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Analisi

Moss: lo sgarbo Ferrari e l'unione mancata

Stirling nel 1951 aveva avuto l'offerta per guidare una Ferrari nel GP di Bari, ma dopo un viaggio travagliato l'inglese trovò Taruffi sulla Rossa. La prese male e solo prima dell'incidente a Goodwood nel 1962 era pronto a siglare un contratto con la Scuderia. Ma non era destino.

Modena 1987, Enzo Ferrari con Stirling Moss, durante la parata dei veterani della Mille Miglia alla fabbrica della Scaglietti

Foto di: Ercole Colombo

Quando si deve fare i conti con la sorte è facile che tutto all’improvviso torni, al di là dei numeri e delle statistiche. E dei luoghi comuni, come quello del Re senza corona.

Del campione che ha vinto 16 GP, ma ha conquistato ben quattro secondi posti nel mondiale e mai un titolo iridato nel 1955, 56, 57 e 58. Ma in carriera ha vinto oltre 200 gare, con monoposto a trazione posteriore, ma anche anteriore.

Stirling era l’ultimo pilota ancora vivo che aveva disputato il mondiale piloti nel 1951, il secondo anno dei 70 di storia della F1. Il debutto era avvenuto al Gran Premio di Svizzera al volante di una HWM a motore Alta.

Ha unito l’era pionieristica dell’automobilismo, quella di Tazio Nuvolari, all’era moderna del Motorsport. E Piero Ferrari nel ricordare l’inglese ha raccontato: "Mio padre ha detto che Stirling gli ha ricordato Nuvolari, a causa del suo amore per le corse su qualsiasi tipo di auto, qualcosa che è rimasto con lui fino alla fine della sua carriera".

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Stirling Moss se n’è andato a 90 anni, ieri che era Pasqua. Nel giorno dedicato alla Resurrezione di Cristo ha esalato l’ultimo respiro nella casa di Mayfair, accudito da Susie, la moglie che è stata la sua guida negli ultimi anni.

Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, la Pasquetta, hanno scandito due momenti dolorosi di un’esistenza dedicata alle corse: la morte e l’incidente di Goodwood che mise fine alla sua carriera di pilota top nel 1962.

Si dice che Moss in F1 prediligesse le vetture inglesi, dalla Jaguar privata passando per Vanwall, Cooper e Lotus, ma in realtà c’erano stati spazi importanti anche per Mercedes e Maserati, ma non per Ferrari.

E proprio da Maranello ci hanno rivelato come è nata una sorta di… avversione per il Cavallino: i risultati ottenuti in Formula 2 attirarono l’attenzione di Enzo Ferrari che decise di affidargli una delle sue vetture per il Gran Premio di Bari di Formula 1 del 1951.

Quando Moss giunse in Puglia, dopo un viaggio ricco di traversie, scoprì che la sua vettura era però già stata riaffidata ad un altro pilota, Piero Taruffi. La vicenda mandò su tutte le furie l’allora ventunenne pilota britannico che se ne tornò in patria e giurò a se stesso che non avrebbe mai più guidato per la Scuderia.

In realtà non sarebbe dovuto essere così: “Della Ferrari fu fiero e leale avversario in Formula 1 e in tante altre competizioni – ricorda Piero Ferrari, vice presidente del Cavallino - , ma i percorsi stavano per incrociarsi proprio quando l’incidente di cui fu vittima a Goodwood nell’aprile del 1962 mise praticamente fine alla sua carriera agonistica ad alto livello”.

“A Maranello, infatti, stavamo approntando per lui una 250 SWB verde British Racing e un contratto da pilota ufficiale ma il destino ha voluto diversamente”. 

E da allora i rapporti con Ferrari e il Cavallino erano diventati eccellenti...

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