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Analisi

Motori F.1: dove c'è ricerca la convergenza delle prestazioni è utopia

Sul costo della fornitura di una power unit si troverà un accordo entro il 30 aprile. Più difficile è pensare che una Casa possa cedere tecnologia a un altro marchio per pareggiare le performance, visto che la ricerca è finalizzata alla serie.

Power Unit Mercedes-Benz PU106B Mercedes AMG F1 W07 Hybrid

Foto di: Daimler AG

Power Unit Mercedes-Benz PU106B Mercedes AMG F1 W07 Hybrid
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H pit stop
Bernie Ecclestone
Alejandro Agag, Formula E CEO e Jean Todt, Presidente FIA
Ambiance in the Mercedes AMG F1 Team garage
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB12 in griglia
Honda F1 segno
Jenson Button, McLaren Honda F1 Team MP4-31
Jolyon Palmer, Renault Sport F1 Team RS16
Ferrari SF16-H: retrotreno con i radiatori a V
Mercedes W07 Hybrid
Red Bull Racing, dettaglio del motore

C’è un punto nella questione motori di Formula 1 che non è di facile soluzione. La FIA vorrebbe che in prospettiva 2018 ci fosse un allineamento delle prestazioni delle power unit, in modo da far tornare il propulsore un accessorio della monoposto, come era avvenuto con i V8 atmosferici da 2,4 litri.

E l’unico modo per allineare i valori è fare in modo che chi dispone di tecnologia più avanzata possa cederla a chi insegue, perché sta soffrendo per la mancanza di prestazioni o affidabilità. I legislatori della FIA pensavano che dovesse essere relativamente facile far convergere le prestazioni delle power unit, visto che l’operazione era già brillantemente riuscita in precedenza con i V8.

La tecnologia dei V8 aspirati era "matura"

Mentre la tecnologia dell’aspirato era ormai matura per cui si è puntato di più al mantenimento delle stesse prestazioni allungando progressivamente la vita dei propulsori con la giusta finalità di abbattere i costi, si è sottostimato quale potesse essere l’effetto con le power unit.

Gli esperti pensavano che la ricerca si sarebbe concentrata sul sistema ibrido: e così è stato nei primi due anni, quando la conoscenza dell’ERS non era così approfondita com’è oggi. Diciamo che pur con ancora evidenti differenze di performance, dettate dai vincoli di sviluppo dovute ai regolamenti che blindano le evoluzioni ai gettoni che ogni Costruttore ha a disposizione ogni anno, sulla parte elettrica in un paio di anni si arriverà alla convergenza delle prestazioni, mentre per il motore termico sarà quasi impossibile.

Per i motoristi la F.1 è un campo di ricerca avanzata

Ci si domanderà come mai? La risposta è semplice: i Costruttori (Mercedes, Ferrari, Renault e Honda) stanno investendo cifre esorbitanti in Formula 1 perché credono che le corse siano lo strumento migliore per fare ricerca ottenendo in cambio una grande visibilità mediatica. Il legislatore quando ha redatto le regole sulle power unit non poteva certo immaginarsi che il principale filone di sviluppo sarebbe stata la combustione.

Si vuole far funzionare il V6 Turbo come fosse un diesel

La sfida è far funzionare un motore turbo benzina come fosse un diesel. Vale a dire senza la candela di accensione, con lo scoppio che sarebbe generato dall’autocombustione in camera del comburente grazie all’incremento del rapporto di compressione. Tutti ci stanno lavorando, ma nessuno ha ancora risolto l’arcano dell’HCCI (Homogeneous Charge Compression Ignition), una tecnologia che la Mercedes ha studiato prima di altre Case.

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Niente accordo sui motori

La Formula 1 è lo strumento migliore per affrontare e risolvere (molto in fretta) i problemi che una soluzione rivoluzionaria comporta. In ballo non c’è solo la supremazia nei GP, ma anche l’opportunità di industrializzare per primi una tecnologia che può contribuire al rilancio dei motori a benzina downsize che sarebbero in grado di garantire nel prodotto di serie consumi da diesel, ma senza le emissioni nocive del gasolio.

La partita non è solo sportiva, ma anche industriale

La partita, quindi, non è solo sportiva, ma diventa anche industriale. Si può capire, allora, come mai Mercedes e Ferrari non siano per niente disposte a “cedere” tecnologia agli avversari, dopo che hanno sostenuto pesanti investimenti per spingere questi filoni di ricerca. E siccome le attuali power unit sono un banco di prova per tantissime soluzioni innovative che vengono tenute top secret, non è difficile capire perché c’è un atteggiamento di chiusura a certi discorsi che, invece, in passato erano stati recepiti dagli stessi interlocutori.

Bernie non vuole perdere i Costruttori

Se si vuole che la F.1 rappresenti il pinnacolo della ricerca tecnologica e dell’innovazione non c’è alcuna possibilità che avvenga un travaso di tecnologie da un Costruttore all’altro (se non prendendo i tecnici più bravi delle altre Case al libero mercato…). Se, al contrario il Circus, è destinato ad essere considerato sempre più uno show e sempre meno uno sport, beh allora la musica potrebbe cambiare. In questo caso alcuni Costruttori non avrebbero alcun interesse a restare nei GP. E questo l’ha capito bene anche Bernie Ecclestone. Mister E a Biggin Hill ha fiutato che si stava per rompere un argine.

C'è tempo fino a sabato per trovare un accordo

Il mancato voto di ieri pomeriggio sui temi di motore (e pare sulle benzine) permetterà una riflessione a freddo. Ci sarà tempo fino a sabato 30 aprile per trovare un accordo che non crei un effetto tellurico sulle basi dell’attuale Formula 1. Sarebbe più facile liberalizzare per un anno lo sviluppo sui motori e poi procedere ad un freezing nel 2018 dopo che tutti i motoristi avranno avuto modo di correggere i propri “errori” senza dover centellinare le modifiche secondo la logica dei token.

Non dovrebbe essere impossibile, invece, trovare la quadra sul costo di una fornitura di power unit: si parla di 12,5 milioni di euro per tre unità a stagione per pilota. Si sta discutendo cosa debba comprendere la… fornitura, visto che ci sono team che si comprano anche l’intera trasmissione e le sospensioni, beneficiando della… porta che è riuscita ad aprire la Haas con la stretta collaborazione con la Ferrari.

 

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