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Analisi

La Formula 1 a Monza è una GP che si corre fuori dal... tempo

E' in corso una... qualifica a eliminazione: nessuno prende decisioni in attesa che qualcun altro tolga le castagne dal fuoco, mentre la pazienza di Ecclestone è arrivata al limite. Poi non si dica che Monza ha perso il GP: non l'ha più voluto!

La parabolica di Monza

Foto di: XPB Images

Il consiglio dell’Ac Milano ha deciso di non… decidere. Ancora una volta. La riunione di ieri sera non ha portato a niente. Nell’ennesimo vertice inconcludente. Inutile. Il futuro del GP d’Italia a Monza sembra, addirittura, cristallizzato.

La “minaccia” di Angelo Sticchi Damiani di portare a Imola la gara di Formula 1 non deve aver minimamente scomposto i monzesi. La bomba innescata dal presidente di ACI Italia si è trasformata in un “petardo”.

Ci sono consiglieri rivettati alle proprie poltrone che, evidentemente, sono tenuti per le briglia da chi li ha fatti eleggere. Una brutta storia. Tutta italiana. Bernie Ecclestone ha capito come stanno le cose e si tiene fuori gioco. A Mister E scoccia l’idea di perdere Monza e tutto quello che rappresenta nella storia della Formula 1, ma non ha piene le tasche.

Aspetterà finché una goccia non farà traboccare il vaso. La sensazione è che la misura sia ormai colma. Andrea Dell’Orto, presidente SIAS, e il direttore dell’autodromo, Francesco Ferri, non hanno alcuna intenzione di mollare l’osso, convinti come sono che non li stiano facendo lavorare e che il loro piano di rilancio dell’autodromo orientato verso le moto, potrebbe essere il vero salvagente dell’impianto.

Il bello è che a Monza e dintorni c’è ancora chi crede a questa favola, che è una storia senza lieto fine. Quella del GP d’Italia è diventata una partita che si gioca al di fuori del tempo. È una (s)qualifica a eliminazione che si decide sulla tenuta di nervi di tutti gli altri.

Monza come un vecchio saloon: come se al tavolo verde ciascuno giocasse con il proprio gruzzolo e, invece, tutti (o quasi tutti) si sono seduti senza il becco di un quattrino.

Mister E aveva indicato la via: ripulire la Sias. Ma nel Parco non si muove foglia. La società è indebitata e non ha sostanze per muoversi autonomamente. L’Ac Milano avrebbe il mandato per spedire a casa chi non ha saputo dare la svolta che tutti si aspettavano. Gli imprenditori e i bocconiani hanno toppato.

Il presidente Ivan Capelli avrebbe chiesto le dimissioni di Dell’Orto e Ferri. Ma diventerebbero operative solo in estate. Vale a dire quando il contratto di Formula 1 dovrebbe essere già stato siglato. Perché questa dilazione di tempo? È semplice: i manager Sias avrebbero diritto a un premio di produzione se l’accordo con Bernie dovesse essere rinnovato.

Ma come? È il gatto che si morde la coda! Non ci sarà accordo se non ci sarà un ricambio in Sias. E dunque? La speranza è che venga riconosciuta una “buona uscita”, come se il contratto fosse stato firmato. È una prova di forza.

Quale sarà la prossima mossa? E chi sarà il primo eliminato?

Intanto si scommette sui nuovi nomi al toto-SIAS: Marco Coldani, amministratore delegato e Federico Bendinelli, direttore dell’autodromo. Il primo uomo di fiducia di Ivan Capelli, il secondo che è l’unico interlocutore credibile per Ecclestone, oltre ad Angelo Sticchi Damiani.

L’avvocato bolognese era stato defenestrato dal ruolo di consulente SIAS alle fine dell’anno con modi poco eleganti. Uscito dalla finestra, rientrerebbe dalla porta. Ma accetterebbe l’incarico solo se ci saranno i soldi per portare avanti un programma serio, condiviso. La borsa ce l’ha l’ACI Italia. Sticchi Damiani ha il potere di muovere il gruzzolo per organizzare il GP d’Italia. E se non sarà Monza, toccherà a Imola. Ma poi non si dica che a Monza è stata scippata la Formula 1. Perché proprio non l’ha più voluta…

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