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Lewis Hamilton non vuole più condividere i dati di telemetria

Il pilota della Mercedes ha detto piuttosto chiaramente che non trova corretto il sistema di condivisione dei dati, perché permette ad un pilota di spingersi ad un limite che non è stato in grado di trovare da solo in pista.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1

XPB Images

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 in parc ferme
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W07 Hybrid
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, Max Verstappen, Red Bull Racing
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W07 Hybrid
Il vincitore della gara Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 festeggia
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W07 Hybrid, Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 W07 Hybrid
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1

Lewis Hamilton ha lanciato un messaggio forte e molto chiaro: non trova corretto che il suo compagno di squadra abbia accesso ai suoi dati di telemetria. L’unico aspetto che volutamente non ha fatto trasparire è il destinatario della missiva, neanche tanto cifrata. Sarà Valtteri Bottas con cui si appresta a condividere il box nel Mondiale che scatterà tra poco più di un mese a Melbourne o l’ex compagno negli ultimi quattro anni Nico Rosberg ? Il succo è che Hamilton non ci sta a fare da “coach” ai compagni di squadra che, come da prassi, al termine di ogni sessione di prove possono consultare i suoi dati telemetrici mettendo a nudo tutti gli aspetti della guida del vicino di box.

"Scendo in pista, completo i miei giri ed il mio programma di lavoro – ha attaccato Lewis - ma il mio compagno di squadra può vedere tutto quello che faccio. Ho già chiesto in alla mia squadra di non vedere i dati del mio compagno di box, non mi sembra giusto vedere il suo lavoro così come non trovo corretto che lui veda il mio. Faccio un esempio: quando sei in pista lavori per individuare i punti di frenata, dove ci sono avvallamenti, utilizzi i segni di gomma dei pneumatici sull’asfalto per trovare la traiettoria migliore. Tutti i piloti svolgono questo lavoro in modo più o meno efficace".

"Ma alla fine, anche se non hai fatto un lavoro perfetto, tutto si può semplicemente copiare leggendo i dati sul computer del compagno. 'Oh, si può frenare cinque metri più avanti, quando torno in pista cercherò di frenare cinque metri più avanti'. Ecco, questo è quello che non mi piace, perché permette ad un avversario di avvicinarsi. Questo è quello che ho amato del karting, non avere la possibilità di vedere cosa facevano gli avversari. Potevi contare solo sul tuo talento per emerger".

Tuttavia Hamilton lascia una porta aperta al lavoro di squadra, ovvero alla lettura dei dati da parte degli ingegneri delle due monoposto. "In prova abbiamo una limitata quantità di tempo a disposizione e tante soluzioni da provare – ha spiegato Lewis - e a volte c’è il rischio di prendere una direzione sbagliata. In questi casi per una squadra è giusto valutare tutto il lavoro svolto da entrambe le vetture e trarre delle indicazioni. Non sono certo contro gli ingegneri del team che condividono i dati, ma penso che i piloti non dovrebbero essere in grado di studiare la telemetria dei compagni".

Il messaggio di Hamilton è molto chiaro: ogni pilota professionista che corre in Formula 1 dovrebbe essere in grado di correre in autonomia, senza bisogno di aiuti esterni: "Se una squadra ti assume, è perché crede che tusia il migliore, perché sei preparato, perché hai vinto in tutte le categorie in cui hai corso, nel mio caso non ho perso in alcuna serie in cui ho militato. Tutti i piloti dovrebbero essere in grado di scendere in pista e trovare tutte le informazioni senza bisogno di aiuti esterni".

Una linea, quella di Hamilton, che punta il dito anche sulla formazione delle ultime generazioni di piloti. "Oggi possiamo prendere un ragazzino di Formula 3 – ha concluso - e metterlo su un simulatore giorno dopo giorno fino a quando non arriva a fare le mie traiettorie. Non credo sia giusto, per crescere dovrebbe arrivare a scoprire da solo quello che serve per essere competitivi. Bisogna saper trovare il proprio limite da soli, ed è questa l’essenza di un pilota da corsa, ogni volta che ti siedi su una nuova vettura e scendi in pista. E se non riesci ad arrivarci da solo, allora non sei abbastanza bravo e non meriti di essere dove sei. E ci sono alcuni piloti che non lo meritano".

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