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Qualifiche: con il Gattopardismo in F.1 non si cambierà niente

I team vogliono cambiare le qualifiche, magari tornando al format 2015, ma l'asse FIA-FOM conta sul fatto che le nuove proposte non piacciono a tutti, per cui è probabile che anche in Cina si vada con il shoot out tanto criticato.

Il vincitore della gara Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 Team

Foto di: Mercedes AMG

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team with media
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team W07
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Niki Lauda, Mercedes Non-Executive Chairman and Maurizio Arrivabene, Ferrari Team Principal
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Bernie Ecclestone, Jean Todt, FIA President and Christian Horner, Red Bull Racing Team Principal
Claire Williams, Williams F1 Team and Dave Ryan, Manor Racing Racing Director
Jean Todt, FIA President

E se quanto sta accadendo in Formula 1 sul tema “qualifiche” fosse solo un esemplare esercizio di gattopardismo? Senza entrare nuovamente nello specifico delle proposte fatte (l’ultima puntata è quella della somma dei tempi di due giri arrivata in Bahrain) l’unico dato che emerge è che pur provando a cambiare tutto, tutto in realtà resta uguale.

La storiella raccontata a voce bassissima nel paddock di Al Sakhir torna indietro di due settimane, descrivendo un Bernie Ecclestone ed un Jean Todt indispettiti dalla presa dei posizione dei team, riunitosi a Melbourne la domenica mattina del Gran Premio senza la presenza dei due rappresentanti di spicco della Formula 1 che hanno disertato la prova inaugurale del Mondiale 2016.

Le squadre hanno probabilmente commesso un errore, dando per scontato il ritorno al sistema 2015, vista l’unanimità di consensi riscontrata nella domenica australiana. Ma i regolamenti non li fanno i team, il loro ruolo è al massimo quello di un suggeritore di rilievo.

E probabilmente in FIA e FOM devono aver pensato di ricordarlo sia ai team che a tutto il sistema della Formula 1. Dopo essere abortita la votazione della proposta di Melbourne (sembra che la FIA avesse in realtà ritoccato quanto deciso dei team in Australia indispettendo Williams, McLaren e Red Bull), eccoci all’ultima puntata di Al Sakhir.

La proposta della somma dei tempi, sempre partorita dal tandem FIA-FOM, ha diviso le opinioni delle squadre. Ed era talmente facile prevederlo (è bastato vedere le differenti espressioni sul viso dei team principal all’uscita del meeting avvenuto domenica in Bahrain) da pensare che tutto faccia parte di un disegno ben preciso.

Ovvero: se non c’è unanimità, si va avanti con il sistema di qualifica attuale, cosa che tutto sommato sta bene a chi lo ha partorito.

Una domanda resta però ancora senza risposta. Ed è quella relativa ai motivi che hanno portato a questa situazione. Un addetto ai lavori nel paddock di Al Sakhir ha descritto bene la situazione:
“Hanno voluto dare delle medicine ad una persona che era in salute, ed ora si è ammalata proprio a causa dei farmaci. Così gli somministrano altre cure nella speranza di guarirlo”.

Le qualifica andava bene così com’era, anche perché tra i tanti fronti su cui il tandem FIA-FOM poteva intervenire con soluzioni migliorative, ne ha scelto proprio uno dal quale non erano mai giunte lamentele.

Forse tutto va inquadrato in una guerra di potere (che si traduce nel controllo del grande flusso di denaro che produce la Formula 1), dove ogni problematica non è importante in sé, ma diventa terreno di scontro per ben altri obiettivi.

Il cantiere “qualifiche” è quindi ancora aperto, e probabilmente lo rimarrà a lungo. Questa settimana ci sarà un altro incontro tra le squadre ed i rappresentati di FIA, FOM e Pirelli, ma in merito alla possibilità che si possa arrivare ad un accordo unanime c’è molto pessimismo.

E questo è solo l’antipasto. Perché lo scontro ben più feroce è atteso sul fronte della definizione dei regolamenti tecnici che saranno le linee guida per il Mondiale 2017.

Se il gattopardismo si espanderà anche su quel tavolo, non c’è che da aspettarci un lungo tira e molla che si concluderà con un nulla di fatto davanti ai tempi minimi richiesti dagli ingegneri delle squadre per poter progettare e realizzare nuovi progetti.

Il pronostico di molti addetti ai lavori è chiaro: posticipo di dodici mesi.

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