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Pedro Rodriguez, 50 anni dopo: le 10 gare più belle

Sono passati 50 anni dalla tragica scomparsa di Pedro Rodriguez, avvenuta nel corso di una gara per prototipi al Norisring. Motorsport.com ha deciso di omaggiare il messicano scegliendo di raccontare le sue 10 gare più belle della carriera.

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Due vittorie nel Mondiale di F1, nessuna pole position e un solo successo alla 24 Ore di Le Mans non rendono affatto giustizia alla carriera di Pedro Rodriguez.

Il messicano fu una stella del team BRM e JW Automotive Engineering Gulf, fu uno dei piloti più forti della sua epoca sul bagnato e fu quasi certamente il miglior pilota che guidò la temibile Porsche 917.

Al momento della sua morte, in una gara di Interserie al Norisring avvenuta nel luglio del 1971, Rodriguez era all'apice della sua carriera. Forse, nel motorsport internazionale, solo dietro a Jackie Stewart e Kacky Ickx in quanto a talento. 50 anni dopo la sua morte, Motorsport.com ha deciso di scegliere le sue 10 vittorie più belle della carriera.

In questa selezione troverete i commenti di coloro che erano sul posto, le macchine e gli avversari coinvolti, senza dimenticare le circostanze e le situazioni storiche in cui vennero effettuate le gare.

10. 1967, GP del Sudafrica, Kyalami

Rodriguez powers to his first F1 victory

Rodriguez powers to his first F1 victory

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Cooper T81
Posizione di partenza:
Risultato finale:

Questa gara è più famosa per la quasi vittoria del pilota privato John Love al volante della sua Cooper T79, ma è stata una performance strepitosa da parte di Rodriguez. Pedro era solo alla sua nona gara nel Mondiale di F1, l'inizio della sua prima, vera stagione di F1.

Rodiguez si qualificò al quarto posto, davanti al suo compagno di squadra e pilota di punta del team Jochen Rindt, ma alle spalle della Lotus di Jim Clark e delle Brabham del campione del mondo in carica Jack Brabham e del suo compagno di squadra Danny Hulme.

Tra le preoccupazioni dovute alle gomme e al caldo soffocante, Rodriguez è rimasto quarto nelle fasi iniziali. Purrtoppo un guasto al cambio - perse seconda e quarta marcia - lo fece scivolare in settima posizione, ma continuando a correre, senza desistere.

"Nella posizione in cui si trovava Pedro, Jochen non avrebbe mai continuato a correre senza essere in grado di sfruttare in pieno la vettura", disse Roy Salvadori, team manager della squadra. "Ma Pedro doveva assolutamente guadagnarsi il posto in squadra e ha perseverato".

Poi, anche gli altri iniziarono ad avere problemi. Rindt si ritirò a causa di un guasto al motore Maserati. Il motore di Brabham andò in stallo e la Eagle di Dan Gurney si ritirò per un guasto a una sospensione.

Rodriguez si trovò al quarto posto, superò la Honda di John Surtees, in difficoltà a sua volta. Con 23 giri ancora da percorrere e un giro alle spalle del leader della gara Danny Hulme, Pedro si trovò in testa dopo il ritiro di Hulme a causa di un guasto ai freni.

A quel punto, però, in testa si trovò Love, il quale aveva 21 secondi di vantaggio su Rodriguez. Sebbene la sua Cooper fosse equipaggiata da un serbatoio supplementare, Love fu costretto a fermarsi per un rabbocco di carburante.

Rodriguez si trovò in testa, anche se dovette abbassare il suo ritmo per preservare carburante negli ultimi giri. Riuscì nel suo intento e portò così a casa il primo successo della carriera in Formula 1, divenendo anche il primo messicano a compiere un'impresa del genere.

9. 1970, Norisring 200

Pedro Rodriguez, 1970 Le Mans

Pedro Rodriguez, 1970 Le Mans

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Porsche 908/02
Posizione di partenza:
Risultato:

Senza aver la possibilità di correre al volante della Porsche 917 come invece previsto da tempo a causa della mancanza del motore, Rodriguez passò alla 908 di Richard Bostrom per il primo turno dell'Interserie del 1970. Si trovò a lottare contro auto come la nuova March 707 da 7.6 litri e diverse Lola 170 con motori potenti. La 908 di 3 litri non era certo una vettura concorrente di primo piano.

Rodriguez si qualificò nono, davanti a un giovane Niki Lauda, che Psdro aveva aiutato a imparare il tracciato al volante di una vettura simile. Una pioggia iniziale nella prima fase di gara gli diede un'opportunità. Riuscì a piazzarsi davanti alle vetture più potenti e quando la T70 di Teddy Pilette si ritirò, la 908 passò brevemente al comando.

Rodriguez scivolò indietro quando la pista iniziò ad asciugarsi, ma era ancora molto avanti rispetto alle altre vetture 3 litri e così diede vita a una bella lotta con la Lola 5,7 litri condotta da Richard Attwood. Quando l'ammortizzatore posteriore della Lola di Attwood si ruppe, Rodriguez fu proiettato al quinto posto, ben davanti a Lauda e battuto dalle sole 917, una Ferrari 512S e la 707.

La seconda manche di gara fu meno spettacolare, ma l'acceso duello tra i leader aiutò Rodriguez a salire al terzo posto. Questo è stato anche il risultato finale nella classifica generale ottenuto dal messicano, alle spalle delle due 917 e staccato di appena un giro dopo quasi 2 ore di gara.

Rodriguez chiese agli organizzatori di trovargli una vettura migliore per l'evento dell'anno successivo, qualora avessero voluto vederlo tornare a correre. Sfortunatamente, visto quanto acaduto 12 mesi più tardi, non furno in grado di farlo...

8. 1971, BRDC International Trophy, Silverstone

Pedro Rodriguez, 1971 Dutch GP

Pedro Rodriguez, 1971 Dutch GP

Photo by: Motorsport Images

Bettura: BRM P160
Posizione di partenza: 10°
Risultato finale:

Questa gara non valida per il campionato e composta da due manche è meglio conosciuta come l'ultima vittoria di Graham Hill in F1, ma in questo evento c'è stato molto di più. Vi era l'assenza delle Ferrari, ma la griglia di partenza era comunque molto competitiva con 15 monoposto F5000 che si univano a 16 monoposto di F1.

Rodriguez, Jo Siffert ed Henri Pescarolo avevano incastrato questo evento pur prendendo parte alla 1.000 km di Spa, che Pedro e Jackie Oliver avrebbero vinto alla velocità record di 154.8 miglia orarie in una schiacciante dimostrazione di superiorità delle Porsche 917 il giorno dopo l'International Trophy. I tre dovettero dunque qualificarsi in condizioni poco ideali. Il migliore fu Rodriguez, ma solo centrando il decimo tempo nello schieramento 4-3-4.

Rodriguez iniziò a progredire sin dall'inizio, mentre la Tyrrell dell'autore della pole Jackie Stewart fece il ritmo nella parte anteriore dello schieramento. Rodriguez era il più veloce di tutti in pista, meno che di Stewart. Per questo riuscì a recuperare sulla Brabham di Hill e sulla Matra di Jean-Pierre Beltoise.

Dopo 10 dei 26 giri previsti, la lotta si infiammò. Stewart era davanti, ma dietro, per la seconda posizione, tutto era a dir poco bollente. Rodriguez era incollato letteralmente al retrotreno della Brabham di Hill, sino a quando alla Woodcote Hill e Rodriguez si trovarono appaiati, uno accanto all'altro, ruota a ruota.

La prima manche di gara si concluse con Stewart davanti a Rodriguez e Hill. Nella seconda manche Rodriguez scattò dalla prima fila. La BRM partì forte, superando Stewart. iIl pilota della Tyrrell finì contro le barriere a causa del gas rimasto spalancato, bloccato.

Questo ha portato Rodriguez al comando della gara, rendendolo di fatto il favorito dell'evento. Rodriguez, però, non riuscì a scrollarsi di dosso la Brabham di Graham Hill, che a un certo punto della seconda manche di gara prese il comando. Rodriguez fu rallentato da una foratura e dopo essere tornato in pista era quasi un giro dietro Hill.

Mentre Hill si involò verso la vittoria, Rodriguez riuscì a risalire sino all'ottavo posto. Questo fu sufficiente per ottenere il quarto posto nella classifica generale ma, di fatto, fu un'occasione persa.

7. 1968, 24 Ore di Le Mans

Pedro Rodriguez, Lucien Bianchi 1968 Le Mans 24 Hours

Pedro Rodriguez, Lucien Bianchi 1968 Le Mans 24 Hours

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Ford GT40
Posizione di partenza:
Posizione di arrivo:

La preparazione del team JWA Ford per la 24 Ore di Le Mans non era andata bene. Il pilota di punta Jacky Ickx ha dovuto dare forfait assieme all'infortunato Biran Redman dopo essersi rotto una gamba in un incidente nei test del GP del Canada, andato in scena il fine settimana precedente. Il boss del team John Wyer voleva Derek Bell come sostituto, ma Ferrari non lo avrebbe mai concesso.

Così a essere portato nel team e condividere la macchina principale con Lucien Bianchi è stato Pedro Rodriguez. Pedro era sempre stato impressionante alla 24 Ore di Le Mans, essendo una spina nel fianco del team ufficiale Ferrari quando guidava le auto del team North American Racing assieme al fratello Ricardo nei primi anni 60, qualificandosi come più veloce nell'edizione del 1963.

La fortuna, però, non era mai stata con lui. Nelle sue prime 10 partenze, il risultato migliore era stato un settimo posto. Ma aveva sviluppato esperienza riguardo a ciò che era necessario per prendersi cura delle vetture nei giorni chiave.

Rodriguez si qualificò al quarto posto, ma non partì in maniera fulminante. Le Porsche 908 impressero un ritmo molto veloce a inizio corsa. La sua GT40, anche se in ritardo a causa di un precoce cambio gomme per passare da quelle da bagnato a quelle da asciutto. Questa scelta fu fatta dopo una foratura patita da Paul Hawkins, che però non intaccò la gara del team.

Le Ford GT40 erano in continua rimonta nel corso delle prime ore. Poi, a 4 ore dal via, accadde una cosa che spianò la strada alle vetture dell'ovale blu. La Porsche di Siffert/Hermann fo costretta al ritiro a causa di un guasto alla trasmissione. A quel punto le GT40 si trovarono in prima e seconda posizione. Questo veniva invertito a ogni cambio gomma, ma il risultato sembrava acquisito.

La GT40 di Hawkins/Hobbs uscì dalla lotta per la vittoria a causa di un guasto alla frizione, che costrinse il team a richiamare la vettura ai box e sostituire la componente danneggiata. L'equipaggio fu poi costretto al ritiro a causa della rottura del motore attorno alla decima ora di gara. Con le Porsche afflitte da problemi all'alternatore durante la notte, gli implacabili Rodriguez/Bianchi sembravano essere sempre più sicuri in testa.

Bianchi fu protagonista di un testacoda sotto la pioggia, ma l'unica GT40 rimasta in gara era a 4 giri di distanza. Le condizioni meteo variavano di continuo ed erano terribili (fu una delle gare più umide della storia della 24 Ore di Le Mans), ma Rodriguez/Bianchi continuarono ad aumentare il loro vantaggio sebbene avessero deciso di rinunciare a sfruttare tutta la potenza del loro V8.

Il telaio 1075, che avrebbe vinto di nuovo la 24 di Le Mans nel 1969, corse senza grossi problemi, con Rodriguez/Bianchi vinse con 5 giri di vantaggio sui primi inseguitori e conquistarono il titolo per la Ford.

"Pedro e Lucien guidarono in modo impeccabile, guidando la vettura come se fosse fatta di vedro. Effettuarono cambi di marcia lenti, delicati, così come usarono delicatamente la frizione", disse Wyer nel suo famoso libro The Certain Sound.

Per Rodriguez non fu la gara più difficile. La descrisse come "Molto noiosa", ma aveva fatto esattamente quello che avrebbe dovuto fare, stabilendo un rapporto importante con una delle grandi squadre dell'endurance nel motorsport.

6. 1968, Race of Champions, Brands Hatch

Rodriguez chases after Stewart, 1968 Race of Champions

Rodriguez chases after Stewart, 1968 Race of Champions

Photo by: Motorsport Images

Vettura: BRM P133
Posizione di partenza: 14° (qualificato 7°)
Posizione di arrivo:

Superato dal compagno di squadra Mike Spence (su BRM P126) nelle prove, Rodriguez si qualificò solo al settimo posto per questo evento non valenvole per il Mondiale, che però diede il via alla stagione europea di Formula 1. La sostituzione di una componente sul suo motore prima della partenza, lo relegò poi in ultima posizione.

Questo preannunciò solo il tipo di grinta che sarebbe poi diventato il marchio di fabbrica di Rodriguez. Nel primo quarto di gara risalì sino a tornare in Top 6, prima di entrare in lotta per il quarto posto con la Ferrari di Chris Amon e la McLaren del campione del mondo in carica Danny Hulme.

Rodriguez riuscì presto a superare entrambi alla curva Paddock Hill, il suo punto preferito del circuito per effettuare sorpassi, mentre il ritiro di Spence portò il messicano al terzo posto. La nuova M7a di Bruce McLaren era lontana, ma Pedro riuscì ad avvicinarsi alla Matra MS10 di Jackie Stewart.

Arrivati assieme a metà gara, la Matra di Stewart iniziò ad accusare qualche problema. Così Rodriguez riuscì a superarla e a piazzarsi al secondo posto. McLaren andò a vincere comodamente la gara con 14"2 di vantaggio sul messicano, il quale, però, riuscì a impedire al team di Woking di ottenere la doppietta, relegando Hulme al terzo posto.

5. 1970, 1000 Km di Monza 

Rodriguez outclassed Ferrari on its home turf for famous Monza victory

Rodriguez outclassed Ferrari on its home turf for famous Monza victory

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Porsche 917K
Posizione di partenza:
Posizione di arrivo:

Prima del quarto round del Mondiale Sportscar del 1970 non era ancora chiaro che la Porsche avesse per le mani un vantaggio decisivo nei confronti della Ferrari. Le 917 del team Guf JWA avevano vinto a Daytona, ma non erano riuscite a farlo a Sebring, luogo in cui furono le Rosse ad avere la meglio. E le condizioni di bagnato trovate a Brands Hatch erano state poco decisive per le prestazioni delle vetture tedesche. Per la 1000 Km di Monza, la Ferrari aveva iscritto tre modelli 512S ufficiali per quella che poteva essere considerata una delle gare di casa.

La battaglia fu feroce, e questo aspetto venne sottolineato dall'alternanza Porsche-Ferrari in griglia di partenza. Rodriguez non riuscì a fare meglio del quinto tempo. Partita la gara, però, il messicano si lanciò immediatamente nella lotta al comando della corsa con il compagno di squadra Jo Siffert, battagliando con la Ferrari di Ignazio Giunti e la Porsche 917 del team Salzburg di Vic Elford. Questa utilizzava un nuovo motore da 4,9 litri rifiutato però dal team JWA dopo una perdità d'olio avvenuta durante le prove.

Siffert, però, fu costretto ad abbandonare la vetta della corsa nel tentativo di evitare un doppiato, consegnando il comando a Elford. Quando Kurt Ahrens Jr ha preso il volante della 917, Rodriguez riuscì a colmare il divario sebbene avesse un motore meno potente rispetto a quello in dotazione all'avversario. A quel punto, però, un guasto a una gomma mise la 917 di Ahrens Jr fuori gara.

Rimase così una sola 917 in lotta per la vittoria, con Leo Kinnunen - che Wyer aveva calcolato 1"5 più lento al giro rispetto a Rodriguez - che si fece recuperare da Giunti. Un eccellente lavoro svolto ai box dalla Porsche permise alla 917 di rimanere davanti a tutti una volta tornato al volante Rodriguez.

"Era evidente quanto Rodriguez fosse più forte rispetto al compagno di squadra nel traffico", notò Patrick McNally di Autosport. "Era molto difficile tenere il loro passo e per questo fu una gara molto dura", disse invece Rodriguez nel film fatto dalla Gulf al termine della stagione 1970 chiamato A Year to Remember.

Amon fu messo al volante della Ferrari 512S dell'equipaggio formato da Ignazio Giunti e Nino Vaccarella, ma non fu sufficiente per recuperare su Rodriguez. La Ferrari dovette accontentarsi del secondo, terzo e quarto posto, mentre il messicano, che guidò la corsa per 139 giri dei 174 previsti, vinse con una velocità media di 144,6 miglia orarie.

"Monza è stata una gara davvero dura", ha ricordato Wyer in The Certain Sound. "Ferrari era sul suo terreno di casa, aveva mandato una squadra molto forte, con tutti i suoi migliori piloti. Pedro, per vincere, ha dovuto lottare molto duramente".

4. 1971, GP d'Olanda, Zandvoort

Rodriguez and Ickx enjoyed epic wet-weather scrap between Zandvoort's famous dunes

Rodriguez and Ickx enjoyed epic wet-weather scrap between Zandvoort's famous dunes

Photo by: Motorsport Images

Vettura: BRM P160
Posizione di partenza:
Posizione d'arrivo:

Che Rodriguez fosse forte sul bagnato era noto da tempo. Aveva già mostrato le sue abilità a Zandvoort, finendo terzo e primo pilota a non correre con gomme Dunlop nel GP d'Olanda del 1968. Ma tre anni dopo fu coinvolto in uno dei duelli più epici che si ricordi di quegli anni.

Rodriguez, Icks e Stewart erano veri e propri maestri della pioggia della loro epoca, e a Zandvoort nel 1971 ci fu la rara occasione in cui due di loro riuscirono a combattere assieme per tutto un GP. Ickx aveva battuto Rodriguez, risultando in pole sull'asciutto per appena 4 millesimi di secondo, ma in gara la pista fu bagnata sin dalle prime battute. E le fomme Firestone di Ferrari e BRC si rivelarono superiori alle Goodyear montate dal terzo classificato Jackie Stewart.

La Ferrari di Ickx andò in fuga sin dalle prime battute. Dopo 5 dei 70 giri previsti, la Rossa aveva 18"5 di vantaggio sul terzo, che in quel momento era Clay Regazzoni. Ma, dietro di lui, c'era un Rodriguez scatenato, staccato di appena 1 secondo.

I leader della gara si trovarono poi ad affrontare un punto in cui François Cevert e Nanni Galli entrarono in contatto, generando un incidente al nono giro. La BRM salì al comando. ROdriguez riuscì ad aprire un buon margine sulla Ferrari, 8"5 dopo 20 giri.

La pista, a quel punto, iniziò ad asciugarsi e la Ferrari potè usufruire di una trazione migliore in uscita dalle curve lente. Icks torò a farsi sotto nuovamente, sino a quando al giro 30, tornò al comando della corsa. Rodriguez riucì a tornare in testa sfruttando i doppiaggi il giro successivo, ma al 32esimo passaggio, la Ferrari si riprese la vetta.

"Era una vera corsa di Formula 1. E la folla ha amato la pista umida", riferì McNally. "Il controllo della monoposto da pate di entrambi era davvero una gioia per gli occhi".

Ickx iniziò a prendere margine su Rodriguez e la BRM del messicano fu rallentata anche da un principio d'incendio. Rodriguez, però, decise di non rinunciare all'inseguimento della Rossa che stava comandando la gara.

Il vantaggio di Ickx aumentò sino ad arrivare a 15"6 con 11 giri ancora da percorrere. Ickx, a quel punto, decise di essere più prudente, tanto da dimezzare il suo vantaggio nei confronti del rivale. Tra Jacky e Pedro vi erano 7"9 e il vantaggio bastò all'alfiere della Ferrari per vincere la gara. Rodriguez, che chiuse secondo, risultò 2" più rapido sul giro veloce rispetto al compagno di squadra in BRM, Jo Siffert.

3. 1970, GP del Belgio, Spa-Francorchamps

Rodriguez took his second and last F1 win in F1's final visit to the old Spa

Rodriguez took his second and last F1 win in F1's final visit to the old Spa

Photo by: Motorsport Images

Vettura: BRM P153
Posizione di partenza:
Posizione di arrivo:

La P153 di Tony Southgate è stata la migliore auto di F! della BRM, per qualche tempo Problemi al cambio e al motore limitarono nelle prove Rodriguez, sesto sulla griglia della vecchia Spa, lunga 8,8 miglia. Ma fu quarto alla fine del primo dei 28 giri previsti.

Rodriguez riuscì a superare la Lotus 49C di Rindt al terzo giro e la March 701 di Jackie Stewart il giro seguente. A quel punto iniziò l'inseguimento nei confronti di Chris Amon.

"La rimonta di Pedro era incontrollabile da parte degli avversari. Andò in testa al quinto giro dopo aver superato Amon", riferì Autosport. "La BRM era estremamente veloce e il messicano stava sfruttando il suo V12 in modo eccellente".

Ma Rodriguez non riuscì a staccare il suo rivale. Amon iniziò a inseguire il messicano duramente, con grande energia, andando così anche all'inseguimento della sua prima vittoria in un GP del Mondiale di F1. A un certo punto la BRM scivolò su una chiazza d'olio e Amon riuscì ad affiancare la vettura di Rodriguez. Pedro, però, tenne duro.

Amon e Rodriguez continuarono a sfidarsi anche per cercre di infrangere il record sul giro sul temibile tracciato ad alta velocità di Spa.

"Amon aumentò il suo ritmo e riuscì a infilarsi all'interno della BRM. Ma Pedro non si fece sorprendere e rimase al comando", riportò Autosport.

"Pedro amava Spa per lo stesso motivo per cui l'amavo io", disse Amon. "Spa voleva dire correre un gran premio come tutti abbiamo sempre pensato dovesse essere. Guidare a tutta velocità a Spa, cosa che abbiamo fatto entrambi dall'inzio lalla fine, ti lasciava la sensazione di aver davvero raggiunto qualcosa. E la previsione di Pedro è stata determinante. Sapevo che avrei potuto passarlo solo se avesse fatto un errore da qualche parte. Ma non l'ha mai fatto".

Rodriguez taglio il traguardo con 1"1 di vantaggio nei confronti del neozelandese, segnando così la sua seconda vittoria nel Mondiale di Formula 1 e la prima per BRM. Aveva dimostrato di saper sopportare la pressione, così come di saper combattere molto bene quando si trovava in gruppo.

2. 1971, 1000 Km di Osterreichring

Richard Attwood and Pedro Rodriguez celebrate victory in the 1971 Osterreichring 1000km

Richard Attwood and Pedro Rodriguez celebrate victory in the 1971 Osterreichring 1000km

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Porsche 917K
Posizione di partenza:
Posizione di arrivo:

"Senza dubbio la più grande gara che io abbia mai visto", fu l'opinione di Wyer sulla performance di Rodriguez in Austria alla fine del mese di giugno del 1971. Anche se al messicano fu negato il crescendo di un finale a dir poco drammatico.

La sua Porsche Gulf partì dalla pole position, inseguita dalla veloce Ferrari 312P dell'equipaggio formato da Jacky Ickx e Clay Regazzoni. Rodriguez creò immediatamente un margine ampio, un "cuscino" rassicurante prima di consegnare la vettura nell mani di Attwood. Quest'ultimo, però, evve poco tempo per capire la macchina dopo aver sostituito Oliver.

Ma prima che Rodriguez potesse tornare in macchina, un guaio legato all'accensione della vettura lo riportò ai box. Secondo i calcoli di Wyer, la squadra perse 5'32" per una batteria scarica causata da una cinghia di trasmissione dell'alternatore allentata.

Rodriguez tornò in pista in settima posizione, staccato di più di 2 giri dalla vetta. Iniziò a quel punto una delle rimonte più epiche della sua carriera, aiutato per altro dalla pioggia che inziò a cadere in quel momento. Jacky Ickx non riusciva a eguagliare il suo passo e Jo Siffert, al volante della seconda Porsche 917 Gulf, finì fuori a causa di un guasto alla frizione.

"La situazione sembrava essere senza speranza, ma Pedro aveva idee differenti", disse Wyer. "Dato il suo passo e il suo gap dai primi, in realtà avevamo ancora qualche speranza di poter vincere la gara".

Attwood fece solo un breve stint per permettere a Rodriguez di fare la sua pausa obbligatoria, durante la quale il britannico riuscì a mantenere la posizione prima di cedere il volante al messicano.

L'ultimo stint di Pedro fu probabilmente uno dei migliori della sua carriera, una prestazione che disse tanto del suo talento e che lo proiettò di diritto tra i migliori piloti dell'epoca.

"Guidò come una vera e propria furia implacabile", disse Wyer. E a circa 30 giri dalla fine Rodriguez riuscì a tornare nello stesso giro della Ferrari, che in quel momento era nelle mani di Clay Regazzoni. Dopo aver visto la Porsche scomparire lungo il tracciato, lo svizzero finì fuori, schiantandosi contro le barriere a causa di un guasto alla sospensione. Questo consegnò la prima posizione e la vittoria nelle mani di Rodriguez.

La pioggia era stata intermittente durante la gara e il giro più veloce di Rodriguez non solo risultò più rapido di quello della pole, ma anche un secondo più veloce del miglior tempo del GP d'Austria dell'anno precedente. Aveva condotto 157 dei 170 giri previsti.

"Abbiamo calcolato che avremmo vinto comunque, ma saremmo riusciti a raggiungere la Ferrari un'attimo prima della fine della gara", fu il parere di Wyer. Rodriguez, invece, usò parole beffarde per i rivali della Ferrari: "Mi è dispiaciuto molto quando ho visto Regazzoni fuori strada. Mi sarebbe piaciuto sorpassarlo ancora una volta".

Forse sarebbe stata una scena appropriata, considerando che quella gara sarebbe stata l'ultima per Rodriguez al volante di una Porsche 917. Fu anche l'ultima volta in cui la grande Porsche vinse una gara mondiale di auto sportive, prima che le regole introdotte nel 1972 la rendessero una vettura obsoleta.

Quella di Rodriguez fu una performance che suggerò quanto il messicano stesse raggiungendo il suo apice. Ma, a quel punto, gli restarono solo 2 settimane di vita.

1. 1970, BOAC 1000Km, Brands Hatch

Rodriguez was totally peerless in the wet at Brands in 1970, a drive that is revered over 50 years on

Rodriguez was totally peerless in the wet at Brands in 1970, a drive that is revered over 50 years on

Photo by: Motorsport Images

Vettura: Porsche 917K
Posizione di partenza:
Posizione d'arrivo:

Wyer avrebbe potuto mettere la vittoria a Osterreich davanti a questa, a livello di importanza, ma la prestazione ottenuta a Brands Hatch l'anno precedente è stata probabilmente più difficile. Rodriguez non ha avuto bisgno di fortuna. Anzi, ha messo in piedi una delle più grandi prestazioni sul bagnato di tutti i tempi.

La griglia comprendeva quattro Porsche 917, due Ferrari 512S ufficiali, ma anche Matra e Alfa Romeo. Comprendeva piloti del calibro di Amon (autore della pole per la Ferrari su pista asciutta), Brabham, Elford, Hulme, Ickx, Oliver, Redman e Siffert.

In condizioni di bagnato estremo, dopo essere partito dalla terza fila, Rodriguez fu costretto a una penalità da scontare ai box per aver compiuto un sorpasso in regime di bandiere gialle, che sosteneva però di non avere visto. Questo, però, ha portato alla penalità imposta dal direttore di gara Nick Syrett.

"Nick era proprio sopra di lui e Pedro era seduto in macchina che guardava attraverso il parabrezza", ricorda Simon Taylor, ex giornalista di Autosport che era inviato alla gara. "Non alzò lo sguardo e Nick lo colpì sul casco dicendo: 'Non farlo più'. Poi sbattè la porta".

Rientrato in gara con un giro di ritardo, Rodriguez affermò di aver dovuto guidare al massimo: "Dovetti correre molto veloce, come se la pista fosse asciutta", disse Rodriguez in A Year to Remember.

Rodriguez iniziò la sua rimonta con una sequenza di sorpassi, compreso quello ai danni del compagno di squadra Siffert, di Elford e Amon, girando costantemente a un ritmo superiore a chiunque fosse in pista. Ickx, uno dei pochi in grado di eguagliare il messicano in tali condizioni, fu ostacolato da problemi ai tergitori della sua Ferrari e Rodriguez, a quel punto, fu senza avversari.

Despite penalty delay, Rodriguez finished five laps clear

Despite penalty delay, Rodriguez finished five laps clear

Photo by: Motorsport Images

"Ricordo il modo in cui ci ha superato tutti, le cose che stava facendo con quella macchina. Era come un gioco di prestigio", disse Amon.

A parte un testacoda, la progressione di Rodriguez fu inarrestbile. Questo gli permise di consegnare la vettura nelle mani del suo compagno di equipagio Kinnunen un vantaggio di 2 giri dopo 3 ore e mezza di gara. Il filandese lottò per mantenere il ritmo di Rodriguez. Corse appena 1 ora e 15 minuti sulle 6 ore e 45 di gara. Il resto, appunto, venne corso da Pedro.

La pista, alla fine, inziò ad asciugarsi, ma Rodriguez non perse mai il controllo della corsa. Riuscì a tagliare il traguardo per primo con 5 giri di vantaggio nei confronti di Elford/Hulme, guidando la tripletta della Porsche. La sua guida impressionò tutti, compresi i suoi compagni di squadra.

Wyer la descrisse come una "prestazione virtuosa", mentre nel libro The Vrothers Rodriguez, Attwood disse: "Sfiderei chiunque a guidare una macchina nel modo in cui fece Pedro quel giorno, sulla pista bagnata. Kim Cjark, se fosse stato vivo, o qualunque altro pilota. Nessuno avrebbe potuto eguagliare Pedro, quel giorno".

Taylor crede anche che sia stata la miglior guida che abbia mai visto da parte di Rodriguez: "Era semplicemente orribile guidare in quelle condizioni. Era davvero super". E Oliver aggiunse: "E' stato eccezionale, ha superato se stesso". "E' stata la più grande performance che io abbia mai visto", ha aggiunto Hobbs.

"La superba guida di Pedro a Brands Hatch al volante della 917K è ciò per cui sarà sempre ricordato", conclude Redman, oggi 84enne. "E' stata una guida fantastica".

Unsatisfied with Kinnunen's progress, Rodriguez returned to the cockpit after only a brief break and continued his storming pace

Unsatisfied with Kinnunen's progress, Rodriguez returned to the cockpit after only a brief break and continued his storming pace

Photo by: Motorsport Images

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