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Analisi

Kvyat: come distruggere un talento. La Red Bull sostenga il suo rilancio!

Daniil Kvyat sta vivendo un momento psicologicamente difficile dopo la retrocessione alla Toro Rosso dalla Red Bull. Il pilota russo ha nove gare per conquistare una conferma, ma deve sgombrare la testa da tante ombre.

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso

XPB Images

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Problemi per Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso dopo un brutto impatto
(Da Sx a Dx): Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso con il compagno di squadra Carlos Sainz Jr., Scuderi
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11 e Kevin Magnussen, Renault Sport F1 Team RS16 si toccano
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12 tampona Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H alla partenza
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing celebrates his third place

Tra una settimana la Formula 1 tornerà in pista iniziando la disputa della prima delle nove gare che mancano al termine dell’edizione più lunga del Mondiale. Sono molti i verdetti ancora da emettere, ma non tutti sono sotto i riflettori. Ci sarà chi lotterà per il Mondiale, chi per una posizione in più nella classifica Costruttori, chi per l’exploit che potrebbe dare un senso migliore alla propria stagione. Ma anche chi, come Daniil Kvyat, affronterà le prossime nove gare per garantirsi un futuro in Formula 1.

Chi frequenta il paddock avrà più volte sentito una frase tra il serio e l’ironico: più che un ingegnere, gli servirebbe uno psicologo. È se non altro curioso constatare come in uno sport che rappresenta l’eccellenza della tecnica e della programmazione, spesso ci si dimentichi della variabile per eccellenza che rende romantica questa disciplina: il pilota.

Per quanto l’abbigliamento tenda a farlo assomigliare ad un robot, all’interno di casco e tuta c’è un uomo, uno sportivo di talento, un professionista, ma pur sempre un uomo, molto spesso poco più che ventenne. E come accade nella vita di tutti i giorni, anche i piloti possono vivere alti e bassi in linea con il loro stato psicologico.

La Formula 1 non può prescindere dai numeri, e ci affidiamo proprio alla matematica per far luce sullo strano caso di Daniil Kvyat. Prima di passare alle valutazioni, iniziamo proprio dai dati aritmetici. Il russo, classe 1994, ha esordito in Formula 1 nel GP d’Australia del 2004 con la Toro Rosso, dopo aver trionfato nella GP3 Series.

Alla sua prima gara nel Circus, Kvyat è diventato il più giovane pilota ad aver conquistato dei punti in Formula 1, grazie al decimo posto. E i piazzamenti nella top-10 sono diventati ben tre nelle prime quattro gare. Sono arrivati poi tre ritiri consecutivi, ed altri due arrivi in zona punti, A fine anno la classifica del Mondiale lo ha visto quindicesimo, due posizioni dietro il più esperto compagno di squadra Jean-Eric Vergne.

La stagione di Kvyat è stata giudicata molto positivamente dalla Red Bull, che per sostituire Sebastian Vettel, passato in Ferrari, ha deciso per il 2015 di puntare proprio sul russo. Per Daniil la sfida che lo attendeva non era da poco, visto che andava ad affiancare quel Daniel Ricciardo reduce da una stagione che lo ha visto demolire lo stesso Sebastian.

Il Mondiale 2015 sembra essere quello della consacrazione. Nonostante non prenda il via alla prima gara dell’anno a Melbourne (rottura del cambio nel giro di ricognizione!) Daniil conclude il campionato con quattordici piazzamenti nella top-10, un podio (la seconda posizione conquistata a Budapest) per un totale di 95 punti. Ma la notizia è che Daniil finice il Mondiale davanti a Ricciardo, che chiude a tre lunghezze dal compagno di squadra.

Lo scorso inverno ci ha proposto un Kvyat tranquillo. Dopo tanti anni in cui il “sistema” Red Bull Junior gli poneva davanti un obiettivo da raggiungere (in caso di fallimento c’era la lettera di licenziamento) finalmente Daniil si sentiva più forte.

E la tranquillità si è vista fino al GP di Cina dello scorso 17 Aprile, quando è salito sul secondo gradino del podio di Shanghai conquistando il miglior piazzamento della Red Bull da inizio stagione. Poi, senza nessun segnale di allarme, la vita di Kvyat è cambiata in un istante. Daniil era davanti alla televisione, quando gli è squillato il telefonino. Era Helmut Marko, che senza tanti giri di parole lo avava informato che da Barcellona avrebbe dovuto cedere la sua monoposto a Max Verstappen. Per lui c'è stata la “retrocessione” in Toro Rosso.

"La chiamata è durata 20 minuti – ha poi raccontato Kvyat - ho chiesto e ricevuto spiegazioni, che per ora preferisco non rivelare. Poi sono tornato a letto a veder finire la puntata del telefilm che stavo seguendo (Il Trono di Spade). E' stata una decisione abbastanza sorprendente per me, uno shock”.

Secondo la Red Bull questa telefonata sarebbe avvenuta tra il Gran Premio di Russia e quello di Spagna, ma sembra che in realtà Kvyat sia stato messo al corrente della decisione presa dai vertici della Red Bull alla vigilia della sua gara di casa. E’ un dettaglio importante, perché proprio sulla pista di Sochi Daniil ha commesso un grave errore, tamponando subito dopo il via la Ferrari di Vettel.

E così è finito sotto i riflettori delle polemiche. Dal podio cinese al tritacarne del post-Sochi. Kvyat di fatto è già precipitato in una voragine, e ad aggravare il suo stato psicologico è arrivata la vittoria di Verstappen all’esordio in Red Bull, guidando proprio quella che era la sua macchina.

Il Daniil che è arrivato in Toro Rosso è stato un pilota che sembrava aver subito un elettroshock. Il paddock si è diviso tra chi sostiene che bisogna saper reagire, e chi crede che la Red Bull abbia in realtà “ucciso” mentalmente un suo pilota.

I numeri sono impietosi: nelle otto gare disputate finora con la Toro Rosso, Kvyat ha ottenuto solo due punti contro i ventisette di Carlos Sainz, suo nuovo compagno di squadra. E c’è di più, visto che il suo futuro in Toro Rosso sembra tutt’altro che garantito.

È doveroso applaudire lo scintillante talento di Max Verstappen, anche perché in tutta questa storia l’olandese non centra nulla. Ma è anche giusto non far passare nel silenzio gli effetti devastanti che la scelta della Red Bull ha avuto sullo stato d’animo di Kvyat.

E non può che dispiacere vedere un pilota dare l’anima per provare a fare quello che fino a qualche mese fa gli veniva d’istinto. Ogni pilota ha il suo carattere: c’è chi trova nella rabbia causata da un torto non meritato quella forza di reazione che lo porta a grandi imprese, ma anche chi non sa darsi pace per aver pagato una prezzo elevatissimo senza alcuna colpa.

E quando non c’è la possibilità di liberare la mente, è difficile pilotare una Formula 1 cercando di strappare mezzo decimo in una curva. Il Kvyat visto in pista da Sochi in poi sta pagando questo aspetto, esclusivamente psicologico.

Durante la pausa estiva della Formula1, Helmut Marko ha dichiarato (un po’ a sorpresa) che non ci sono dubbi sulla permanenza futura di Daniil Kvyat in Toro Rosso anche nel prossimo Mondiale.
“Ha solo bisogno di tempo per far chiarezza nella propria mente, di ritrovare se stesso e tornare a impiegare nel migliore dei modi il suo potenziale”: parole positive, che arrivano però da chi ha messo il russo in quella situazione. Ma bisogna riconoscere che il manager austriaco, protagonista più volte di scelte molto dure e senza scrupoli, non smentisce mai i verdetti della pista.

Speriamo non faccia eccezione con Kvyat, soprattutto se il russo (nelle nove gare che lo attendono) saprà ritrovare quel passo che ha avuto fino alla imprevista, e poco gradita, telefonata di Mr. Marko.

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