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L'Australia raffredda le ambizioni della Ferrari

Alonso fuori dal podio e Massa disperso evidenziano i problemi della 150 Italia

Aldo Costa, direttore tecnico della Ferrari, nell'inverno aveva detto che la squadra di Maranello avrebbe iniziato la stagione 2011 con una vettura estrema, per essere subito davanti. Ebbene, il proclama dell'ingegnere parmense si è rivelato un bluff. Un fatto è certo: la Red Bull Racing era e resta il punto di riferimento del Circus, per cui la superiorità tecnica della RB7 rimane indiscutibile. Sebastian Vettel ha dominato il Gp d'Australia senza usare il KERS. Pur non disponendo del recupero di energia ha conquistato in prova la pole position e in gara la supremazia del campione del mondo non è mai stata messa in discussione. La Ferrari è parsa in stato confusionale: nei test è stata la squadra che ha coperto più chilometri, per cui, almeno sulla carta, doveva essere il team con più informazioni su come affrontare il debutto stagionale. La 150° Italia, invece, è andata in crisi nel giro secco della qualifica ed è stata penalizzata da una posizione in griglia inadeguata alle ambizioni di Maranello. L'enorme distacco che Alonso ha preso da Vettel evidenzia che ci deve essere stato un macro-errore nell'impostazione della qualifica e, almeno nella prestazione pura, la gara ha rivelato che le Rosse sono in grado di esprimere un potenziale da ripetere più volte il giro veloce in gara. Non ci riferiamo tanto a Massa (il brasiliano ha certificato di non essere più un pilota da Ferrari in grado di lottare per il titolo: Felipe si deve rassegnare da subito ad un ruolo di scudiero di Alonso) che ha siglato il giro più veloce in 1'28”947 con gomme morbide nuove a serbatoi praticamente vuoti, quanto alla capacità di Alonso in rimonta di saper frustare la Rossa con una buona consistenza. Il dubbio è che lo spagnolo fosse l'unico costretto veramente a tirare (Vettel controllava Hamilton alle prese con lo splitter del fondo piegato che strisciava sull'asfalto), mentre i rivali più accreditati potevano gestire la corsa. E se Alonso ha difeso la gestione tattica della squadra, Massa non ha nascosto che si poteva fare molto meglio nel definire la strategia. Di solito chi si trova indietro sceglie l'opportunità di stare più a lungo in pista con meno pit stop e stint lunghi. La dimostrazione concreta di quanto andiamo dicendo è data dalla bellissima prestazione di Sergio Perez, al debutto in F.1, che ha conquistato un eccellente settimo posto con la Sauber-Ferrari, effettuando solo un cambio gomme. La Ferrari non se lo può permettere perché “litiga” con le gomme Pirelli: non vanno in temperatura subito in qualifica e perdono consistenza troppo presto in gara. È questo il tallone d'Achille che la Rossa deve risolvere quanto prima, tanto più che le coperture italiane sono uscite a testa alta dal primo Gp. Nell'inverno erano diventate lo scaricabarile di tutti i guai (stupisce che ci sia stato chi abbia vaticinato previsioni con gare di quattro pit stop), mentre a Melbourne hanno dimostrato di rispettare in pieno i desideri della Fia e di Ecclestone: abbiamo assistito a strategie varibiali fra una sosta e tre, lasciando ampia facoltà alle squadre di trovare la soluzione più acconcia per la propria vettura. La Ferrari, dunque, ha dimostrato di avere le potenzialità per lottare al vertice, ma ancora non riesce a mettere in fila tutti gli elementi per riuscirci. Alonso, dopo una buona partenza, si è ritrovato nono per essere finito in una posizione pericolosa all'esterno della prima curva. Ha dovuto togliere il piede dal gas e si è fatto infilare da diverse monoposto. Un errore che è costato caro, ma a cui ha cercato di porre rimedio con una rimonta che lo ha portato di nuovo alle spalle di Vitaly Petrov, l'”incubo” di Abu Dhabi. La Ferrari oggi è la quarta forza del mondiale dietro a Red Bull, McLaren e Renault: troppo per una squadra che voleva partire a razzo...

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