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Red Bull: con Perez per puntare al titolo costruttori?

Con la scelta di Sergio Perez la Red Bull ha adesso due piloti di punta in grado di insidiare la Mercedes nella classifica riservata ai team, ma la scuderia di Horner sarà in grado di trattare il messicano alla pari di Verstappen?

Sergio Perez, Racing Point, primo classificato, festeggia al Parc Ferme

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

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La Red Bull rinnega la sua filosofia per puntare con decisione al titolo costruttori nel 2021? Sembra essere questa la volontà del team campione del mondo dopo la decisione di relegare Alexander Albon al ruolo di terzo pilota per far spazio a Sergio Perez.

Un vivaio in stand-by

Dopo il periodo d’oro vissuto con Sebastian Vettel, dal 2010 al 2013, la Red Bull non è più riuscita ad essere una delle pretendenti al titolo da quando è iniziata l’era turbo ibrida. La Mercedes ha letteralmente dominato la scena, riuscendo ad imporsi per sette anni di fila, ma nel 2017 e nel 2018 il team diretto da Toto Wolff ha avuto nella Ferrari un rivale piuttosto pericoloso.

La Red Bull, invece, si è dovuta accontentare di successi di tappa ed ha vissuto negli ultimi due anni un periodo travagliato per quanto riguarda la propria line-up.

Dopo l’addio a sorpresa di Daniel Ricciardo, passato nel 2018 in Renault, la scuderia anglo-austriaca ha deciso di restare fedele alla propria filosofia e promuovere i piloti del proprio vivaio senza guardare al mercato.

Max Verstappen è rimasto il punto fermo attorno al quale tutto è ruotato. Nel 2019 Helmut Marko ha deciso di promuovere Pierre Gasly dalla Toro Rosso alla Red Bull, ma dopo appena metà stagione, complice anche le deludenti prestazioni del francese, ha optato per un cambio in corsa riportando il campione GP2 nel team di Faenza per far spazio alla sorpresa Alexander Albon.

L’esperimento è sembrato funzionare, almeno fino al termine della passata stagione, ed il tailandese, salito sulla RB15 a Spa, è subito stato regolare andando a punti con una costanza impressionante sino a sfiorare il podio in Brasile prima che Hamilton, complice una manovra suicida, lo spedisse in testacoda.

Alexander Albon, Red Bull RB15. In Brasile, nel 2019, ha sfiorato il primo podio in carriera

Alexander Albon, Red Bull RB15. In Brasile, nel 2019, ha sfiorato il primo podio in carriera

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Le premesse per una crescita di Albon in questo 2020 sembravano esserci tutte, ma qualcosa non ha funzionato.

La RB16 è forse stata una vettura estremamente complicata per un pilota come Alex sicuramente non dotato dello stesso talento cristallino di Verstappen, e sin da inizio stagione il gap tra il tailandese ed il compagno di team è stato evidente.

Se in qualifica nessuno si sarebbe mai immaginato di vedere Albon davanti a Max, quantomeno in gara ci si attendeva che le prestazioni di Alexander potessero essere vicine a quelle del compagno di team.

La pista ha però offerto una realtà completamente diversa. Albon non ha mai trovato il feeling con la Red Bull RB16, lamentando spesso una scarsa fiducia con l’avantreno, ed ha offerto in molte occasioni prestazioni oggettivamente opache se non peggio.

L’unica soddisfazione in questo 2020 per il tailandese vice campione GP3 nel 2016 è stata quella di essere riuscito ad artigliare il terzo gradino del podio nel caotico GP del Mugello per poi imitare lo stesso piazzamento in Bahrain in una gara condizionata dall’assurdo incidente di Grosjean al via.

L’ultima gara di Abu Dhabi, poi, poteva essere l’occasione per dimostrare una possibilità per il prossimo anno.

Con le Mercedes in pista con le power unit a regime ridotto per evitare guasti imprevisti, ed un Lewis Hamilton per nulla in forma dopo aver contratto il COVID-19, la Red Bull ha recitato il ruolo di protagonista con Max Verstappen, mentre Albon è stato impalpabile.

L’olandese ha siglato la pole, strappando il giro più veloce a Bottas per appena 25 millesimi, ed in gara è subito scappato via per transitare sotto la bandiera a scacchi con addirittura 15 secondi di vantaggio sul finalese.

Albon, invece, non è mai riuscito ad aggredire, il sette volte campione del mondo ed ha concluso la sua esperienza da pilota ufficiale Red Bull con un quarto posto anonimo considerando le potenzialità espresse dalla RB16.

Helmut Marko si è così visto costretto a rinnegare la filosofia che ha contraddistinto la Red Bull nell’ultimo decennio ed ha deciso di non promuovere alcun pilota del vivaio per puntare con decisione all’esperienza di Sergio Perez.

Forse questa decisione può essere vista come un fallimento della gestione dei piloti junior da parte del super consigliere in questi ultimi anni.

E’ vero che Tsunoda nel 2021 debutterà in Formula 1 con AlphaTauri, ma è pur vero che senza l’inattesa crescita del giapponese al suo anno di esordio in Formula 2 la Red Bull non avrebbe avuto piloti pronti per il grande salto.

Aver bocciato prematuramente troppi ragazzi come Kvyat e Gasly e non aver avuto la pazienza di aspettare che dal vivaio maturassero i molti talenti a disposizione ha probabilmente lasciato spiazzato lo stesso Marko che adesso dovrà rivedere il proprio modus operandi per il futuro così da non ripetere gli stessi errori.

Perez una scelta per il costruttori?

La scelta di Perez, però, deve essere letta sotto un altro punto di vista. Se si guarda alla classifica del campionato piloti balza subito all’occhio come Max Verstappen abbia chiuso la stagione in terza posizione con un bottino di 214 punti, distante solo 9 lunghezze da Valtteri Bottas, mentre Alexander Albon ha concluso il campionato in settima piazza con gli stessi punti di Carlos Sainz, 105, e soltanto 7 lunghezze di vantaggio su un Leclerc alle prese con una disastrosa SF1000.

La classifica riservata ai costruttori, invece, ha visto la Mercedes prima con 573 punti seguita dalla Red Bull a quota 319.

In una stagione nella quale Bottas è spesso andato in crisi, alla scuderia diretta da Christian Horner è mancata una seconda punta che riuscisse quantomeno ad insidiare la Mercedes nella corsa al titolo riservato ai team.

Se torniamo a guardare la classifica piloti, infatti, si può notare come alle spalle di Verstappen abbia chiuso proprio quel Sergio Perez che, nonostante due gran premi di stop causa COVID-19, è riuscito ad ottenere 125 punti alla guida di una Racing Point di sicuro non all’altezza della Red Bull.

Il messicano, quindi, può essere quel valore aggiunto che manca al team di Horner dai tempi di Daniel Ricciardo.

Perez è sicuramente uno dei migliori interpreti delle gomme Pirelli. Ha una capacità di gestione degli pneumatici pari a quella di Lewis Hamilton e la prova è arrivata non solo con la vittoria ottenuta a Sakhir, ma anche al termine del rocambolesco GP di Turchia nel quale la delicatezza con la quale ha trattato le Pirelli intermedie gli ha regalato il secondo gradino del podio.

Sergio Perez, Racing Point RP20. In Turchia è stato uno dei maestri nel gestire le Pirelli intermedie

Sergio Perez, Racing Point RP20. In Turchia è stato uno dei maestri nel gestire le Pirelli intermedie

Photo by: Steven Tee / Motorsport Images

Dopo essere stato scaricato senza troppi complimenti da Lawrence Stroll, ed aver rischiato di trascorrere un anno sabbatico, Perez avrà adesso la possibilità di correre finalmente in un top team dopo anni trascorsi a centro gruppo.

La Red Bull, con questa scelta, punta con decisione al titolo costruttori dato che quello piloti anche per il prossimo anno sembra essere fuori portata vista la presenza di un cannibale come Lewis Hamilton.

Helmut Marko e Christian Horner, però, dovranno cambiare mentalità. Quel team “Verstappencentrico” che ha fatto perdere il sorriso anche a Daniel Ricciardo dovrà adesso essere gestito in modo diverso ed i due dovranno essere consapevoli che Sergio Perez dovrà essere considerato alla pari di Max se vorranno regalare alla Honda un successo prima dell’addio alla Formula 1.

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