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Nicolas Todt: "La forza di Leclerc sta nella testa, sotto pressione rende di più!"

Il manager francese di 40 anni, cinque anni dopo Felipe Massa, porta un altro giovane pilota a Maranello: "Charles mi era stato segnalato da Jules Bianchi perchè non aveva il budget per continuare in karting. Ora per lui inizia una nuova fase piena di opportunità e di insidie".

Charles Leclerc, Sauber

Steven Tee / Motorsport Images

Charles Leclerc, Sauber e Nicolas Todt, Manager
Charles Leclerc, CIK-FIA karting
Charles Leclerc, CIK-FIA karting
Charles Leclerc, CIK-FIA karting
Charles Leclerc, Sauber C37
Charles Leclerc, Alfa Romeo Sauber F1 Team on the grid with Jean Todt (FRA) FIA President and wife Michelle Yeoh (MAL)
Mattia Binotto Chief Technical Officer, Ferrari e Nicolas Todt, Manager piloti
Felipe Massa, Williams with Nicolas Todt, Driver Manager
Charles Leclerc, PREMA Powerteam
Charles Leclerc, Ferrari Driver Academy
Charles Leclerc, Ferrari SF70H
Charles Leclerc, Ferrari SF70H
Charles Leclerc, Ferrari SF70H
Charles Leclerc, PREMA Powerteam
Charles Leclerc, Sauber, in griglia con Nicolas Todt, Driver Manager
Nicolas Todt, driver manager

Per un pilota arrivare in Ferrari è un punto d’arrivo ed un punto di partenza. Inizia una nuova vita, molto diversa da quanto fatto in precedenza, con nuove prospettive e nuovi obiettivi. Ma mettere la firma su un foglio di carta intestata Ferrari, è anche l’arrivo di un cammino iniziato molti anni prima, quasi sempre su un kartodromo.

Un percorso che ha visto successi, intrecci, incontri causali diventati poi cruciali. Non fa eccezione la storia di Charles Leclerc. Anzi, a ben vedere la storia del pilota monegasco è ancora più esclusiva di tante altre, visto che la firma sul contratto Ferrari l’ha messa a soli vent’anni.

Una scommessa vinta, una puntata su cui (dopo la famiglia Leclerc) ha creduto per primo Nicolas Todt. La storia è di quelle che colpiscono, perché l’anello di congiunzione tra Todt e Leclerc è stato Jules Bianchi, che sulle piste di kart aveva notato il fratello minore del suo amico fraterno Lorenzo Leclerc. Una storia nata per caso, e proseguita su basi diventate sempre più solide.

L’automobilismo assomiglia molto ad una scienza esatta, e per questo non può che colpire sentire di storie nate per feeling, per sensazioni positive di un momento arrivate tra un manager affermato di Formula 1 (che in quel momento gestiva Felipe Massa, Pastor Maldonado e Jules Bianchi) ed un tredicenne con le guance rosse ansioso di poter proseguire la sua carriera di kartista.

A cinque anni dal saluto di Felipe Massa, torna a Maranello un pilota gestito da Nicolas Todt, una storia che riparte in stanze e luoghi che il quarantenne manager francese ha già frequentato. Cambiano gli attori, ma lo scenario è sempre lo stesso, ovvero il teatro più ambito nel mondo del motorsport.

Come e quando hai avuto il primo contatto con Charles?
“L’ho conosciuto tramite Jules, sette anni fa. Seguivo ormai da tempo Jules, e un giorno mi ha detto che il fratello minore di Lorenzo, il suo amico più caro, aveva iniziato bene la carriera in kart, ma stava attraversando un periodo difficile a causa del budget ridotto. In quel momento stavo già investendo finanziariamente su Jules, ma mi è sembrato giusto incontrarlo, anche solo per rispetto ed educazione. Così ho incontrato Charles e suo padre, lo ricordo ancora in abito nero, mi hanno confessato più tardi che erano molto tesi prima dell’incontro! Mi hanno raccontato cosa avevano fatto fino a quel momento, ed il ragazzo mi ha subito ben impressionato”.

L’incontro doveva essere una formalità, ed invece…
“Non sapevo quanto valesse questo ragazzo, ma mi aveva colpito. Mi sarebbe dispiaciuto vederlo smettere così, in quel modo, così gli ho fatto una proposta: finanziare la stagione successiva in kart, con la promessa che se avesse fatto bene avrei proseguito a supportare la sua carriera”.

Vien da sé che da quel momento è andato sempre molto bene...
“Ha sempre superato le aspettative. In kart è sempre stato al vertice, quando ha esordito in monoposto nel primo anno in Formula Renault è giunto secondo nella serie europea dietro De Vries, pilota che era alla terza stagione nella categoria. Passato in Formula 3 è stato il miglior rookie della stagione 2015, poi sono arrivati i successi in GP3 Series e Formula 2, sempre nell’anno d’esordio nella categoria”.

Non ci sono stati dei momenti di difficoltà?
“C’è stato un passaggio critico, nel 2015. Charles ha esordito in Formula 3, ed ha iniziato molto bene, a metà stagione con il team Van Amersfoort, (la squadra che la stagione precedente aveva portato all’esordio Verstappen) Charles aveva conquistato più punti di Max, ed era in piena corsa per il titolo. Poi di colpo è passato da essere un pilota stabilmente nella top-3 a lottare nella top-10. Un cambiamento repentino, forse dovuto a più fattori ma credo che uno abbia influito in modo particolare".

"L’ingegnere responsabile tecnico del team a metà stagione ha abbandonato la squadra per motivi personali, e le performance non sono state più le stesse. Charles comunque ha concluso la stagione in quarta posizione, e già un mese dopo, a Macao, ha disputato un grande weekend, concludendo in seconda posizione ad un soffio dal vincitore (Felix Rosenqvist). Ancora un paio di giri e ce l’avrebbe fatta anche a vincere”.

Il 2015 ha comunque portato all’ingresso nella Ferrari Driver Academy...
“Si, è esatto. A fine 2015 Charles è entrato a far parte della FDA, e questo ha portato ad un ulteriore salto di qualità. La Ferrari l’ha aiutato sotto molti aspetti. Preparazione fisica, mentale, ed anche con il contributo del simulatore ha avuto un ruolo importante. Ovviamente è arrivata anche una maggiore pressione, come è normale che sia quando fai parte del mondo Ferrari. Ma abbiamo piacevolmente constatato che maggiore era la pressione a cui Charles era sottoposto, maggiore era il suo rendimento in pista! Un aspetto fondamentale, perché oggi nel paddock credo che tutti i piloti abbiamo ottime doti velocistiche, ma a fare la differenza è la testa, e su questo fronte Charles credo sia molto solido”.

C’è stato un momento in cui ti ha sorpreso in modo particolare?
“Mi ha sempre impressionato, ma la stagione in Formula 2 è stata davvero qualcosa di particolare. Ha battuto tutti i record, ci ha regalato gare incredibili come in Bahrain, ha dimostrato di avere qualcosa in più. Anche in GP3 aveva fatto suo il campionato, ma il modo in cui ha fatto la differenza in Formula 2 è stato davvero particolare".

"Ci sono stati anche weekend in salita, a causa di problemi meccanici o squalifiche che lo hanno costretto a prendere il via dal fondo della griglia, ed è stato proprio in quei momenti che ha dato il meglio di sé. E pensare che ai tempi della Formula Renault a volte si innervosiva troppo, andava facilmente ‘fuorigiri’, ma col tempo è molto cambiato, trasformando un aspetto problematico in un suo punto di forza”.

Hai dato tu a Charles la notizia ufficiale del passaggio in Ferrari?
“No, lo ha chiamato Maurizio Arrivabene. Ho rivisto Charles dopo l’annuncio oggi per la prima volta qui a Singapore!”.

Possiamo paragonare la soddisfazione del manager a quella del pilota?
“Credo che il vero ruolo di manager sia quello di aiutare un pilota nei momenti più difficili, quando ha bisogno di supporto. Se le cose vanno bene è tutto più semplice. La strada per Charles è ancora lunga, ma non nascondo che essere arrivati a essere scelti dalla Ferrari è comunque motivo di soddisfazione”.

E adesso come cambierà la vita intorno a Charles?
“Inizia un altro aspetto di questo lavoro. Quando arrivi sotto i riflettori, come sarà da ora in poi per Charles, molti aspetti della vita diventano più frenetici, sei molto più richiesto. Conosco già questo passaggio perché l’ho vissuto insieme a Felipe, è ovviamente molto gratificante, ma allo stesso tempo pieno di insidie".

"Un giorno sei una star, il giorno dopo sei una delusione, bisogna saper gestire certi aspetti o si rischia di esserne travolti. A vent’anni diventare di colpo popolare è un passaggio delicato, e bisogna essere attenti. Spero di poter dare dei giusti consigli per andare avanti nel miglior modo possibile”.

Sempre con un occhio ai giovanissimi?
“Ovviamente si. Credo molto in un giovane brasiliano di sedici anni, Caio Collet. Ha esordito quest’anno in monoposto, ed è leader nella serie francese di Formula 4. Non male, no?”.

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