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Minardi: "Ieri a Imola mi ha colpito la presenza di tanti giovani"

Nel video Minardi ci svela che tremila persone paganti sono state ieri a Imola per l'Historic Minardi Day, un happening che ha fatto vivere il sapore genuino delle corse: campioni a contatto con le gente, appassionati che hanno ammirato le regine della F.1

Foto di gruppo con gli invitati al Minardi Historic Day

Foto di: Gianni Mazzotta

Foto di gruppo con gli invitati al Minardi Historic Day
Minardi Historic Day
Atmosfera
Giancarlo Minardi
Historic Minardi Day
Giancarlo Minardi
Paolo Barillà
Tecno PA123
Monoposto storica
Monoposto storica in uscita dalla pit lane
Le monoposto Toro Rosso in esposizione
Foto di gruppo con gli invitati al Minardi Historic Day
Atmosfera del box
Tarso Marques
Azione di pista
Tarso Marques
Gianni Morbidelli
Atmosfera della pitlane

Hanno risposto oltre tremila spettatori paganti che hanno sentito il forte richiamo dell'Historic Minardi Day che si è svolto ieri all'Enzo e Dino Ferrari. Nonostante la giornata bollente che ha reso il paddock di Imola un autentico "sudario", gli appassionati hanno preferito rinunciare ad una giornata di mare per una full immersione nelle radici delle corse.

L'automobilismo italiano ha respirato una boccata d'ossigeno perché una volta tanto la Formula 1 è tornata al contatto con la gente. Paddock aperto, disponibilità da parte di piloti, meccanici e tecnici di raccontare e raccontarsi andando a scavare in qualcosa che non c'è più, ma che ha lasciato un segno profondo nel cuore.

La Minardi non è la Ferrari che ha vinto tutto e di più, battendo, specie nell'era Schumacher, record a ripetizione. E' stata la squadra che è nata ed è stata costruita intorno ad un uomo. Un "visionario" che ha saputo lanciare nel Circus tanti talenti che poi sono diventate stelle di prima grandezza nei GP. Campioni che hanno vinto mondiali come Fernando Alonso, o che si sono aggiudicati dei Gran Premi come Mark Webber, Jarno Trulli, Giancarlo Fisichella, titoli in IndyCar come Alessandro Zanardi o successi nella 24 Ore di Le Mans come Paolo Barilla e Pierluigi Martini.

Un romagnolo che ha costruito la sua storia nella sua terra, Faenza e dintorni. Cullando ed allevando tecnici che hanno trovato una scuola di altissimo valore di apprendimento che ha permesso a molti ingegneri di andare in top team vincenti.

L'emblema è certamente Aldo Costa, il capo progettista della Mercedes, che si è formato a Faenza prima di arrivare a Brackley passando per la Ferrari. Ma come dimenticare, tanto per fare un altro esempio, Simone Resta attuale capo progetto della SF16-H nella Gestione Sportiva della Ferrari. Questi sono i nomi certamente più eclatanti legati all'attualità, ma la lista sarebbe molto lunga, anche di giovani ingegneri stranieri che hanno accettato di fare la "gavetta" in Minardi per acquisire una professionalità che poi veniva apprezzata da tutti.

Perché Gian Carlo Minardi non ha mai avuto le risorse per ragionare in grande, per cui ha sempre dovuto fare i miracoli per stare nella griglia pur avendo un organico di appena un centinaio di persone. Spendeva la decima parte di quello che avevano a disposizione i top team, ma riusciva a portare le sue monoposto a non sfigurare nel Circus.

Fantasia, innovazione, giovani piloti di talento sono stati i germogli di una squadra che ha totalizzato 340 GP dal 1985 al 2005 (quando prendevano punti solo i primi sei e c'erano anche le pre-qualifiche con 18 team iscritti!) collezionando 38 punti e una partenza in prima fila con Pierluigi Martini nel 1990 durante il GP degli Usa disputato a Phoenix.

I numeri sono bugiardi perché il valore della Minardi è stato molto superiore alle sue cifre statistiche e la riprova  l'abbiamo avuta propria ad Imola ieri: alla chiamata del patron hanno risposto tutti quelli che hanno potuto: Fernando Alonso, già impegnato con uno sponsor, e Mark Webber non hanno mancato di scrivere un messaggio a Gian Carlo promettendo la loro presenza nella seconda edizione dell'Historic Minardi Day. Tanti altri hanno voluto esserci (mancava anche Alessandro Nannini all'estero).

E' stato un happening che ha ritrovato la genuinità del mondo delle corse, con tante vetture con un passato glorioso anche se non erano Minardi: la Ferrari 312 T di Niki Lauda del 1975, la Williams FW07 di Alan Jones del 1980 e la Ferrari F2001 di Michael Schumacher. Per non dire della Ferrari 312 B di Clay Regazzoni che aveva dominato il GP d'Italia del 1970 o la Toro Rosso STR3 di Sebastian Vettel che ha vinto il GP d'Italia nel 2008 o della Ferrari 640 che vinse al debutto in Brasile nel 1989 la prima gara con il cambio semi-automatico. O rarità come la Tecno Pa123 di Nanni Galli.

E molto apprezzabile il gesto di Franz Tost, team principal della Toro Rosso, che in segno della continuità con la Minardi ha voluto esporre le dieci monoposto della storia recente della squadra che ha mantenuto la sua sede a Faenza me che nel frattempo è diventata una struttura importante con oltre 400 impiegati.

Insomma gli appassionati hanno potuto vivere una giornata in un museo a cielo aperto con le monoposto da ammirare da vicino nei box e in pista mentre rombavano con suoni che ormai sono sinfonie destinate solo ai ricordi, come certo dischi in vinile.

Ed è giusto aggiungere un'annotazione: le monoposto più datate, magari sputacchiavano olio, mostrando i segni dell'età, ma sono andate tutte in moto, onorando l'Enzo e Dino Ferrari. Alcune di quelle più recenti, invece, già condizionate dalla massiccia presenza dell'elettronica e delle sofisticazioni nella procedura della messa in moto, hanno fatto scena muta, nella delusione degli appasionatissimi collezionisti che le avevano messe a disposizione dei piloti che le avevano guidate al tempo.  Anche questo è un segno dei tempi che cambiano.

Ma gustatevi l'intervista realizzata da Guido Schittone a conclusione dell'Historic Minardi Day...

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