderà in modo affermativo, sarà ben consapevole di cosa lo aspetta e avrà preparato le ‘armi’ per dire la sua.

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