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Mosley: un'eredità più grande dello scandalo da tabloid

I giornali si sono soffermati sulle origini della famiglia di Mosley e sugli scandali sessuali, ma la carriera dell'ex presidente FIA è stata costellata da molte battaglie. Stuart Codling pesa la vita di un uomo il cui lavoro per la sicurezza sia su strada che su pista ha salvato centinaia di migliaia di vite, ma la cui inclinazione alla crudeltà rimane problematica e polarizzante.

Max Mosley, Presidente FIA

Max Mosley, Presidente FIA

Sutton Motorsport Images

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In un'altra vita Max Rufus Mosley, scomparso all'età di 81 anni, sarebbe potuto diventare il primo ministro del Regno Unito o raggiungere un simile status politico. Educato e affascinante, con un intelletto brillantemente acuto, ha studiato fisica a Oxford, ha servito l’esercito nel Territorial Army e poi si è abilitato come avvocato.

Una carriera in politica avrebbe potuto calzargli a pennello, ma non la scelse - non poté farlo - perché era il figlio del leader dell'Unione Britannica dei Fascisti, Sir Oswald Mosley. Sua madre Diana, una delle famose sorelle Mitford che deliziarono e scandalizzarono la società negli anni 30, era stata un'aperta sostenitrice di Adolf Hitler.

Sebbene i primi ricordi di Mosley dei suoi genitori fossero relativi ad una visita alla prigione di Holloway, e più tardi avrebbe descritto i suoi primi orientamenti politici come "liberali e leggermente a sinistra", il suo cognome significava che non avrebbe mai superato un comitato di selezione, figuriamoci l'elettorato. Era stato avvertito quando è entrato nell'Unione di Oxford che sarebbe stato tagliato a pezzi nel dibattito.

Si dedicò quindi alle corse automobilistiche, che iniziarono come un hobby e divennero una vocazione. Era un regno completamente diverso in cui le vicende familiari non contavano nulla. Come Mosley ha raccontato nella sua autobiografia, "In piedi tra gli altri piloti a Goodwood guardando la lista dei tempi ho sentito uno dire, 'Max Mosley, deve essere un parente di ...' e ho aspettato l'inevitabile, solo per sentirlo continuare '... Alf Mosley, il costruttore di carrozze di Leicester'.

Peter Warr, Lotus team manager, Ian Scheckter, Max Mosley, Bernie Ecclestone, James Hunt and Ken Tyr

Peter Warr, Lotus team manager, Ian Scheckter, Max Mosley, Bernie Ecclestone, James Hunt and Ken Tyr

Photo by: Motorsport Images

"Ho capito che qui c'era un mondo completamente nuovo. Nessuno sapeva del mio background e, se qualcuno lo sapeva, non gli interessava. Era la prima volta che sentivo che qualsiasi interesse ci potesse essere riguardava me piuttosto che la mia famiglia. Le mie origini probabilmente non sarebbero mai state prese in considerazione".

Durante la metà degli anni '60 Mosley finanziò il suo appetito per le corse attraverso il suo lavoro da avvocato, avendo ottenuto un tirocinio nello studio di una vecchia conoscenza di sua madre, Quintin Hogg. Rinomato per la sua tecnica di dibattito, Hogg, che aveva occupato alti incarichi come ministro della scienza e dell'educazione e Lord dell'Ammiragliato nei successivi gabinetti conservatori, ricominciò ad esercitare la professione di avvocato dopo che il paese tornò ad un governo laburista nel 1964.

Mosley apprezzava la robustezza mentale di Hogg, e sempre nella sua autobiografia scrisse: "...[egli] mi deliziò un giorno quando lo sentii attraverso il muro gridare al telefono: 'Ti do fino al tre per venire al punto: uno, due, addio! Credo che stesse parlando con un avvocato...". Da qui si può capire l’imprinting che ha definito il mandato di Mosley come presidente della FIA.

Mosley amava le corse, ma alla fine si rese conto che le sue capacità di guida non erano adatte a una carriera al volante. Dopo aver acquistato una Brabham BT23C tramite un rivenditore di auto da corsa di nome Frank Williams finì in testacoda durante il suo primo test. Il suo primo appuntamento internazionale di Formula 2 è stato a Hockenheim nell'aprile 1968, la famigerata gara costata la vita a Jim Clark. Da allora Mosley non era in grado di sminuire a sua moglie i rischi legati alle corse.

Nel 1969 Mosley abbandonò la carriera di pilota per co-fondare il team March con il designer Robin Herd, il manager Alan Rees e l'ingegnere Graham Coaker. Ognuno mise 2500 sterline e la società prese il nome dalle iniziali combinate dei loro cognomi. Il primo telaio March è stato costruito nel capannone del giardino di Coaker. Queste umili origini sono state sufficienti a scoraggiare Jochen Rindt che scelse di rimanere alla Lotus per la stagione di F1 1970.

Anche se Rindt avrebbe vinto il titolo piloti  postumo, il telaio March vinse due gare extra-campionato come il Gran Premio di Spagna grazie a Jackie Stewart (che odiava la macchina). Anche se Coaker e Rees andarono via piuttosto in fretta, March si espanse e si diversificò in altre discipline con Mosley che dirigeva le vendite - a volte un po' bruscamente.

La vendita di vetture, però, non riuscì a soddisfare Mosley nel modo in cui ha entusiasmò il suo amico Bernie Ecclestone, ma i due formarono una partnership efficace quando Mosley abbandonò la March alla fine del 1977 per immergersi nella politica delle corse. Nei due decenni successivi il duo avrebbe in effetti creato la Formula One Constructors Association, sarebbe andato in guerra per il controllo della F1 con l'organo di governo, avrebbe messo Mosley al posto del presidente della FIA Jean-Marie Balestre e poi avrebbe consegnato i diritti commerciali della F1 a Ecclestone con un leasing economico di 100 anni.

Bernie Ecclestone, Brabham team owner with Max Mosley, March Engineering team manager

Bernie Ecclestone, Brabham team owner with Max Mosley, March Engineering team manager

Photo by: Motorsport Images

Mosley ed Ecclestone hanno giocato brillantemente nel ruolo di poliziotto buono – poliziotto cattivo e così facendo hanno sconfitto i promotori della gare e il comitato sportivo della FIA i cui membri, secondo Mosley, erano prevalentemente composti da vecchi imbranati e incompetenti. Ecclestone era il pugno di ferro all'interno del guanto di velluto di Mosley, l'uomo di strada che non aveva paura di battere le scrivanie e di uscire teatralmente da una riunione - lasciando Max a stendere un "accordo di compromesso" che in realtà avevano sempre cercato.

Questo modus operandi sarebbe diventato evidente anche nel mandato di Mosley come presidente della FIA. Di tanto in tanto annunciava misure estreme per affrontare un problema urgente e poi, quando i suoi avversari (di solito i team e/o i costruttori) spingevano con forza, cedeva gentilmente, ma solo un po', all'equilibrio delle misure che probabilmente aveva immaginato in origine.

Le relazioni conflittuali con i partecipanti alla F1 e altre parti interessate avrebbero definito la presidenza di Mosley tanto quanto i suoi lodevoli contributi alla sicurezza e alla riduzione dei costi. Nel 1993 dichiarò unilateralmente il divieto dei cosiddetti "aiuti alla guida", tra cui il controllo della trazione e le sospensioni attive. Più tardi avrebbe imposto misure di controllo dei costi.

Qualsiasi entità che osasse opporsi pubblicamente a queste imposizioni doveva farlo con grande attenzione verbale perché, inevitabilmente, qualsiasi affermazione sarebbe stata accolta con una risposta via fax in cui Mosley avrebbe mostrato tutto il suo intelletto e la sua destrezza verbale per accumulare orrore sull'argomento e far notare allegramente qualsiasi errore grammaticale o altri analfabetismi.

Il rapporto di Mosley con i partecipanti alla F1 non si è mai ripreso dalla sua decisione nel 1995 di gettare i diritti commerciali della F1, nominalmente di proprietà della FOCA, nella rete di società di Ecclestone con un contratto di 100 anni per un valore di 360 milioni di dollari. Questa cifra è stata giustamente considerata come mangime per polli in relazione alle enormi entrate generate della F1 e i capi delle squadre, tra cui Williams, Ken Tyrrell e Ron Dennis della McLaren, hanno proposto azioni legali che hanno bloccato il processo per diversi anni. Ci furono persino delle mosse da parte di alcuni dei costruttori coinvolti per creare un campionato alternativo.

Mosley ha sempre negato di aver agito di concerto con Ecclestone, il suo vecchio socio in affari, ma altri sono giunti a una conclusione diversa.

Max Mosley, Presidente FIA

Max Mosley, Presidente FIA

Photo by: Sutton Images

Nonostante ciò non bisogna dimenticare che Mosley ha anche guidato le corse automobilistiche attraverso una delle sue più pressanti crisi esistenziali della serie e ha salvato centinaia di migliaia di vite su strada e su pista. All'indomani della morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna a Imola nel 1994, l'opinione pubblica si scagliò rabbiosamente contro la F1.

Mosley ha tracciato con calma un percorso che ha evitato reazioni eccessive, pur trattando la tragedia con la dovuta gravità. Adottando un approccio scientifico, ha imposto misure che sono state ampiamente efficaci e ha stabilito una cultura di gestione progressiva e chiara di miglioramento continuo in cui la sicurezza non doveva mai essere data per scontata.

Anche nel corso del suo mandato di presidenza della FIA, Mosley ha istituito l'European New Car Assessment Programme (Euro NCAP), uno schema di crash-testing che ha impedito a molti veicoli potenzialmente pericolosi di essere messi in vendita. Nel soppesare l'eredità di Mosley dobbiamo tenere a mente che ha ottenuto questo risultato contro tutto il peso delle pressioni di un'industria automobilistica potente e avversa al cambiamento. La sicurezza ora fa vendere automobili.

Tuttavia Mosley aveva una crudeltà che spesso non era in grado o non voleva moderare, come dimostrato quando il World Motor Sport Council ha inflitto una multa di 100 milioni di dollari alla McLaren dopo il caso "Spygate" del 2007. Molti hanno creduto che la punizione fosse sproporzionata e motivata dall'inimicizia di Mosley verso Dennis.

Mosley ha sempre negato questi gossip, ed è arrivato al punto di posare per una stretta di mano con Dennis sui gradini del motorhome della McLaren a Spa proprio nel 2007. Durante lo scatto alcuni hanno sentito pronunciare queste parole nei confronti di Dennis, sottovoce, mentre ancora sorrideva a favore della telecamere "Cinque milioni per l'offesa, 95 milioni per essere un co….ne".

Dopo che il News of the World ha rivelato l'inclinazione di Mosley per i giochi sadomaso nel 2008, i suoi nemici hanno fiutato la sua debolezza e hanno tentato di attaccare. Mosley ha resistito all'assalto iniziale, ma quando è arrivata la crisi economica globale la sua proposta di istituire un budget cap e adottare un propulsore omologato a basso costo lo ha messo di nuovo ai ferri corti con i costruttori rimasti.

Le grandi squadre e i costruttori si sono uniti in un nuovo sindacato, la Formula One Teams Association, con il chiaro intento di costringere Mosley ad andarsene. In quella occasione Ecclestone rifiutò di sostenere il suo amico. Dopo la scomparsa di Max, Bernie ha descritto questo come uno dei suoi più grandi rimpianti. Mosley si è impegnato a non candidarsi per la rielezione nel 2009, e la proposta di un budget cap e del propulsore standard, è andata in fumo.

Questa non sarebbe stata l'ultima battaglia di Mosley.

L'autore John le Carré descrisse una volta un incontro con il proprietario di News of the World, Rupert Murdoch, durante un martini dry, in cui chiese scherzosamente perché un australiano fosse venuto in Gran Bretagna a cercare fortuna, piuttosto che il contrario. "Perché sei di legno da qui in su", fu la replica ringhiosa, accompagnata da un gesto di taglio sulla gola per indicare dove si trovava il "qui".

In Max Mosley, però, Murdoch incontrò un avversario ostico.

Anche prima di cedere la presidenza della FIA, Mosley ha combattuto il News of the World in tribunale, sostenendo che lo scoop avesse violato la sua privacy. Ha ottenuto 60.000 sterline a titolo di risarcimento danni e ha continuato a perseguire il giornale nei tribunali degli altri paesi europei in cui è stato distribuito.

Mosley ha anche sostenuto la creazione del gruppo Hacked Off e supportato il lavoro del giornalista investigativo Nick Davies, la cui rivelazione della violazione, da parte del News of the World, della casella vocale della studentessa uccisa Millie Dowler ha portato ad una inchiesta sugli standard della stampa ed alla chiusura del NoW.

Il necrologio di Mosley su The Sun, uno degli altri giornali di Murdoch, portava un titolo che lo descriveva come "figlio di un leader fascista e nemico della stampa libera". Mosley, però, era molto più di questo.

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