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Marchionne è a Maranello per dare una svolta alla Scuderia Ferrari

Il presidente della Ferrari è da inizio settimana al Reparto Corse: sta incontrando molti tecnici per scoprire e valorizzare quali sono le risorse umane grazie alle quali conta di andare all'attacco della Mercedes, dopo le ultime delusioni.

Sergio Marchionne, Presidente Ferrari e CEO di Fiat Chrysler Automobiles e Maurizio Arrivabene, Ferr

Foto di: XPB Images

Sergio Marchionne, Ferrari President and CEO of Fiat Chrysler Automobiles
Sergio Marchionne, Ferrari President and CEO of Fiat Chrysler Automobiles watches the race
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Maurizio Arrivabene, Ferrari Team Principal
Charles Leclerc, Ferrari SF16-H Test Driver
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF16-H

Sergio Marchionne è a Maranello da qualche giorno. Il presidente del Cavallino ha preso in mano la situazione della Ferrari in prima persona, affiancandosi a Maurizio Arrivabene. Dopo la delusione del GP di Gran Bretagna il grande capo di FCA ha messo nell’obiettivo il Reparto Corse del Cavallino rampante.

Il mancato sviluppo della SF16-H in termini di telaio e aerodinamica ha fatto saltare la mosca al naso anche al presidente. La Rossa, che a suo dire doveva lottare contro le Mercedes per il titolo mondiale con Sebastian Vettel, non ha ancora vinto una gara dopo che si è arrivati al giro di boa della stagione.

La tragedia che ha colpito James Allison, il direttore tecnico che ha perduto la moglie subito dopo il Gran Premio d’Australia, sicuramente ha inciso nel rallentare la crescita di una monoposto che, almeno all’avvio del Campionato, sembrava in grado di rivaleggiare con le frecce d’argento, ma poi le speranze si sono trasformate in delusione.

Mentre il team di Brackley sfornava nuove soluzioni e aggiornamenti ad ogni Gran Premio, alla Ferrari si è persa l’incisività iniziale intorno ad una macchina difficile da capire e, soprattutto, da far funzionare se non in una ristretta finestra di utilizzo e solo in certe condizioni. Per cui nel timore di finire sotto esame, con il crescere della pressione interna, è iniziata la fase in cui quasi nessuno ha preso delle iniziative per timore di finire nell’occhio del ciclone.

Un errore gravissimo di chi, evidentemente, non conosce il modus operandi di Sergio Marchionne. Il presidente, allora, ha deciso di passare all’azione parlando con le seconde e terze linee del Reparto Corse per comprendere quanto potenziale inespresso sia rimasto nella Gestione Sportiva senza essere stato incanalato sulla SF16-H.

Il capo, in sostanza, ritiene che all’interno della Ferrari ci siano professionalità di prim’ordine che non hanno la possibilità di fare valere le proprie idee e capacità solo perché si trovano di fronte a un “tappo” di chi sta sopra che non è facile da far saltare. E allora più che una campagna acquisti di tecnici verso l’esterno è molto più probabile che si possa assistere ad una ripulitura degli organici interni, per offrire delle opportunità a chi ha voglia di prendersi delle responsabilità, lasciando spazio a chi ha voglia di proporre delle idee che possano aiutare la Rossa a sfidare le Mercedes.

Quando Maurizio Arrivabene ha detto nel dopo Silverstone che dall’Ungheria non si scherzerà più, già sapeva cosa sarebbe iniziato nel corso della settimana a Maranello. Perché attenzione, non ci sarebbe niente di più sbagliato che credere in una reazione emotiva di Marchionne dopo la cocente delusione inglese. Ad alcuni la frase del team principal in Gran Bretagna era sembrata incauta, ma alla luce di quanto sta avvenendo nella sede della Ferrari era solo un avvertimento per quello che potrebbe diventare un vero e proprio tsumani.

Il presidente, infatti, ha fatto allestire un suo ufficio nel Reparto Corse, segno che quello degli ultimi giorni non è un intervento dettato dal momento, ma il frutto di un piano ben preciso (forse un po’ tardivo) perché il progetto della macchina 2017 è già stato lanciato dagli stessi tecnici che invece avrebbero deluso il capo.

Ma quanto potrà durare il “focus” del presidente sul Reparto Corse, visto che non è solo il numero uno del Cavallino, ma ha in mano il destino di FCA?

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