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Analisi

Motori F1: chi ci rimetterà con il doppio flussometro?

La FIA ha deciso di controllare il consumo istantaneo di benzina (100 kg/h) con un secondo flussometro che non sarà gestito dai team, ma dai commissari federali: con la TD 39/19 ci sarà qualcuno che avrà un calo nelle prestazioni? Pare di no perché lo sviluppo 2020 si gioca sui materiali e i carburanti.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB15

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Quale sarà il motorista che ci rimetterà di più nell’adozione del secondo flussometro che la FIA introdurrà dal primo GP della stagione 2020? A sentire i singoli Costruttori impegnati in Formula 1 nessuno avrà ripercussioni sulle prestazioni dei propri motori.

I fatti ci diranno, invece, chi pagherà qualcosa nelle prestazioni dopo che Nicholas Tombazis ha introdotto una normativa tecnica (TD 39/19) alla fine dello scorso anno grazie alla quale i commissari tecnici della FIA avranno modo di leggere i valori di portata istantanea del carburante (max 100 kg/h a 10.500 giri) da un loro flussometro con una propria taratura, mentre fino allo scorso anno dovevano accontentarsi dei dati emersi con le regolazioni dei team.

La FIA ha deciso di chiudere degli spazi nelle zone grigie del regolamento tecnico, vale a dire in quegli ambiti dove le interpretazioni delle squadre hanno spinto la ricerca dei Costruttori ai limiti delle norme, scatenando forti proteste quando è stata la Ferrari ad avventurarsi in questi meandri, mentre nessuno aveva niente da dire quando era la Mercedes a mostrare una superiorità di motore imbarazzante rispetto a tutti gli altri.

L’ultima stagione dell’attuale F1 presenterà aspetti sicuramente interessanti. La Ferrari è attesa a confermare la sua supremazia in fatto di power unit pur essendo stata tartassata nel 2019 da continui controlli che non hanno mai portato a provvedimenti punitivi (solo una forte multa ad Abu Dhabi).

Andy Cowell proprio ieri ha affermato che la Mercedes ha già deliberato i motori per le prime sette gare del campionato 2020 con miglioramenti sia nella parte elettrica, sia nella parte endotermica del 6 cilindri turbo, segno che a Brackley si vogliono riprendere una supremazia perduta, nonostante siano emersi alcuni piccoli problemi di affidabilità.

La sensazione è che la partita per restare alla soglia dei mille cavalli di potenza si giochi in due elementi distinti: i materiali e la benzina. La F1, quindi, cerca le prestazioni nella chimica.

Nuove leghe che consentano di incrementare la pressione in camera di combustione per migliorare l’efficienza del propulsore (queste unità sono già arrivate al 50% del rendimento) e nuove benzine, nonostante i vincoli normativi del composto, che permettano di evitare le nocive detonazioni.

E in tutto questo la Honda non sta dormendo: la Casa giapponese nel 2019 ha fatto un salto di qualità impressionante, più nelle prestazioni che nell’affidabilità. La collaborazione con la Red Bull Racing sta dando risultati molto importanti che l’anno scorso ha fruttato tre vittorie.

Helmut Marko ipotizza Max Verstappen come il vero sfidante di Lewis Hamilton nella lotta iridata, non considerando la Ferrari come una minaccia concreta. E, allora, gli occhi cominceranno a essere puntati anche sulla power unit nipponica…

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