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Luigi Musso: l'avventura in Ferrari finita in tragedia

Dopo la tragica scomparsa di Alberto Ascari, Luigi Musso era considerato il nuovo idolo nazionale ma la sua avventura col Cavallino è stata interrotta sul più bello dal destino.

Luigi Musso, Ferrari

Foto di: LAT Images

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Tra la considerevole collezione di cimeli accumulati nel corso di una vita trascorsa nelle corse automobilistiche ci sono due piccoli trofei che si trovano su una mensola nel mio ufficio. Uno di questi, vinto dal mio eroe d'infanzia Jean Behra, risale al Gran Premio di Caen del 1957, mentre l'altro - dello stesso anno - è stato assegnato dall'Automobile Club Roma e c’è inciso 'Luigi Musso, Campione Italiano Assoluto'.

Dopo la morte di Alberto Ascari in un incidente a Monza nel maggio 1955 l'automobilismo italiano era in preda alla disperazione. Se n'era andato un grande pilota e si doveva trovare con urgenza una nuova superstar tricolore. La speranza era riposta su due giovani uomini: Luigi Musso ed Eugenio Castellotti.

A quei tempi i piloti da corsa non erano pagati fior di quattrini, ma questo non era importante per Musso e Castellotti. Entrambi provenivano da ambienti benestanti e correvano con le auto perché ne erano appassionati. Luigi, figlio di un diplomatico, nacque a Roma nel 1924 e crebbe in un palazzo in Via Veneto. Fu dopo l'acquisto di una Maserati A6GCS 2 litri che iniziò davvero a lasciare il segno nelle corse sportive italiane, arrivando nel 1954 terzo alla Mille Miglia e secondo alla Targa Florio.

Luigi Musso

Luigi Musso

Photo by: Motorsport Images

Ci furono anche delle corse saltuarie con il team Maserati F1. Musso vinse a Pescara e terminò la stagione con un superbo secondo posto nel Gran Premio di Spagna alle spalle della Ferrari di Mike Hawthorn, ma davanti alla Mercedes di Juan Manuel Fangio. L'anno successivo, nel 1955, Musso divenne un membro a tempo pieno della squadra e alla fine passò alla Ferrari.

La carriera di Musso a Maranello non avrebbe potuto iniziare meglio: nel Gran Premio d'Argentina consegnò la sua auto a Fangio, a causa di una rottura sulla vettura dell’argentino, e Juan Manuel andò a vincere consegnando a Luigi un successo condiviso. A maggio, però, si infortunò gravemente alla 1000 km del Nurburgring e perse gran parte della stagione.

Al Gran Premio d'Italia Musso lottò furiosamente con il compagno di squadra Castellotti per la prima posizione e poco più tardi gli fu chiesto ancora una volta di cedere la sua macchina a Fangio. Questa volta, con la possibilità concreta di vincere a Monza, Luigi si rifiutò, ma quando era in testa a pochi giri dalla fine un braccetto dello sterzo si ruppe.

Luigi Musso/Juan Manuel Fangio, Lancia-Ferrari D50

Luigi Musso/Juan Manuel Fangio, Lancia-Ferrari D50

Photo by: Motorsport Images

I due erano inevitabilmente rivali, ma fuori dalla pista Musso e Castellotti - come Tazio Nuvolari e Achille Varzi 20 anni prima - erano sempre in rapporti amichevoli, e Luigi rimase scioccato quando Eugenio perse la vita in un incidente nel corso di un test a Modena nel marzo 1957. Soltanto due mesi prima avevano condiviso la Ferrari vincente con Masten Gregory alla 1000 km di Buenos Aires.

Dopo la scomparsa di Castellotti, Musso era diventato l'unico pilota italiano di rilievo ed era una pressione che sentiva profondamente. Dopo che Fangio passò alla Maserati, Musso fu affiancato alla Ferrari da Peter Collins e dal rientrante Mike Hawthorn. Questa non era una situazione che Luigi trovava confortevole perché i due inglesi erano amici stretti ed anche se si trovava in una squadra italiana si sentiva un po' un estraneo.

"Andavo molto d'accordo con Mike e Peter, ma non mi piaceva il modo in cui trattavano Musso: non perdevano occasione per sminuirlo", ha dichiarato Phil Hill allora membro della Ferrari.

Nonostante tutto, nel 1957 Musso fu decisamente il pilota di maggior successo della Ferrari. La squadra non vinse nessun gran premio quell'anno, ma Luigi arrivò secondo a Rouen e ad Aintree per poi vincere la gara non valida per il campionato a Reims. Alla fine della stagione chiuse terzo in campionato, preceduto solo da Fangio e Stirling Moss.

Per molti versi, però, la vita di Musso era in subbuglio. Da un lato aveva una nuova fidanzata, Fiamma Breschi, per la quale aveva lasciato la moglie e i figli; dall’altro iniziava ad avvertire una certa crisi economica. Aveva effettuato diversi investimenti commerciali sconsiderati e, oltre a questo, era anche un giocatore incallito. Una volta Fangio mi disse: "Luigi non poteva mai resistere ad un casinò...".

Nonostante tutto questo, la stagione 1958 iniziò abbastanza bene. In Argentina Musso finì secondo dietro alla Cooper di Moss, per poi ottenere il successo al GP di Siracusa e, in coppia con Olivier Gendebien, alla Targa Florio. A Monaco chiuse ancora una volta secondo e poi uscì indenne da un enorme incidente a Spa.

Il successivo appuntamento previsto in F1 era il Gran Premio di Francia, ma il fine settimana precedente si svolse la Gara dei due Mondi, dove Ferrari e Maserati affrontarono le vetture di Indianapolis sull'ovale di Monza. In quella occasione Musso stupì gli americani qualificandosi in pole a oltre 174 miglia orarie.

Luigi Musso, Ferrari 246

Luigi Musso, Ferrari 246

Photo by: Motorsport Images

"Ha avuto un coraggio crudo come non si vede spesso", ha dichiarato Hill. "Il banking di Monza era molto veloce e anche ruvido come l'inferno. Quando ho visto Musso in prova ho detto che avremmo dovuto mettere una cintura di sicurezza in auto. Questa richiesta non era pensata per una tutela in caso di incidente, ma per il fatto che veniva quasi rimbalzato fuori dall'abitacolo! Era la prima volta che le cinture venivano usate in Europa...".

Il giorno della gara, Musso guidò i primi giri e lottò vigorosamente contro la brigata delle roadster fino a quando l'esaurimento dei fumi del metanolo fece pagare il suo prezzo, e la macchina, consegnata a un Hawthorn disinteressato e poi a Hill, finì in terza posizione. L'eroismo di Musso, seppi anni dopo, fece una profonda impressione su un 23enne esordiente, un certo A.J. Foyt.

Quindi si andò a Reims dove Luigi aveva vinto l'anno prima. Questa gara tradizionalmente pagava più di ogni altra del calendario europeo e un'altra vittoria avrebbe contribuito a saldare i suoi debiti di gioco. Nel tentativo di rimanere con Hawthorn, al decimo giro Musso mise una ruota fuori uso all'uscita della velocissima prima curva, la Calvaire, e finì in un fosso. Scagliato fuori dalla Ferrari riportò gravi ferite alla testa e morì poco dopo aver raggiunto l'ospedale.

"Quel fine settimana è stata la mia prima gara di F1 ed è stata molto triste" ha dichiarato Hill. "Mi piaceva Musso, era sempre gentile con me e lo ricordo come un ragazzo con un acuto senso dell'umorismo. C'era una naturale eleganza in lui, ma anche una sorta di tristezza innata. In qualche modo non mi ha sorpreso che sia finita nel modo in cui è finita".

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