Mercato F1: il taglio dell'ingaggio condiziona il rinnovo?
Tanto Vettel quanto Bottas potrebbero accettere una riduzione di stipendio se in cambio avranno dei contratti biennali, in modo da spalmare su più stagioni la perdita economica di quest'anno. Ecco perché certi rinnovi dei top driver non saranno rapidi, anzi...
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
Per i diciassette piloti di Formula 1 che al momento sono senza un contratto per la stagione 2021 è in corso una fase calda, anche a motori spenti. È un ‘driver-market’ molto atipico, quello in corso, principalmente per due motivi: la mancanza dei riferimenti che arrivano dalla pista e lo spinoso argomento legato alla riduzione dei compensi previsti per la stagione 2020. Sono due variabili inedite per chi affronta le trattative, sia sul fronte team che su quello piloti.
Il primo aspetto porterà a tendere verso la conferma delle line-up attuali, poiché mancano nuovi dati su cui rivedere le scelte fatte dodici o più mesi fa. A motori spenti non ci sono flop ed exploit che possono cambiare gli equilibri, ovvero ridimensionare un ‘big’ o lanciare un giovane nell’olimpo. Ma sul fronte economico le cose possono cambiare, ed anche parecchio, soprattutto per i piloti che percepiscono uno stipendio significativo.
Il problema dei tagli di salario (anche se in percentuale toccherà tutti più o meno allo stesso modo) in termini di zeri colpisce ovviamente di più i top-driver ed è qui che alcune trattative possono complicarsi, soprattutto nel caso dei piloti che vedono offrirsi dalla controparte un’estensione annuale.
Chi ha davanti un rapporto destinato a durare due o più stagioni non fa storie se c’è in ballo un taglio di stipendio (per motivi tra l’altro giustificati), tende ad avere qualche benefit in più (sotto forma di premi di risultato) ma senza irrigidirsi.
Ipotizziamo invece una trattativa come quella che in questo momento sta affrontando Sebastian Vettel con la Ferrari (o la Mercedes con Valtteri Bottas), con la squadra che mette sul tavolo un rinnovo annuale.
Normalmente un pilota non ha molte armi per controbattere, a meno che sul mercato non abbia alternative prestigiose, chance che al momento non sembrano esserci vista la tendenza alle conferme, ma in questa situazione c’è una carta in più da giocare: il taglio di stipendio, ovvero accettare senza polemiche la riduzione dell’ingaggio in cambio dell’allungamento del contratto.
Una squadra normalmente può irrigidirsi, ma in questa situazione vuol dire pagare l’intero ingaggio 2020, e quando si parla di piloti di vertice non sono spiccioli.
È una partita a poker, il pilota normalmente sa che non può osare troppo, ma in questo contesto prova a porre delle condizioni che in ogni caso gli garantiranno un vantaggio: economico o di carriera.
Il team sa che può prendere la decisione finale, ma sarà un compromesso: rompere il rapporto vuol dire pagare un salario completo nonostante una stagione ridotta (o malauguratamente anche senza gare), in alternativa dovrà rivedere i suoi piani strategici prolungando un contratto oltre la data pianificata.
Ecco perché al momento nessun annuncio è arrivato e probabilmente nei casi in cui le parti in causa sono bloccate in posizioni rigide, si dovrà attendere ancora del tempo. Le alternative dei top team sono note da tempo (George Russell nel caso Mercedes, e il terzetto Ricciardo-Sainz-Giovinazzi nel caso Ferrari), ma sono candidati che al momento sono destinati ad attendere il corso degli eventi.
Diverso è invece l’approccio per i piloti più giovani, che non percepiscono compensi importanti e che puntano a garantirsi un futuro in Formula 1. In questi casi il secondo punto diventa prioritario, l’aspetto sulla riduzione dell’ingaggio 2020 ha un peso meno significativo davanti alla garanzia di una prospettiva nel lungo periodo, ed è ciò a cui punterà una grossa fetta della griglia di partenza. Tra tutti, gli unici a non dover pensare a questi problemi sono Charles Leclerc, Max Verstappen ed Esteban Ocon, i soli oggi ad avere la certezza di dove saranno nel 2021.
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