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Analisi

Perché il 3° titolo di Senna è il migliore della sua carriera

Dopo le scorie del controverso campionato del 1990, Senna conquistò il terzo titolo iridato la stagione successiva piegando la forza della Williams di Nigel Mansell.

Ayrton Senna, McLaren MP4/6

Foto di: Sutton Motorsport Images

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Il campionato 1991 di Formula 1 non è rimasto nella memoria collettiva per gli episodi controversi delle stagioni precedenti, ma non per questo è meno importante soprattutto alla luce del modo in cui Ayrton Senna è riuscito a conquistare il titolo.

Quella stagione viene spesso ricordata per il poker di vittorie del brasiliano ad inizio stagione e per la scarsa affidabilità della Williams.

Quell’inizio di campionato ha sicuramente regalato ad Ayrton delle solide fondamenta, ma la battaglia è stata più difficile di quanto possa sembrare specie considerando come il ritardo in classifica di Mansell si fosse ridotto dopo un tris di vittorie consecutive.

La minaccia della Williams al dominio della McLaren Honda emerse sin da subito. Già al secondo appuntamento in Brasile Mansell riuscì ad inseguire Senna per tutta la gara, ed ottenere anche il giro più veloce, prima di essere costretto al ritiro per problemi al cambio della sua FW14.

Ayrton, però, dovette tirare fuori una prestazione superba e riuscì a vincere nonostante il cambio della sua McLaren bloccato in sesta marcia.

Ayrton Senna, McLaren MP4-6 Honda, GP del Brasile del 1991

Ayrton Senna, McLaren MP4-6 Honda, GP del Brasile del 1991

Photo by: Rainer W. Schlegelmilch

Patrese, che proprio in Brasile non era riuscito a sfruttare i problemi di Senna, fu in grado di brillare sul bagnato nel successivo appuntamento di Imola, ma anche in questo caso un problema tecnico sulla Williams costrinse il team di Sir Frank ad alzare bandiera bianca e ad assistere alla doppietta McLaren con Senna primo davanti a Berger.

Anche a Monaco il brasiliano ha dominato, mentre Mansell è riuscito a conquistare i primi punti stagionali con il secondo posto.

La Williams rialzò la testa nelle qualifiche del Canada monopolizzando l’intera prima fila con Patrese in Pole. Mansell avrebbe potuto vincere la gara se un problema al motore non lo avesse beffato all’ultimo giro. Questo inconveniente consentì a Piquet di ottenere la ventitreesima ed ultima vittoria della sua carriera.

La rimonta della Williams proseguì in Messico. Senna andò a sbattere alla Peraltada, mentre Patrese riuscì ad ottenere non solo la pole ma anche la vittoria davanti a Mansell, mentre la McLaren completò il podio tagliando però il traguardo con un ritardo di quasi un minuto.

“Se non riusciremo a cambiare le cose in fretta avremo molti problemi nel corso della stagione” aveva dichiarato Senna. Era soltanto la sesta di sedici gare.

Successivamente Mansell riuscì a sbloccarsi conquistando tre vittorie consecutive in Francia, Gran Bretagna e Germania. Senna, invece, finì senza benzina sia a Silverstone che ad Hockenheim sia a imprecisione nelle letture del consumo che a seguito di cambiamenti nelle specifiche del carburante.

Improvvisamente le mani di Senna sul titolo sembravano meno solide: “Sono migliori di noi al momento come pacchetto”, ha dichiarato Senna a Silverstone dove la McLaren aveva portato cinque vetture.

In molti appuntamenti la Honda ha fornito più specifiche di motore e la Shell ha portato diverse tipologie di carburante.

Tuttavia, da metà stagione in avanti c’erano ormai pochi dubbi che la Williams fosse la vettura più veloce. Con sette gare alla fine, Mansell aveva soltanto 8 punti di ritardo da Senna ed il team di Sir Frank aveva già superato la McLaren nel Costruttori.

“Stiamo aspettando degli aggiornamenti a breve”, ha dichiarato Senna a Hockenheim. “Per stare al passo con le Williams abbiamo bisogno di molto più e ne abbiamo bisogno in fretta perché il campionato è ancora aperto. Non possiamo competere con le prestazioni che le Williams-Renault hanno in questo momento”.

La pressione di Senna sulla McLaren e, in particolare sulla Honda, aumentò. Aveva goduto di un rapporto speciale con il costruttore giapponese sin dalla sua stagione del 1987 con la Lotus e la Honda accontentò Ayrton con un V12 ampiamente rivisto per il GP d'Ungheria di agosto.

Il weekend dell’Hungaroring, che ebbe luogo pochi giorni dopo la scomparsa di Soichiro Honda, fu cruciale. Senna, infatti, non conquistava una pole da Monaco a maggio ma in qualifica surclassò il duo Williams infliggendo un gap di 1’’2.

Ayrton Senna, McLaren MP4-6 Honda

Ayrton Senna, McLaren MP4-6 Honda

Photo by: Rainer W. Schlegelmilch

Quella è forse stata una delle qualifiche migliori di Ayrton, ma il merito è stato anche del nuovo motore Honda in grado di raggiungere i 14.800 giri i breve tempo.

La prima vittoria decisiva per la conquista del titolo Senna la conquistò proprio in Ungheria. Scattato dalla pole riuscì a tenere alle sue spalle Patrese per 44 giri prima che l’italiano lasciasse spazio a Mansell per provare l’attacco.

L’inglese, però, non riuscì mai a trovare il varco, complice anche la maggiore velocità in rettilineo della McLaren derivante dal V12 Honda. Lo slancio di Mansell era sotto controllo.

“Le Williams erano più veloci di me oggi, ma sono rimasto in prima posizione alla prima curva e i sorpassi qui sono molto difficili”, ha dichiarato Senna. “Fortunatamente ero veloce sul rettilineo così da impedire a Riccardo e Nigel di non avvicinarsi alla prima staccata”.

“Per la prima volta da Monaco sono arrivato in gara convinto di poter vincere”.

In Belgio Senna e Prost monopolizzarono la prima fila, ma il giorno dopo Ayrton centrò il suo successo più fortunoso. Il motore della Ferrari di Prost andò in fiamme nelle battute iniziali, mentre Mansell fu costretto al ritiro per problemi elettrici ed identica sorte toccò ad Alesi, anche lui tradito dal motore.

Senna salì al comando ma il cambio della sua McLaren iniziò a fare le bezzi e la Jordan di Andrea de Cesaris diventò la minaccia più grande fino a che il motore della vettura non esplose.

Quelle due vittorie di agosto consentirono a Senna di portare a 22 i punti di vantaggio su Mansell e la McLaren tornò daccapo davanti alla Williams nel Costruttori. Il leone inglese avrebbe dovuto battere Senna in tutti gli ultimi cinque appuntamenti della stagione, con Patrese che si sarebbe dovuto piazzare tra Mansell e la McLaren in almeno una gara in base all’allora nuovo sistema di punteggio.

A Monza Mansell fece tutto alla perfezione prendendo il comando a 20 giri dalla fine e tenendo così aperte le speranze di titolo, e lo stesso scenario si stava configurando anche in Portogallo quando Nigel scattò alla perfezione dalla quarta casella per portarsi subito in seconda posizione ed approfittare poi della porta lasciata spalancata da Patrese per salire in testa nelle prime fasi. Poi fu il disastro.

Al pit i meccanici non avvitarono la posteriore destra della monoposto di Mansell e questo fu un duro colpo. La gara fu vinta da Patrese, ma Senna, grazie al secondo posto, portò daccapo il vantaggio a 24 punti su 30 rimanenti.

Mansell vinse in maniera brillante il successivo GP di Spagna, rimasto nella memoria per il ruota a ruota con Senna, mentre il brasiliano quel giorno mise in scena una delle sue apparizioni peggiori chiudendo al quinto posto. Quella è forse stata l’unica gara della stagione del 1991 nella quale Ayrton ha regalato dei punti al suo rivale, ma poteva ancora godere di 16 lunghezze di vantaggio.

In Giappone la McLaren giocava praticamente in casa. In qualifica Mansell ottenne il terzo tempo con un ritardo di 222 millesimi, ma riuscì a girare 2 secondi più veloce di Patrese. Al via Senna lasciò scappare Berger in testa, mentre un Mansell frustrato non riusciva a superare la McLaren.

Nigel Mansell, Williams, Ayrton Senna, McLaren

Nigel Mansell, Williams, Ayrton Senna, McLaren

Photo by: Motorsport Images

Quando Nigel arrivò largo alla prima curva e finì nella ghiaia, il titolo era ormai di Ayrton. Senna ha lasciato il successo a Berger ed ha poi celebrato il terzo campionato piloti in Australia in quella che è passata alla storia come la gara più breve della Formula 1 a causa delle piogge monsoniche che avevano colpito Adelaide.

“Non era affatto una gara, era una sfida per cercare di rimanere in pista. Era impossibile” dichiarò Senna che concluse quella stagione con sette vittorie e un margine di 24 punti su Mansell.

“In generale, Ayrton ha avuto più fortuna dal punto di vista dell’affidabilità, ma alla fine ha svolto il lavoro in modo egregio ed ha meritato il titolo” ha commentato Berger che in quella stagione chiuse al quarto posto con la metà dei punti del suo compagno di team.

A titolo conquistato, Senna ammise di aver deliberatamente buttato fuori pista Prost l’anno precedente a Suzuka, ma affermò anche come la stagione del 1991 fosse stata più pulita e soddisfacente.

“È stato un campionato emozionante per me”, ha detto Senna. “Il 1990 è stato un campionato triste. Nel 1991 siamo riusciti a fare un campionato pulito. È stato un campionato esemplare dal punto di vista tecnico e sportivo e spero che sia un esempio, non solo per me, ma per tutti coloro che gareggiano in F1”.

Quella fu anche una stagione nella quale Senna andò a punti in ogni occasione che la sua vettura glielo permise. I critici potrebbero sostenere che il suo stile di guida contribuì a far esaurire in anticipo il carburante in Inghilterra e Germania, mentre Berger restò senza benzina dopo il traguardo, ma in realtà soltanto in Spagna Ayrton regalò punti al suo diretto rivale.

Senna è stato anche l’elemento chiave per spingere al massimo il lavoro della McLaren e della Honda dietro le quinte estraendo il massimo dal mezzo che aveva a disposizione ad ogni gara.

Se il titolo del 1990 rimarrà per sempre macchiato per l’incidente di Suzuka, quello del 1991 è stato senza dubbio il più brillante dei tre conquistati perché privo di controversie in pista. Aveva bisogno di un po' di fortuna, che si presentò sotto forma dei problemi di affidabilità della Williams, e la sfruttò al massimo.

I suoi sforzi del 1993 per cercare di lottare contro una Williams-Renault nettamente superiore sono incastonati nella memoria degli appassionati, ma la stagione del 1991, durante la quale ha lottato contro quel binomio che avrebbe monopolizzato gli anni successivi, dovrebbe essere considerata come una delle più belle pagine della storia della Formula 1.

Ayrton Senna, McLaren MP4/6 Honda

Ayrton Senna, McLaren MP4/6 Honda

Photo by: Motorsport Images

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