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La colonna di Felipe Massa: "Ecco perché mi ritiro dalla Formula 1"

Felipe Massa ha annunciato il ritiro dalla Formula 1 nel paddock di Monza: il brasiliano ha scelto il GP d'Italia ricordando che dieci anni prima Michael Schumacher aveva deciso di lasciargli il posto in Ferrari. Ecco come vive questo momento...

Felipe Massa, Williams Martini Racing

Foto di: Williams F1

Felipe Massa

Felipe Massa è un pilota di Formula 1 che corre attualmente per il team Williams.

Felipe Massa, Williams Martini Racing
Felipe Massa, Williams
Felipe Massa, Williams FW38
Felipe Massa, Williams FW38
Felipinho Massa, figlio di Felipe Massa, Williams
Felipe Massa, Williams
Felipe Massa, Williams FW38
Rubens Barrichello, Jean Todt e Michael Schumacher festeggiano
Felipe Massa, Williams mentre la griglia osserva l'inno nazionale

Nella carriera di un pilota ci sono tanti momenti particolari, e quello che vi sto per raccontare mi suscita un po’ di emozione. Negli ultimi mesi ho pensato molto al mio futuro e sono arrivato a maturare la decisione che, alla fine di questo campionato del Mondo, lascerò la Formula 1. La vita ci pone davanti a delle scelte, e credo che per me sia arrivato il momento in cui fare qualcosa di diverso.

Magari mi vedrete ancora al volante di una macchina da corsa, ma al momento l’unica certezza è che avrò a disposizione tutto il tempo necessario per decidere cosa fare in futuro. Il tutto in grande serenità, la stessa che mi ha accompagnato nel prendere la decisione di concludere la mia esperienza in F.1.

L'inizio nel karting e poi la Formula Chevrolet

In queste settimane si sono accavallati tanti pensieri, ricordi di momenti legati ad un lungo percorso di vita. La gente, ovviamente, ricorda bene la tua storia in Formula 1, ma c’è un cammino antecedente, in cui si pongono le basi su cui costruire una carriera. Ho bellissimi ricordo legati al karting, sette anni in cui ho iniziato a respirare il mondo delle competizioni, poi il successivo passaggio in monoposto, sempre in Brasile. Ho corso in Formula Chevrolet, una stagione e mezza con poche risorse finanziarie, ma che mi hanno comunque consentito di vincere il titolo nel 1999.

Ricordo i titoli in F. Renault e in F. 3000

Come premio… è arrivata la chance di poter sbarcare in Europa, con un contratto per disputare sei gare nella nuova Formula Renault 2.0. Alla fine di corse ne ho disputate molte di più, vincendo sia il campionato Italiano che Europeo nello stesso anno. Così mi sono ritrovato in Formula 3000, e anche li è andata bene, visto che a fine anno mi sono laureato campione.

Quando si sono aperte le porte della Formula 1 è stato incredibile. Il primo test lo ricordo bene: che emozione! Così come la prima vittoria, ad Istanbul nel 2006, ma la gioia più grande della mia carriera è stato il successo, quello stesso anno, nel Gran Premio del Brasile.

Vincere a San Paolo, che emozione!

Vincere a San Paolo, nella mia città, è stata emotivamente un’esperienza unica. Quando sei un bambino sogni di arrivare in Formula 1, e lo vedi come un traguardo quasi irraggiungibile. Ma con me la vita è stata incredibile, dandomi molto più di quello che potessi immaginare. Ho vissuto dei momenti molto belli anche prima di arrivare nel Circus, vincendo tutti i campionati in monoposto a cui ho partecipato, e sono ricordi indelebili.

Non avrei mai immaginato che un giorno avrei corso per Ferrari e Williams. Quando ero piccolo vedevo Piquet e Senna guidare per la squadra inglese, era un sogno. Sono riuscito a vincere tante gare con la Ferrari, a salire tante volte sul podio e a lottare per il titolo Mondiale, ed anche se per un punto non sono riuscito a laurearmi campione del Mondo, posso dire di essere una persona felice e serena.

Il momento più brutto? Nel 2008 a Singapore

Al 2008 è legato anche il momento più brutto della mia carriera. Non è l’incidente in Ungheria accaduto la stagione successiva, perché non ricordo nulla di quanto accaduto a Budapest. Ma ricordo molto bene quando ho saputo cosa era accaduto nel 2008 a Singapore, e mi riferisco al crash-gate. Senza quell’episodio probabilmente avrei vinto il Mondiale, e sapere che non ce l’hai fatta per motivi che non sono legati ad un errore di guida o ad un problema del team, è più difficile da accettare.

In Brasile, al termine della stagione, ho accettato le vicende di gara perché sapevo di aver dato il massimo, di essere riuscito a vincere quella corsa. Non avevo nulla da rimproverarmi, e questo mi ha aiutato ad accettare di aver perso il titolo, anche solo per un punto. Ma di quanto era accaduto a Singapore sono venuto a conoscenza parecchio tempo dopo, e questo mi ha addolorato molto di più.

Nelle ultime settimane ho pensato anche a tutte le persone che mi hanno aiutato nel corso della carriera. Tanti professionisti, in tanti ruoli, a cui restano legati momenti, vittorie, giornate che danno un senso a tanti sacrifici. Dai primi passi mossi in Sauber, dove ho imparato molto, al successivo passaggio in Ferrari, che mi ha portato ai massimi livelli, fino alla bella avventura in Williams che sto ancora vivendo. Dietro i nomi di queste squadre ci sono tante persone, ma anche sponsor che mi hanno sostenuto e senza i quali non avrei percorso questa carriera.

Sono grato alla mia famiglia per il supporto

Ma davanti a tutto c’è stata, e c’è tuttora, la mia famiglia. Mio padre e mia moglie Raffaela sono le persone che più mi sono state vicine nei momenti chiave non facendomi mai mancare supporto e amore, ma anche rafforzando le mie motivazioni quando non tutto andava nel migliore dei modi. Senza il loro aiuto non sarei qui, così come di grande supporto sono state le figure di mia madre, mio fratello e mia sorella. Non posso ovviamente dimenticarmi di mio figlio, arrivato negli ultimi anni ma ovviamente con un ruolo da grande protagonista, così come degli amici più stretti, presenti sempre nei giorni da ricordare ed in quelli più difficili. Periodi nei quali ho trovato aiuto anche nelle mie convinzioni religiose, e non posso che ringraziare Dio per avermi protetto e regalato una favola bellissima.

Todt ha creduto in me, chiamandomi in Ferrari

Tornando indietro nel tempo rivedo sempre la figura di mio padre, che mi ha accompagnato in tutta la carriera. Nei primi anni ho avuto un grosso aiuto dal mio primo manager, Riccardo Tedeschi, che mi ha seguito fino allo sbarco in Formula 1. Poi c’è stata una persona che mi ha offerto le opportunità più importanti della mia carriera, ed è Jean Todt. Ha creduto molto in me, aprendomi le porte della Ferrari. E poi Nicolas, ufficialmente mio manager, ma in realtà un grande amico, il migliore amico. Abbiamo costruito tanto insieme, condiviso molti momenti positivi e difficili, un rapporto che sono certo proseguirà anche oltre l’aspetto sportivo, perché nato su grandi basi umane.

L'annuncio a Monza non è affatto casuale

Quando ho scelto di annunciare a Monza il mio addio alla Formula 1 non è stato un caso. Dieci anni fa, era il 2006, a Monza annunciò il ritiro il pilota che più di ogni altro ha lasciato una traccia nella mia carriera: Michael Schumacher. Ero stato promosso in Ferrari all’inizio di quel campionato, ma mi era già stato detto che nel 2007 sarebbe arrivato in squadra Kimi Raikkonen, quindi la mia esperienza in “rosso” avrebbe potuto essere limitata ad una sola stagione. Poi Michael ha preso la decisione di fermarsi, ed ho avuto la certezza che avrei potuto proseguire con la Ferrari anche nelle stagioni successive. Sono trascorsi dieci anni da quel giorno, e nello stesso paddock ho deciso di annunciare la mia decisione.

Negli ultimi otto GP non farà il pensionato!

Ma attenzione, restano otto gare alla fine del Mondiale e non ho intenzione di recitare il ruolo del pensionato! Continuerò a fare quello che mi piace fare, scendere in pista e cercare di mettere la monoposto più avanti possibile. Mi piacerebbe riuscire a dare un contributo importante alla squadra, visto che abbiamo ancora degli obiettivi importanti davanti a noi. La Williams sta lottando per la quarta posizione nel Mondiale Costruttori, e darò il massimo per raggiungere l’obiettivo insieme alla team. Sarà speciale essere a San Paolo per l’ultimo Gran Premio del Brasile, lo so già. Per la statistica l’ultima gara che disputerò in Formula 1 sarà quella di Abu Dhabi, ma emotivamente il weekend a San Paolo sarà il vero saluto, quello che viene dal cuore.

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