La Ferrari finisce a... bagno: Silverstone non è solo un episodio
La SF16-H non è mai stata competitiva in Gran Bretagna, come è accaduto a Barcellona e a Baku. Gli sviluppi della Rossa hanno deluso e Arrivabene ammonisce: “Dall’Ungheria in poi non si può più scherzare".
Un meccanico Ferrari ripara l'abitacolo dalla pioggia
XPB Images
Al termine del Gran Premio di Silverstone la grande domanda in merito al weekend ferrarista è principalmente una: quanto ha influito sul fine settimana negativo della Ferrari la conformazione della pista inglese?
La risposta arriva da Maurizio Arrivabene: “La gara ha evidenziato dei problemi che non solo relativi a questa pista, erano già emersi a Barcellona e a Baku, e qui sono stati più visibili”.
Non è solo una questione di “track-effect”, ovvero la relazione tra una pista ed una monoposto, che tra Silverstone e la SF16-H proprio non c’è stato. C’è qualcosa in più.
Quanto sia corposo il momento “no” della Ferrari, lo sapremo a Budapest, pista dove lo scorso anno la Ferrari ottenne la seconda vittoria stagionale, e soprattutto crocevia della stagione rossa.
“Dall’Ungheria in poi non si può più scherzare – ha chiarito Arrivabene - da lì in poi capiremo veramente che chance ci sono e dove siamo, e là credo che non possiamo fallire”.
Il presente però è il bilancio della trasferta britannica. Un quinto e un nono posto, con la Red Bull che si è portata a sei punti nella classifica costruttori e Daniel Ricciardo che ha superato Vettel al quarto posto in quella riservata ai piloti. E Verstappen sta arrivando, visto che si trova solo ad otto punti da Seb. Silverstone ha evidenziato in modo chiaro le carenze aerodinamiche della SF16-H, e lo ha fatto ancor più la gara delle qualifiche disputate ieri.
La Ferrari in carne ed ossa ha provato tutto il possibile per non rassegnarsi ai limiti di quella meccanica. I primi problemi sono emersi con pneumatici intermedi, con le difficoltà notevoli nel mandare in temperatura le gomme. Dal giro 8 al giro 14 Raikkonen (che si trovava dietro a Ricciardo) ha rimediato quasi due secondi al giro dall’australiano, e solo nelle tornate 15 e 16 è riuscito finalmente a mettere nella giusta finestra di funzionamento le gomme (girando anche meglio della Red Bull). Ma ormai la pista era asciutta ed è arrivato il pit-stop per il passaggio alle slick.
Una strategia rischiosa, ma la Ferrari di Silverstone poteva solo giocare qualche carta a sorpresa per riuscire a portare un po’ più avanti le sue monoposto. Vettel ha sposato le scelte della squadra, ed è stato il primo ad affrontare la pista umida con le gomme da asciutto. E ha iniziato alla grande, con il giro più veloce alla 18esima tornata. Poi però è arrivato un testacoda, il prezzo da pagare quando si rischia.
Vettel in quel momento era in nona posizione, e si è ritrovato dodicesimo. Da li c'è stata una gara tutta in salita, che (a detta dello stesso Vettel) ha visto per la prima volta nel 2016 una Ferrari con un passo gara non all’altezza di quello della Red Bull.
Alla fine la quinta piazza di Raikkonen è stata quasi una conquista, visto che per Kimi non è stato semplice avere ragione della Force India di Perez. E in effetti “Iceman” ha dovuto sfoderare anche un bel sorpasso, altrimenti avrebbe concluso senza acuti una corsa che non resterà certo tra quelle da ricordare. Ma non sono i piloti ad essere sotto accusa, perché le sbavature (che ci sono state) sono comunque figlie di contesti e situazioni in cui non dovrebbero essere.
La prossima tappa di Budapest si carica così di un significato maggiore rispetto a quello che è un bottino di tappa. Arrivabene non ha voluto caricare troppo le sue affermazioni, ma il messaggio è chiaro. Ma non sarà una passeggiata, anche se si tratta di rimettere dietro la Red Bull. Perché la RB12 è cresciuta gara dopo gara, e Rosberg ha visto molto da vicino l’efficienza e la trazione della monoposto di Verstappen.
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