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Kvyat: "Kelly Piquet sta con me. Papà Nelson? Lo conoscerò presto!"

Il pilota russo della Toro Rosso sembra aver ritrovato la serenità dopo un anno turbolento come quello 2016. Daniil è carico: "Le nuove F.1 sono molto divertenti da guidare". La STR12 è interessante: "Siamo stati bloccati solo da piccoli inconvenienti".

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12

XPB Images

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Toro Roso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso, James Key, Scuderia Toro Rosso Technical Director
Daniil Kvyat, Toro Roso STR12
Daniil Kvyat, Toro Rosso
Daniil Kvyat, Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso
Helmet of Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Toro Rosso, talks to Norbert Vettel
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Toro Rosso STR12
Toro Rosso STR12: il pivot della sospensione anteriore
Scuderia Toro Rosso STR12 disc brake detail

A 22 anni Daniil Kvyat ha già vissuto la Formula 1. Da baby prodigio nelle grazie di Helmut Marko (che nella galassia Red Bull vuol dire molto) a punto fermo di Toro Rosso e successivamente Red Bull. Poi nel 2016 eccolo immolato (sempre da Marko) sull’altare dell’ascesa di Verstappen.

Ma quando sembrava ormai tutto perso, ecco la mano tesa (ovviamente di Marko) da afferrare per assicurarsi un altro anno in Toro Rosso, proprio quando nel paddock di Formula 1 era dato per certo l’esordio di Pierre Gasly.

Kvyat non è debole di cuore, e tutto sommato ne è uscito anche bene. E’ un ragazzo che oggi è tornato alla serenità del 2015, con una nuova fidanzata che risponde al nome Kelly Piquet (eh sì, è proprio figlia di Nelson) una nuova auto (una fiammante Ferrari 488) e una nuova stagione da affrontare con una determinazione totale, ma senza quello scomodo compagno di viaggio che è stato lo stress del 2016.

Intanto dopo i test di Barcellona si parla di auto, ovvero della nuova Toro Rosso che di sguardi attenti ne ha catturati anche parecchi per la sua straordinaria somiglianza con la Mercedes W08.

Domanda banale ma obbligatoria, visto che siamo al via di un nuovo ciclo tecnico. Quali sono le prime impressioni dall’interno della monoposto?
“Credo che tutte le vetture in pista sembrino molto accattivanti. Pneumatici di grandi dimensioni, baricentro basso, ali molto belle da vedere e che garantiscono un grande carico aerodinamico. Sembrano, anzi sono, delle vere e proprie auto da corsa, uniche nel loro genere, è questa è una buona notizia per la Formula 1".

"Penso che questa generazione di vetture sia la risposta a tanti fans che si erano lamentati di alcuni aspetti delle monoposto. Non si avrà mai l’unanimità, visto che qualcuno ha sottolineato di non amare la pinna sul cofano, ma credo che il lavoro sia stato fatto nella giusta direzione. Manca ancora qualcosa, ovvero il rumore della power unit. Se avessimo i motori V8 il pacchetto sarebbe probabilmente ancora più interessante, ma abbiamo la speranza che possa essere il prossimo passo. Come pilota, posso poi confermare che la monoposto è molto bella da guidare”.

Nella tua carriera in Formula 1 avevi guidato solo la vecchia generazione di monoposto ibride, credi di esserti perso qualcosa?
“E’ buffo perché quando ad inizio 2014 sono arrivato in Formula 1 ero molto, molto eccitato. E mi sono detto: caspita, questa è la Formula 1, e spinge molto. Ma intorno a me tutti hanno iniziato a lamentarsi, dicendo che erano monoposto brutte, con un suono orribile ed altri commenti poco positivi. Ma per me era tutto bello, e mi piaceva, ero dove avevo sempre sognato di essere! Ma ora che ho provato nuove auto, inizio a capire perché alcuni piloti si erano lamentati delle vetture della generazione pre-2014!”.

La guida che richiedono queste nuove monoposto si adatta al tuo stile?
“È difficile da dire. E poi quello dello "stile di guida", è un gioco che non capisco. Mi spiego: se si è piloti di Formula 1, si deve scendere in pista e portare al limite quello che si ha, anche se non ti piace molto. Al momento quello che ho fatto nei test mi è piaciuto molto, datemi una monoposto che mi possa permettere di attaccare e sono a posto”.

Hai avuto la possibilità di capire quanto siano cambiate le condizioni per sorpassare?
“Nei test si cerca sempre di girare senza traffico in pista, quindi non ho avuto la possibilità di farmi un’idea precisa sull’argomento. Ho sentito però altri piloti che hanno lamentato difficoltà maggiori rispetto al 2016”.

Parliamo di pneumatici. Cambierà molto su questo fronte?
“Sono differenti, ma seguono la filosofia Pirelli, e al momento sembra essere una generazione di gomme interessante, che ci permetterà di spingere di più. Sembra un buon compromesso tra performance e durata, ma serve la verifica in gara, su piste come quella del Bahrain. I test invernali sono attendibili ma non al cento per cento”.

Hai sentito molta differenza rispetto al 2016 in questo a sollecitazione fisiche?
“Sì. La differenza c’è e si sente, ma ho fatto dei long-run e giornate con oltre ottanta giri senza problemi, ed ho visto altri piloti arrivare a 170 giri in una giornata. E’ la conferma che nel corso della pausa invernale ci siamo allenati molto bene”.

Nei test siete stati spesso bloccati da problemi di affidabilità della power unit. Credo che peserà la perdita di chilometri?
“Il lato positivo di questa situazione è che non abbiamo avuto un grande problema che ci preoccupa, ma tanti piccolo inconvenienti. Penso che la squadra abbia tutto sotto controllo. Certo, non aiuta mai perdere dei giri di prova, perché non si riesce a completare il programma di lavoro, ma abbiamo comunque concluso i passaggi più importanti”.

Credi che stare davanti al compagno di squadra resti il primo vero obiettivo per un pilota?
“Se dicessi “no” direi una bugia. Ma è anche vero che è meglio restare concentrarsi su se stessi, lavorare con l’obiettivo da fare il giro più veloce possibile e poi vedere dove si trova il compagno di squadra. Se sei davanti, allora vorrà dire che hai fatto un buon lavoro, altrimenti dovrai rimboccarti le maniche e capire cosa c’è da migliorare. E in questo modo che ci si spinge a vicenda, e la squadra va in avanti. Penso che debba essere così”.

Ha fatto notizia il tuo fidanzamento con Kelly Piquet….
“E’ iniziato tutto a Monaco, durante il mese di agosto quando la Formula 1 era in pausa. E non è stata così semplice, ho dovuto fare il “bravo ragazzo” per un mese, poi abbiamo deciso di provarci. Kelly è la prima ragazza che mi segue a test e gare, ma voglio ancora mantenere una buona linea di confine tra vita personale e vita pubblica”.

Hai parlato con Nelson?
“No, non ho ancora avuto il piacere, perché ovviamente vive in Brasile. Non ci siamo ancora incrociati ma penso che lo faremo presto. Mi hanno detto che lui è sempre pronto a prenderti in giro, ma anche io su questo fronte sono forte….”.

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