Piero Ferrari: "Vorrei vedere la Rossa correre a Indianapolis"
Piero Ferrari festeggia domani 75 anni e a La Gazzetta dello Sport racconta i suoi inizi a Maranello, ma anche i suoi sogni: "Mi piacerebbe vedere la Rossa a Indianapolis".
Con la Formula 1 ferma, c'è comunque un Ferrari che taglia un traguardo importante. Si tratta di Piero Ferrari, figlio di Enzo, che domani 22 maggio 2020 compirà 75 anni.
"Un numero che non vorrei più festeggiare", ha ammesso Piero, che in vista del suo compleanno ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport.
"Festeggerò con una una cena con famiglia e nipoti. Che regali mi piacerebbe ricevere? Dalla F1 niente, perché non si sa nemmeno se correrà. Avevo ordinato una macchina, ma non sarà prodotta. Quindi... aspetto Natale".
Rimanendo in argomento regali, Piero ha sottolineato come il 10% della Ross sia stato quello pù significativo ricevuto da papà Enzo: "E' stato quello, anche se avrei preferito un'auto! Me ne ha regalate tante. Se gli chiedevo ad esempio un quadro che costava un milione di lire, mi diceva: 'come, un milione?'. Però se c'era da sborsarne uno e mezzo per una macchina non diceva niente".
A 16 anni il suo primo, vero approccio con la Ferrari intesa come impresa: "Ci entrai a 16 anni. Una sera mio padre mi portò a cena e poi mi disse: 'Devo passare in ufficio un momento, vieni con me'. Feci un giro dei reparti. Me la ricordo ancora bene, era un venerdì sera. Eravamo io, lui e un sorvegliante".
Piero racconta anche quando, e soprattutto come, entrò a lavorre in Ferrari. Avvenne nel 1965: "Era appena morta mia nonna e tra le sue volontà c'era che lavorassi a Maranello. E per papà quello che diceva sua madre era come un ordine".
Passando a parlare in Formula 1, ma sempre in ottica Ferrari, Piero ha fatto due nomi importanti. Ovvero quello del pilota e dell'ingegnere a cui è stato più affezionato.
"Jody Scheckter. Una persona molto intelligente. E' stato un grande pilota, ha vinto un mondiale e poi ha deciso di cambiare vita e ha avuto successo anche come imprenditore. Veniva descritto come un orso, invece aveva un grande senso dell'umorismo. Per quanto riguarda il tecnico, purtroppo non c'è più: Harvey Postlethwaite. Fu il primo dei tecnici inglesi ad approdare a Maranello. Se poi pensiamo a chi ha lasciato l'impronta più importante, Mauro Forghieri".
Interessante infine il pensiero di Piero su un possibile coinvolgimento della Ferrari in altri campionati del motorsport una volta introdotto il budget cap in F1.
"Indianapolis mi piace. Ho avuto il piacere di esserci con Giampaolo Dallara il giorno in cui ha colto la prima vittoria alla 500 Miglia. La Ferrari c'era stata con Ascari... Poi negli anni 80 costruimmo una F.Indy per dare un segnale a FIA e FOCA, ma non fece mai un km. Sotto sotto credo che a mio padre avrebbe fatto piacere vincere là".
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