Lewis V ha conquistato il mondiale che vale di più dei cinque
Hamilton è entusiasta: "Pensare che oggi il mio nome è li di fianco a quello di Juan Manuel Fangio è surreale". L'inglese si gode la festa che è arrivata dopo un GP del Messico sofferto: “Vivo un conflitto di emozioni, tra il grande risultato raggiunto e la gara terribile di oggi”.
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 e Angela Cullen, PA, fisioterapista e preparatrice, festeggia nel parco chiuso
Manuel Goria / Motorsport Images
Le grandi porte dell’Olimpo della Formula 1 si sono aperte alle ore 16 di Città del Messico per permettere l’ingresso di Lewis Hamilton. Subito dopo la bandiera a scacchi che ha ufficializzato l’assegnazione del titolo mondiale piloti 2018, sui monitor che arredano l’hospitality della Mercedes è apparso il messaggio LEWIS V, un traguardo che pone Hamilton al fianco di Juan Manuel Fangio.
“Il nostro padrino - ha ricordato Lewis dopo la gara – pensare che oggi il mio nome è li di fianco è surreale”.
Sono trascorsi 61 anni dal quinto titolo Mondiale del campione argentino, ma l’istinto, il talento, il sacrificio indispensabile per raggiungere obiettivi di questa portata è di base sempre lo stesso. È un giorno importante per la Formula 1, perché celebra un campione straordinario, capace di alzare costantemente il suo livello di rendimento arrivando a livelli impensabili solo qualche anno fa.
La stagione 2018 è stata probabilmente la più esaltante per il pilota Lewis Hamilton. Dopo un lungo periodo in cui ha dovuto vedersela soprattutto con il vicino di box, è tornato a disputare una stagione in cui gli è capitato di dover lottare in condizioni di inferiorità tecnica.
Ma probabilmente è stata una fortuna per Lewis, perché sono state proprio queste circostanze che hanno esaltato ancora di più il rendimento che questo campione.
“Lewis è un grande valore aggiunto per noi”, ha dovuto ammettere Toto Wolff, perché se nelle precedenti stagioni erano stati gli ingegneri di Brackley gli attori protagonisti dei trionfi Mercedes, mentre quest’anno è stato Lewis a trascinare il team.
Quando nel 2015 auspicava il ritorno alla competitività della Ferrari per vivere un duello con Vettel e la Rossa come era stato tra Mansell e Senna, sembrò una spacconata, detta da un pilota in quel momento alla guida di un missile. Non era così.
Hamilton cerca il duello, si alimenta di quello stress da competizione che per molti piloti avversari rappresenta un incubo. Una condizione che per Lewis è anche un antidoto alla sindrome di appagamento, altra patologia da cui sembra immune. Ha fatto tesoro di qualche errore che gli è costato il titolo 2016, completando un ulteriore salto di qualità che lo ha portato ad essere l’esempio che ogni ragazzino nel karting dovrebbe avere.
Velocità, capacità di gestione, visione di gara, aggressività (anche oggi nelle prime fasi del Gran Premio del Messico non si è tirato indietro) impeccabile in qualifica ma soprattutto immune da errori. Un aspetto, quest’ultimo, che nel 2018 è stato cruciale per arrivare alla conquista del titolo Mondiale.
Ha vinto quando poteva vincere (a volte anche quando non era così scontato), ma ha saputo anche stringere i denti nelle giornate in salita, mettendo nella sua classifica punti pesantissimi. Un aspetto cruciale in un Mondiale di 21 gara senza scarti. Da vero ‘cannibale’ non ha lasciato nulla per strada riuscendo anche a mostrare segni di disappunto nella giornata del suo quinto titolo Mondiale:
“Vivo un conflitto di emozioni, tra il grande risultato raggiunto e la gara terribile che abbiamo disputato oggi”.
Al termine di una lunga conferenza stampa tenutasi dopo la gara c’è stato anche un momento decisamente divertente quando un giornalista locale ha posto la sua domanda annunciandosi, come da pressi, con il suo nome e cognome: Fernando Alonso.
“Ti chiami davvero così – ha risposto Lewis – credo che sia la prima volta che Fernando Alonso mi pone una domanda!”.
Sono trascorsi undici anni da quado il campione della GP2 Lewis Hamilton esordì al fianco del due volte iridato Alonso, e alla vigilia del Mondiale ci fu chi trovò folle l’idea di Ron Dennis. “Lo brucerà”, dissero in molti, ed invece fu l’inizio di una straordinaria avventura il cui finale è ancora da scrivere. Ora è giusto che Lewis si goda questo quinto e meritato titolo Mondiale, ma anche che la Formula 1 celebri un campione che rappresenta un valore aggiunto per questo sport.
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