L'opinione: siamo sicuri che alla Ferrari funzioni ancora lo schema orizzontale?
Quattro batoste Ferrari di fila non hanno già chiuso una stagione che prevede 21 GP, ma è lecito domandarsi se nel Reparto Corse resiste l'idea di nessun "primus inter pares" e nemmeno figure soverchianti rispetto ai colleghi, come aveva voluto Sergio Marchionne.
Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images
Per ora siamo ai propositi e alle buone intenzioni. E alla speranza di ribaltare al più presto verdetti e sensazioni di un avvio di campionato deludente.
Il dato più inquietante per la Ferrari nel GP dell'Azerbaijan non è tanto il bilancio tra qualifiche e gara e nemmeno l'ulteriore allungo delle Mercedes e dei suoi piloti nel Mondiale (è incredibile come si battezzi ormai compromessa una stagione quando siamo solo alla quarta corsa di ventuno, ma questo è un mal vezzo da bar sport diffuso e consolidato), quanto l'impressione che non sia ancora stata azzeccata la strada per correggere e migliorare la SF90.
Si rimane alle esternazioni ipotetiche, aleatorie per definizione ("Se Leclerc non avesse sbagliato forse sarebbe stato in pole e la storia sarebbe cambiata"), e si guarda ai buoni dati delle prove libere.
Ma ci si scorda che le FP1 sono di fatto saltate per l'incidente della Williams di Russell contro il tombino sbalzato dalla sua sede e soprattutto che quando si è trattato di tirare la rete a riva, tra caccia alla pole e GP, i pesci erano nella rete argentata.
Le novità portate a Baku? Forse saranno servite o forse non sono servite più di tanto. Ma in ogni caso non sono bastate a sistemare gli equilibri: al massimo hanno fatto avvicinare un po' le Rosse, ma sempre con la visione del lato B delle Mercedes. Che ci sia da lavorare, è evidente.
Ed è altrettanto chiaro che il team dovrà fare uno sforzo anche di ordine mentale per mantenere calma e freddezza. Ma potrebbe non bastare se la prova dei fatti smonterà quei criteri di lavoro che Mattia Binotto ribadisce siano solidi ed efficienti.
La provocazione post Baku, allora, è proprio relativa allo schema Ferrari, con rispetto parlando del Binotto medesimo e di chi lavora con lui (quindi nessuno ha la pretesa di insegnare ai gatti ad arrampicarsi, anche perché, obiettivamente, certi criteri operativi rimangono giustamente blindati all'interno della squadra).
La riflessione parte però da quanto fatto da Sergio Marchionne nei mesi in cui ha trasformato l'impronta dell'organizzazione interna al racing team del Cavallino. Si è parlato, negli anni dal 2015 in poi, di una "orizzontalizzazione" degli assetti: nessun "primus inter pares" e nemmeno figure soverchianti rispetto ai colleghi.
Piuttosto, deleghe chiare per ciascuna area di lavoro per arrivare a un risultato che fosse la sintesi dei vari contributi. Tutto sommato, anche se i Mondiali sono sempre stati persi, ha funzionato. Vedendo invece la situazione attuale e il non decollo di una svolta, la domanda è questa: è cambiato qualcosa rispetto allo schema orizzontale? Stanno emergendo invidualismi rispetto al concetto del gioco di squadra?
Flavio Vanetti
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