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Piero Ferrari spiega la rivoluzione: "Abbiamo dato continuità tecnica alla Scuderia"

Il vice-presidente del Cavallino ha motivato con la Gazzetta dello Sport il cambio al vertice della Gestione Sportiva con Binotto al posto di Arrivabene. E Piero blinda anche il ruolo di CEO di Louis Camilleri: "E' arrivato da poco, lasciamolo lavorare".

Piero Ferrari, vicepresidente Ferrari

Foto di: Franco Nugnes

La nomina di Mattia Binotto a team principal Ferrari ha dato un impulso alla borsa sui titoli del Cavallino che dopo una serie di ribassi hanno ripreso a crescere, segno che l’incertezza che regnava nella Scuderia stava condizionando anche i titoli.

Piero Ferrari, nel suo ruolo di vice-presidente ed azionista, ha avuto un ruolo attivo nella rivoluzione al vertice del Reparto Corse che ha portato all’uscita di Maurizio Arrivabene, per dare pieni poteri a Mattia Binotto.

“Tutto è avvenuto prima di Natale – ha detto il figlio del fondatore alla Gazzetta dello Sport – poi per varie ragioni avevamo pensato di non divulgare la decisione. Non voglio entrare nei particolari, anche perché io posso parlare solo da azionista, ma dico solo che c’è stato un confronto fra noi soci, con John Elkann e alla fine abbiamo agito nell’esclusivo interesse della Ferrari”.

Avete dato seguito al piano che era di Marchionne…
“Lo avete scritto un po’ tutti, ma a noi premeva preservare la continuità tecnica, senza creare alcuna turbativa nella struttura della Scuderia”.

Piero lancia anche un altro segnale molto chiaro…
“Io dico che bisogna concedere il tempo sufficiente per lavorare a Louis Camilleri che è arrivato da poco in Ferrari e ha indubbiamente un suo stile, diverso da quello di Marchionne, a sua volta unico e inimitabile”.

Questa dichiarazione spegne le voci di chi ha parlato di clamorosi rientri a Maranello: Stefano Domenicali, attuale presidente e CEO di Lamborghini, è stato fra i nomi vagliati a Torino per succedere a Marchionne dopo la prematura scomparsa del presidente. L'ex team principal è molto legato a Binotto: faceva parte del poker di manager, insieme a Luca Colajanni e Mario Almondo che sono cresciuti insieme nelle file del Cavallino, scalando i vari gradi del Reparto Corse.

E c’è chi non escluderebbe dalla partita anche Alfredo Altavilla, il braccio destro di Sergio che se n’è andato sbattendo la porta quando gli è stato preferito Mike Manley al vertice di FCA. Un recupero, molto, molto difficile ma per alcuni non impossibile...

Piero Ferrari preferisce placare le acque: il bilancio del Cavallino che verrà presentato sarà da record ed, eventualmente, ci sarà tempo per rivedere l’assetto manageriale. L’importante è che adesso la monoposto siglata 670 dimostri di essere in grado di lottare per il titolo mondiale con Sebastian Vettel e Charles Leclerc…

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