Kubica: "Non ha senso confrontare i tempi, io devo dare dei feedback"
Approfittando della mattinata di neve, il polacco ha raccontato in cosa consiste il suo lavoro di riserva per la Williams e ha provato a togliere pressione ai titolari Stroll e Sirotkin dopo essere stato più veloce di loro.
Foto di: Steven Tee / Motorsport Images
Paddock di Barcellona. Il freddo e la neve non hanno fermato qualche tifoso entrato in possesso di un pass per accedere al retro-box per vedere da vicino i propri beniamini. Un appassionato italiano, dallo spiccato accento romano, attende che arrivi Robert Kubica per l’incontro con gli inviati delle televisioni e lo accoglie con una frase che sintetizza il suo pensiero: "A Robert, stanno a tené Messi in panchina!". Uno dei tanti esempi del seguito di cui gode il pilota polacco, un vero catalizzatore anche dei media presenti a Montmelò.
Sono passati tredici anni da quando sul circuito di Barcellona Kubica provò per la prima volta una Formula 1 (un test premio con la Renault campione del Mondo per aver vinto la World Series 3.5) e dodici da quando ad inizio 2006 entrò nel team BMW Sauber nelle vesti di tester. Lo stesso ruolo che occupa oggi, dopo un lungo cammino che lo ha portato a dover affrontare ostacoli ben maggiori di una sfida sportiva.
"Rieccomi qui come terzo pilota – ha attaccato Robert - ma in realtà, a parte il ruolo ufficiale, tutto il resto è completamente diverso. La mia età è diversa, l'esperienza su cui posso contare è diversa, ed in questo caso è un vantaggio. Ci sono altre differenze, ad esempio il regolamento sportivo non consente più ad un terzo pilota di girare come nel 2006, e questo può fare pensare che il mio lavoro di supporto alla squadra sia limitato. In realtà è cambiato, grazie alla mia esperienza sono più coinvolto dal punto di vista tecnico ed ingegneristico, posso mettere sul tavolo un suggerimento, e cose del genere: ieri ho lasciato la pista a mezzanotte. Mi sto divertendo, e questo mi ha sorpreso un po', ma è stata una sorpresa davvero positiva".
La Williams sta prendendo confidenza con la realtà di un terzo pilota dal grande peso specifico, e con la voglia vedere l’epilogo di una favola di un rientro che un anno fa era giudicato impossibile. Così bastano i tre decimi rifilati ieri a Sirotkin per riaccendere le trombe dei sostenitori del pilota polacco. Oggi, però, i giochi sono fatti. La Williams la decisione l’ha presa lo scorso gennaio, e lasciare aperto uno spiraglio a Kubica (ovvero ciò che viene chiesto al team inglese da più parti) in questo momento serve solo a mettere pressione al tandem Stroll-Sirotkin, il più giovane del paddock. Serve garantire serenità, poi dopo qualche gara del Mondiale sarà possibile valutando i riscontri.
Ed il primo a sostenere questa linea è lo stesso Kubica: "Non ha senso confrontare i tempi, non sono pagato per correre. So che tutti guardano il monitor dei tempi, lo so bene perché ho letto qualche commento dopo i test di fine 2017 ad Abu Dhabi secondo i quali mi mancava un secondo e mezzo! Ma non importa, io sono contento di salire in macchina e di ritrovarmi dopo venti giri nelle condizioni di poter spingere bene, anche dopo una pausa di mesi".
"Il mio lavoro è diverso, e sono giudicato sulla base dei riscontri che fornisco nel mio ruolo. Non scendo in pista per spingere fino al limite che inevitabilmente aumenta i rischi, abbassare di tre o quattro decimi i miei tempi non porterebbe nulla di più nel mio ruolo, ma aumenterebbe i rischi di finire in sabbia, mettendoci in una situazione difficile nei prossimi giorni. Serve un compromesso, ed è quello che sto provando a fare: devo garantire dei feedback, non dei tempi".
"Anche il modo in cui sto trascorrendo i giorni qui a Barcellona, non è da pilota titolare. Non vado in albergo tra un turno e l’altro, ieri ho lasciato la pista a mezzanotte e stamattina ero qui al 7:20". Per ora è così, ma Kubica non ci metterà molto a cambiare il "mode" se dovesse arrivare una chiamata per essere in pista nei weekend di gara, impegno limitato per ora solo a tre venerdì in sessioni FP1.
"Ho bisogno di ambientarmi un po' – ha concluso Robert – mi chiedono cosa ho trovato di diverso rispetto a sette anni fa, e devo dire che le macchine sono diverse, le gomme sono diverse e le power unit sono molto diverse. Tutto ha un impatto sul modo in cui si guida, perché cambiano le reazioni della monoposto. Ci sono invece tanti volti conosciuti, e soprattutto credo che la Formula 1 sia sempre la categoria di sport motoristico dal valore più alto in assoluto, soprattutto sul fronte tecnico, che poi è quello che mi interessa di più: qui siamo su un altro pianeta".
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