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Marko: "Inutile portare in Red Bull piloti già scartati"

Helmut Marko ha declinato l'idea di veder tornare Vergne e Buemi in orbita Red Bull F1: "Hanno fatto percorsi differenti, ci metterebbero troppo ad abituarsi. Poi non è la nostra filosofia".

Jean-Eric Vergne, Scuderia Toro Rosso

Foto di: Sutton Motorsport Images

Da quando Toro Rosso - tra poco AlphaTauri - ha esordito in Formula 1 ha giocato un ruolo molto importante per Red Bull, ovvero da team satellite istituito per far crescere le giovani promesse e formare piloti all'altezza di correre nel team principale, ossia Red Bull Racing.

Ormai da due stagioni il vivaio Red Bull non offre piloti capaci di raccogliere l'eredità di Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo e Max Verstappen. 2 anni fa, infatti, Toro Rosso mise sotto contratto Brendon Hartley, neozelandese capace di vincere tutto nel WEC, ma la sua esperienza in F1 fu ai limiti del fallimentare.

Più di una volta ex piloti in orbita Red Bull come Sébastien Buemi e Jean-Eric Vergne sono stati indicati come possibili cavalli di ritorno per ovviare a una situazione inaspettatamente critica. Chi però ha posto un veto al ritorno di questi piloti, che in altre categorie hanno fatto faville, è stato Helmut Marko, super consulente della Red Bull.

"Si tratta di un capitolo chiuso. Hanno fatto una carriera in altre categorie del motorsport", ha detto l'eminenza grigia della Red Bull in un'intervista esclusiva a Motorsport.com.

"Se Jean-Eric Vergne vince la Formula E, è qualcosa di completamente differente dai requisiti che cerchiamo noi in Formula 1. Il francese avrebbe avuto bisogno di una stagione intera per tornare ad adattarsi alle monoposto di F1, ma anche alle gomme Pirelli. Per questo ormai è acqua passata".

"Quando ci guardiamo attorno, molti dei nostri piloti hanno avuto succsso. Guadagnano ottime cifre e hanno trasformato il loro hobby in professione. Questo è fantastico".

Ora, però, la line up Toro Rosso è formata da due piloti che in Red Bull non hanno convinto e sono stati retrocessi. Parliamo di Daniil Kvyat e Pierre Gasly. Marko pensa però di non aver imposto obiettivi troppo alti per i giovani piloti dell'accademia Red Bull.

"All'inizio il team Junior era fatto per dare una possibilità a tutti i piloti, perché il motorsport è davvero molto costoso. Poi è stato deciso che questi piloti dovessero avere il potenziale per vincere un gran premio. Ecco perché la selezione è diventata più rigorosa".

"Non riesco a capire le critiche che vengono mosse nei nostri confronti. Finanziamo alcuni piloti per intere stagioni. Senza i nostri fondi non si sarebbero mai trovati nelle situazioni in cui sono. Se non è sufficiente per arrivare in F1, beh, in F1 ci sono solo 20 piloti e sappiamo bene che non tutti sono nella massima serie per le loro capacità".

"Quanti piloti del nostro programma hanno vinto una gara in F1? Vettel, Ricciardo, Verstappen. Non so dirvi quanti siano riusciti a salire sul podio. Internamente siamo felici e orgogliosi, perché la nostra filosofia e quello che abbiamo fatto è stato copiato su vasta scala. Ma nessuno degli altri programmi si è avvicinato in alcun modo a quello che abbiamo ottenuto con il nostro".

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