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Raikkonen: "Ho molto rispetto per Allison, non commento la sua uscita"

Raikkonen non vuole entrare nelle questioni della squadra, ma pigia il piede sull'acceleratore sulla questione legata alle regole: "C'è troppa disparità di giudizio: non si può centrare la pole nel giro in cui si è rallentato per le bandiere gialle"

Kimi Raikkonen, Ferrari

Ferrari

Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari signs autographs for the fans
Max Verstappen, Red Bull Racing RB12 and Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H battle for position
Kimi Raikkonen, Ferrari on the drivers parade
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari as the grid observes the national anthem
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari

Kimi Raikkonen quando vuole sa dribblare le domande quasi meglio dei cordoli. “Iceman”, è bene chiarirlo, è solo apparentemente distaccato. Questione di atteggiamento, carattere, personalità. Ma sul pezzo, lui, c’è sempre. E non cade mai nei tranelli di qualche domanda più delicata o aggressiva del solito.

Oggi si è arrivati a Hockenheim sull’onda dell’annuncio della Ferrari che ha ufficializzato la separazione consensuale con l’ex direttore tecnico James Allison. L’onda lunga di questa decisione è ancora di estrema attualità nel paddock, ma chi ha provato ad avere un’opinione in merito da Raikkonen, è rimasto deluso.

Come commenti la fine della collaborazione con James Allison?
“Premetto che non sta a me, che sono un pilota, prendere decisioni che riguardano la struttura del team. Non voglio essere coinvolto in questioni che non sono di mia competenza. Ho molto rispetto per James, ed anche per questo motivo non commenterò nulla su quanto accaduto”.

Che voto dai al team e a te stesso sul lavoro fatto prima della pausa estiva?
“Non voglio dare voti. Non siamo dove vogliamo essere, sia come team che per me stesso. Sappiamo dove dobbiamo migliorare, e sappiamo anche che non è così semplice. Ma daremo tutto per riprovarci, ci vorrà un po’ di pazienza, ma lavoreremo sodo per recuperare”.

Continua ad esserci un divario tra la performance della Ferrari in qualifica e in gara. Come lo spieghi?
“La monoposto non era male in Ungheria, ma almeno per quanto mi riguarda, sappiamo cosa non ha funzionato in qualifica, e non ha nulla a che vedere con la performance della monoposto, ma con le condizioni trovate in pista. In gara abbiamo dimostrato che eravamo competitivi, avrebbe potuto essere una gara molto diversa per noi. Dipende molto dalla pista. Sul giro veloce siamo dietro le Mercedes, ma questo non significa che possiamo migliorare, ed è quello che stiamo provando a fare”.

In merito al tuo duello con Verstappen a Budapest, hai intenzione di sollevare qualche protesta nel briefing pre-gara che terrete qui a Hockenheim?
“Quello che è successo non si può cambiare. Il problema è che in ogni gara abbiamo commissari differenti, ed è umano avere un’opinione differente su certi episodi che vanno analizzati. Ci vorrebbe una visione più uniforme, un metro di giudizio stabile in tutte le gare. Quello che dico non è certo legato ad avere una posizione in più sulla griglia, ma ci vuole una visione più chiara nel rispetto delle regole, perché è difficile accettare che si possa aver rallentato in regime di doppia bandiera gialla ed aver ottenuto in quel giro la pole position. La regola è chiara: in quelle condizioni un pilota deve essere pronto a fermarsi. Quello che è successo non si cambia, ma in ottica futura abbiamo bisogno di maggiore chiarezza in merito”.

Alcuni piloti hanno preannunciato un briefing acceso in cui parlerete della questione legata alla doppia bandiera gialla di Rosberg….
“C'è sempre un gran parlare in Formula 1, ma la metà del tempo sono rumors. Non c'è niente di sbagliato nel parlare ma serve uno scopo, un obiettivo reale per migliorare le cose. Se voi foste presenti ai nostri incontri vedreste che negli ultimi dieci anni si è parlato sempre delle stesse cose. La maggior parte delle volte l’argomento sono le bandiere blu e i track-limit della pista, roba del genere. Ovviamente ora ci sarà un altro argomento in più. A volte emergono discussioni utili, ma vediamo cosa succede”.

Hai parlato con Verstappen o con Charlie Whiting su quanto accaduto in Ungheria?
“No, non ho avuto alcun colloquio. Il problema è che è difficile sapere cosa accadrà la prossima volta in una situazione simile perché magari chi giudicherà guarderà le cose in modo differente”.

 

 

 

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