La Ferrari scommette sulla coop tecnica di Mattia Binotto
Binotto è stato nominato Chief Technical Officer, ma i suoi compiti nella riorganizzazione della Scuderia Ferrari sono più ampi di quanto sembri. Nella nuova struttura a matrice sono in arrivo degli specialisti di settore. Cambierà il progetto della 668?
Foto di: Ferenc Ember
La Ferrari 668 è l’eredità che James Allison lascia alla Ferrari: l’impostazione del progetto che è portato avanti dal chief designer, Simone Resta, era stata avviata dall’ex direttore tecnico inglese che ha lasciato la squadra di Maranello in luglio dopo la rottura con Sergio Marchionne. La Formula 1 va incontro a un cambiamento regolamentare molto importante e sbagliare le scelte di base della macchina significa iniziare a inseguire gli altri su un terreno nel quale, proprio la rivoluzione delle norme, dovrebbe facilitare un rimescolamento dei valori.
Binotto più organizzatore che tecnico
Mattia Binotto ne è perfettamente consapevole: l’ingegnere reggiano (svizzero di nascita) da capo dei motoristi è stato investito di un nuovo ruolo. L’occhialuto 46enne non ha rilevato la figura di direttore tecnico al posto di Allison, ma è stato nominato Chief Technical Officer. In pianta organica sarebbe un gradino sotto a quello di chi avrebbe l’ultima parola in materia tecnica (incarico rimasto vacante), ma la teoria conta poco, visto che i fatti evidenziano un Mattia con più responsabilità di quanto emerga all’esterno.
Non è un progettista, né un disegnatore ma è un grande organizzatore. Un motivatore di uomini che sa valorizzare e, quindi, far rendere al massimo. È un ambizioso che ha accettato di pedalare sulla bicicletta molto più grande che gli ha affidato il presidente Sergio Marchionne. Nei suoi compiti non c’è solo la macchina 2017, ma anche la fabbrica, la struttura, gli uomini. In una distribuzione d’incarichi che si avvicina molto più alla figura che ha Paddy Lowe nel team Mercedes.
Mattia ha più responsabilità di quelle che si vedono
Un ingegnere che si affianca al team principal, Maurizio Arrivabene, e che risponde al presidente. Per trovare qualcosa di simile nella storia del Cavallino, James Allison a parte, bisogna tornare indietro nel tempo, fino a Ross Brawn se non a Mauro Forghieri. Non vogliamo essere fraintesi: “Furia” era anche un genio che traduceva le sue idee in macchine da corsa (non solo F.1 ma anche Prototipi e GT). Diciamo che il “potere” assunto da Binotto nel Reparto Corse è certamente maggiore di quanto sia emerso finora e molto simile a quello che esercitava Forghieri.
Certo le persone sono molto diverse, così come gli approcci professionali. L’ex motorista si è caricato di una responsabilità enorme. Gli va riconosciuto il merito di aver accettato una sfida quasi impossibile. Alcuni tecnici di spicco della gestione Allison (ex Lotus cooptati a Maranello) non si sentono più protetti dal capo che li aveva chiamati: fra questi c’è Dirk De Beer, il sudafricano che ha fatto fare un salto di qualità alla Rossa (anche se non sufficiente a battere le frecce d’argento). È un aerodinamico stimato che non ha intenzione di restare alla Gestione Sportiva e potrebbe seguire le orme di James.
Sanchez e Cardile i perni dell’aerodinamica
Ecco perché è tornato in auge David Sanchez, lo specialista di ali che è arrivato a Maranello alla fine del 2012 dalla McLaren voluto da Pat Fry. Il francese avrà come controller Enrico Cardile, cooptato dall’area GT del Cavallino. Toccherà ai due dare un nuovo impulso a una delle aree strategiche della Gestione Sportiva.
Specialisti di settore in arrivo?
Nell’organizzazione orizzontale che Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene stanno dando alla Ferrari si parlava di formare ben 14 gruppi di lavoro con a capo uno specialista di settore. È più probabile che la struttura a matrice sia molto più snella, e sono attesi (se non sono già arrivati) dei volti nuovi che dovranno corroborare il team nei punti più deboli.
In questo momento la Ferrari è poco attrattiva per i grandi nomi, ma la coop tecnica diretta da Mattia Binotto è destinata a rinforzarsi, portando idee e concetti che faranno cambiare il progetto della 668. È troppo tardi? Non pare proprio, visto che la Mercedes W05 Hybrid fu rifatta di sana pianta a settembre del 2013 sulla spinta di Ross Brawn. Certo i tempi sono stretti, ma se le idee sono quelle giuste non è detto. In attesa che si nomini un direttore tecnico dell’area telaio e uno dei motori. Due ruoli per i quali, invece, si dovrà aspettare ancora…
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