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Corona Camp, Marko ritratta: "Non mando i ragazzi in guerra"

Il consigliere di Red Bull Motorsport ha detto di essere stato frainteso e che non aveva intenzione di contagiare nessuno deliberatamente, ma che guardava le cose in prospettiva essendo lui stesso guarito dal Coronavirus.

Helmut Marko, Consultant, Red Bull Racing

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Dopo aver sconvolto il mondo per le sue dichiarazioni completamente prive di sensibilità ed insensate in un momento difficile come questo, Helmut Marko ha provato a rientrare nei ranghi.

Appena un paio di giorni fa, il consigliere di Red Bull Motorsport aveva detto senza mezzi termini che sarebbe stato meglio se i suoi piloti fossero stati contagiati dal Coronavirus, per essere in forma quando finalmente si potrà tornare in pista, ipotizzando addirittura un "campo" per questo scopo.

"Abbiamo quattro piloti di Formula 1 e otto o dieci conduttori junior. La mia idea era quella di organizzare un Camp in cui avremmo potuto riempire questo tempo morto con un lavoro di preparazione mentale e fisica. E quello sarebbe stato il momento ideale per fargli prendere il virus" aveva detto Marko ad ORF.

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Dopo aver ricevuto una più che meritata pioggia di critiche, il manager austriaco ha provato a ritornare sui suoi passi, provando a ritrattare le sue affermazioni.

"Non intendevo infettare nessuno deliberatamente. Questo è quello che sembrava dopo un lavoro di copia e incolla. Mi sembra chiaro che non mando volontariamente i miei ragazzi in guerra" ha detto Marko a F1-insider.com, provando a difendersi.

"Ovviamente bisogna fare attenzione in tempi di pandemia, ma bisogna anche essere in grado di vedere le cose in prospettiva. Ho avuto il virus a febbraio. Se le persone della mia età possono sopravvivere, i giovani atleti dovrebbero avere meno paura delle conseguenze".

"Questa era l'unica ragione cui volevamo organizzare il campo. Ma la contaminazione deliberata non è mai stata un problema" ha concluso.

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