Mercedes: quando si estremizzano dei pregi che diventano difetti
La W09 è una monoposto che sulla carta dovrebbe essere imbattibile e che, invece, nei primi due GP ha messo in evidenza alcuni punti deboli che l'hanno resa vulnerabile alla Ferrari. Scopriamo quali sono le difficoltà che devono essere risolte.
Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 W09 EQ Power+
Sutton Motorsport Images
La Mercedes W09 è una monoposto estrema in ogni aspetto del suo progetto. I tecnici di Brackley hanno svolto un lavoro enorme nell’evolvere la macchina a passo lungo che ha vinto il mondiale l’anno scorso.
La W08 aveva avuto dei problemi di bilanciamento all’inizio della stagione 2017, quando proprio per il passaggio all’interasse maggiore, le gomme facevano fatica a lavorare in una certa finestra di utilizzo.
Poi, una volta trovata la giusta quadra della messa a punto, la freccia d’argento è tornata a essere imbattibile, o quasi, come tutte le altre Mercedes che l’hanno preceduta nell’era dei motori ibridi.
Ora la musica sembra diversa e molto più complicata, perché la W09 non è il semplice sviluppo della monoposto dello scorso anno, ma l’aumento di peso imposto dall’adozione dell’Halo, ha obbligato i tecnici ad un lavoro certosino di riduzione delle masse che si è dovuto applicare ad ogni elemento che compone la macchina, essendo questa già più lunga e, quindi, di suo già più pesante delle altre.
Andy Cowell, capo dei motoristi di Brixworth, ci aveva spiegato che ciascun pezzo montato sulla power unit doveva dimostrare di reggere una vita di 7 GP, ma all’affidabilità doveva aggiungere anche un incremento delle prestazioni che poteva passare attraverso la riduzione del peso di quei particolari che avevano solo una funzione strutturale e non incidevano sull’aumento di potenza o di efficienza.
Lo stesso paradigma è stato applicato dagli ingegneri che collaborano con Aldo Costa allo sviluppo della parte telaistica e aerodinamica. E così non deve sorprendere se sono andati a intaccare inconsapevolmente l’affidabilità di parti che non hanno mai dato alcun problema sulle frecce d’argento.
Fa riflettere il fatto che sulla macchina di Lewis si sia dovuta sostituire la trasmissione dopo appena un GP dei sei previsti dal regolamento a seguito di una perdita d’olio nel GP d’Australia (se c’era ancora qualche giro da percorrere sarebbe sfumato anche il secondo posto che l’inglese è riuscito a portare a casa).
Come fa riflettere il fatto che nelle qualifiche del GP del Bahrain sia scomparso l’impatto del “bottone magico” fra la Q2 e la Q3: è vero che la power unit della Ferrari ha fatto un bel salto di qualità (grazie ai segnali di… fumo?), ma è altrettanto vero che è la stessa power unit che in Australia aveva preso quasi sette decimi dallo scatenato Lewis.
Diciamo che il “party mode” usato a Melbourne, non si è visto a Sakhir, ma questo non significa che la mappatura da qualifica che allinea diversi parametri del motore al massimo delle prestazioni sia stato usato in modo più o meno spinto per non intaccare l’affidabilità di una macchina che mostra di subire l’aumento delle temperature più del previsto, specie se non si trova in testa al gruppo con aria pulita.
E allora quelli che fino a oggi sono stati punti di forza, all’improvviso si sono trasformati in punti di possibile debolezza. Volete un altro esempio? Per tutelare la meccanica nelle prove libere del venerdì era stato aperto una vistosa ciminiera sulla deriva del cofano motore. Ma a differenza dello scorso anno, quando c’era la lunga pinna di squalo orizzontale, che non interferiva troppo sull’efficienza dell’ala posteriore, quest’anno lo sfogo supplementare ha sporcato i flussi diretti al retrotreno consigliando di chiudere la feritoia per le qualifiche.
E, forse, il problema che preoccupa di più gli uomini Mercedes è il comportamento della W09 con le gomme supersoft. Con l’enorme carico aerodinamico che viene generato dalla freccia d’argento, lo schiacciamento del pneumatico “rosso” è maggiore di quello studiato in galleria del vento, tale da creare una “bombatura” della spalla che crea un bloccaggio aerodinamico in un’area della macchina che è molto sensibile.
La Mercedes, in pratica, genera una spinta verticale sulle gomme posteriori che è superiore a quella degli avversari, per cui fa fatica a controllare il “tyre squirt”, vale a dire il vortice generato dal pneumatico che modifica l’andamento dei flussi nel retrotreno, causando delle repentine perdite di carico che rendono la macchina poco bilanciata e come riflesso determina un surriscaldamento delle gomme dietro causando del graining.
La Pirelli temendo che il problema possa riguardare anche altri team con il repentino sviluppo delle monoposto rispetto ai test invernali di Barcellona, ha pensato bene di ridurre di 0,4 millimetri l’altezza del battistrada nelle gomme di Barcellona, Canada e Paul Ricard, vale a dire quei tracciati nei quali è stato rifatto l’asfalto con caratteristiche di alto grip, ma basso consumo.
Aspettiamo con curiosità il GP del Bahrain per capire quali sono state le contromisure prese dalla Mercedes per portare Lewis Hamilton all’attacco con una strategia di gara che ci dicono sarà molto, ma molto aggressiva. Con il parco chiuso non si sono potuti fare grandi interventi per cui è probabile che la squadra capitanata dalla “volpe” Toto Wolff abbia lavorato molto in funzione della corsa...
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