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Intervista

Kimi Antonelli esclusivo: "Ho in mente solo il piano A. La F1"

Andrea Kimi Antonelli si racconta in esclusiva a Motorsport.com. Le vittorie, il passaggio duro e formativo in F2, i test con la Mercedes e il suo unico piano per il futuro: la Formula 1.

Andrea Kimi Antonelli, Prema Racing

Andrea Kimi Antonelli, Prema Racing

Foto di: Andy Hone / Motorsport Images

L'unico modo per farsi largo è vincere. Andrea Kimi Antonelli lo ha capito presto, nel karting ha lasciato il segno vincendo e (soprattutto) convincendo la Mercedes di valere l’investimento. L’ingresso nello ‘junior team’ della Stella è stato il primo passo verso lo sbarco in monoposto, tra il 2022 ed il 2023 conquista quattro titoli tra F.4 e F.Regional con trentadue successi di tappa. Numeri impressionanti, per ritrovare un pilota italiano capace di presentarsi al mondo della Formula 1 con un curriculum di questa portata occorre un viaggio in un passato dove i confronti non sono più possibili.

Il biglietto da visita riporta solo una parte delle doti di Antonelli, per quanto i numeri siano importanti, non dicono tutto. Toto Wolff ha vissuto l’ascesa di Kimi (o Andrea, a seconda di chi lo chiama) in prima persona, convincendosi sempre più della bontà della scelta fatta. In questa intervista esclusiva, la prima rilasciata nel 2024, Antonelli parla di Formula 2, dei test che sta portando avanti con la Mercedes e di sé stesso, ma per una forma di scaramanzia che si sposa bene anche con le politiche dei top-team, ribadisce di non sentirsi ancora un pilota di Formula 1.

Siamo davanti ad un minorenne (raggiungerà la maggiore età il prossimo 24 agosto) ma l’impressione, forte, è quella di trovarsi davanti ad un pilota professionista con anni d’esperienza sulle spalle. Lo sa bene chi lavora con lui da anni, ed è proprio chi ha avuto a che fare direttamente con Antonelli ad avere meno dubbi: Kimi è pronto per la Formula 1.

Quando sei stato informato del programma di test con la monoposto di Formula 1 del 2022?
“Ero nella sede Mercedes di Brackley, ma in quel momento forse non ho realizzato bene il tutto. Poco dopo, durante i test prestagionali in Bahrain, mi sono state comunicate le date e a quel punto mi son detto: ‘Beh, guiderai davvero una monoposto di F.1!’. È stato un momento molto, molto speciale, perché c’era un giorno ed una pista, nero su bianco. Ora posso dire che questi test mi stanno aiutando davvero tanto, oltre ad essere un’opportunità per crescere e familiarizzare con la F.1 ci sono diversi aspetti che mi porto anche in F.2”.

Raccontaci del primo momento in cui ti sei calato nella monoposto. Come è andata?
“Una grande emozione. Inizio col dire che vedere così tante persone intorno alla macchina ti impressiona, è qualcosa a cui un giovane pilota non è abituato. L’emozione mi ha accompagnato anche nel primo giro, eravamo a Spielberg e le condizioni non erano delle migliori, diluviava e nel pomeriggio ha anche nevicato! Poi il secondo giorno la pista è migliorata e sull’asciutto sono emerse le prestazioni, potenza, decelerazione, carico aerodinamico, pazzesco”.

Sensazioni diverse rispetto a quelle che ti eri immaginato?
“Incredibile, ora posso dire che fino a quando non la provi non puoi apprezzare quanto sia speciale una macchina di Formula 1, solo in pista capisci perché ci sono duemila persone che lavorano per realizzare una monoposto. È stata veramente una bellissima esperienza”.

Come è stato il primo briefing tecnico con gli ingegneri? Molti giovani piloti lo hanno descritto impressionante al pari delle sensazioni di guida.
“Confermo tutto! Appena scendi dalla macchina vedi tutti questi ingegneri che sono intorno a te…ma, faccio un passo indietro. Quando al mattino sono arrivato in pista appena ho aperto la porta del box e sono rimasto di sasso nel vedere quanta gente era presente, tra ingegneri e meccanici, il tutto per far girare una sola monoposto. Tornando alla domanda, sono stato colpito dal numero di ingegneri presenti intorno alla monoposto, professionisti a cui devi saper rispondere quando ti pongono domande e a cui devi fornire un sacco di informazioni. Aggiungo che nel mio caso ci ho messo poco ad abituarmi, ora mi sembra già tutto normale”.

Il tuo programma di test F.1 ha fatto tappa anche a Silverstone. Ti sei trovato davanti a Copse e Becketts…
“Incredibile. (ride) Pensi che non sia possibile, poi quando provi e vedi che la macchina ci sta ti dici…cavolo, c’è ancora margine! Una monoposto di F.1 ti dà tanta fiducia, se devo indicare una difficoltà in cui mi sono imbattuto è stata quella di trovare il limite. Sono ancora in quella fase in cui capisco di poter chiedere di più, ogni volta che oso qualcosa la macchina ci sta, più chiedo e più la monoposto mi da. Arriverà il momento in cui capirò che non c’è più niente da spremere, quello sarà il limite, ma è una finestra molto stretta, sono consapevole che il margine d’errore è sottilissimo. Sto lavorando per capire come poter essere stabilmente nella finestra corretta, più cresce la confidenza con la macchina e più sento fiducia”.

La prima simulazione di qualifica?
“Sensazione incredibile. Nel mio caso non è stata la mescola più tenera ad impressionarmi, da quel punto di vista già in F.2 ci si abitua al cambio di grip, ma proprio la monoposto in sé. La differenza che senti tra la macchina carica e scarica è davvero grande”.

La gestione della monoposto, anche nelle simulazioni di gara, è un esame in corso o ancora da affrontare?
“Finora abbiamo portato avanti un lavoro abbastanza standard. Durante il long-run mi è stato chiesto di modificare un po' l’utilizzo della batteria, ma tutto è stato abbastanza naturale. Anche con l’ibrido senti tanta differenza tra simulazione di qualifica e gara, nei long-run non spendi tutta la carica della batteria, mentre nel giro veloce viene spremuto tutto il più possibile. Sui rettilinei quando giri a serbatoi pieni senti che la velocità ad un certo punto si stabilizza perché scatta la ricarica, mentre in qualifica continua a spingere, raggiungi velocità maggiori e devi tenere presente che arrivi ad approcciare le curve più forte del solito”.

Cosa hai pensato quando hai visto apparire il tuo nome nel mercato piloti di Formula 1?
“Beh, sono molto contento di essere preso in considerazione, ma non chiedo nulla. Al momento il mio obiettivo è far bene in Formula 2, poi si vedrà”.

Sei legato a Mercedes da 5 anni, un percorso lungo ed intenso. Come lo hai vissuto e come lo vivi?
“L’aspetto positivo di una relazione già abbastanza lunga è che la squadra ha avuto modo di conoscermi e farsi un’opinione anno dopo anno. A volte ne abbiamo parlato, mi hanno sempre detto che conoscono bene ciò di cui sono capace, sento la loro fiducia, e questo aspetto mi gratifica e mi carica allo stesso tempo. Il percorso che abbiamo fatto in questi cinque anni è stato molto bello, mi hanno aiutato tanto e mi stanno ancora aiutando. Il supporto è cresciuto nel tempo, dallo scorso anno, ad esempio, è subentrata anche la preparazione fisica. Ma uno degli aspetti che apprezzo di più è sentire il supporto della squadra nei momenti difficili, fa davvero la differenza. Sono molto, molto contento di essere parte della famiglia Mercedes”.

Ti vediamo sempre più spesso assistere ai Gran Premi di fianco a Toto Wolff. Che rapporto hai con il ‘Boss’?
“Molto bello e non solo professionale. Nei momenti difficoltà gli chiedo aiuto, non lo nego, e lui cerca sempre un modo per darmi fiducia. Ti faccio un esempio: a Silverstone dopo la deludente qualifica in F.2 ho deciso di chiamarlo perché era un momento un po' difficile. Abbiamo parlato molto e quella conversazione mi ha ridato fiducia, il giorno dopo ho vinto ed è stato davvero bello vederlo sotto il podio. Sono molto contento del rapporto cha abbiamo”.

Oggi i giovani piloti che arrivano in Formula 1 vengono giudicati dopo poche gare. Se l’esordio è buono, l’immagine positiva ti accompagna per un po', in caso contrario, per far cambiare idea ci vuole molto tempo. È un aspetto che ti spaventa un po'?
“Qualche timore credo che ci sia sempre, la prospettiva di non riuscire a performare credo che spaventi tutti. Il mio approccio è vedere un’offerta come una grande opportunità per imparare, crescere e godermi anche il momento. Non ho paura del giudizio, so che Mercedes ha un’opinione chiara sul mio potenziale, già in questa stagione in F.2 il campionato non è iniziato nel migliore dei modi ma non ci sono stati ripensamenti. Sono abbastanza tranquillo, se mi si presentasse l'opportunità la prenderei con entusiasmo e cercherei di sfruttarla nel miglior modo possibile”.

Hai mai pensato ad un ipotetico piano B extra F.1?
“Sinceramente…no. Sto dedicando tutto me stesso per provare a raggiungere questo obiettivo, ho in testa solo il piano A”.

Nella domenica del Gran Premio di Silverstone, che ha visto il ritorno alla vittoria di Lewis Hamilton, Wolff ti ha voluto nella foto celebrativa della squadra. Cosa hai provato nell’essere li insieme a tutto il team?
“È stato un momento bellissimo. Toto mi ha detto ‘Kimi, andiamo a fare la foto’, e mi sono trovato nel garage in un’atmosfera incredibile, non avevo mai visto nulla del genere. Cantavano tutti, si vedeva la felicità nei loro occhi, mi ha emozionato perché in quel momento ho capito quanto queste persone avevano atteso e desiderato quel successo. Mi ritengo fortunato ad aver avuto la possibilità di assistere ad un momento del genere insieme a tutta la squadra”.

Hai avuto modo in questi anni di conoscere Russell?
“Sì, l’ho conosciuto, ma non ho avuto la possibilità di trascorrere molto tempo con lui. I piloti titolari F.1 sono molto impegnati e non hanno tempo a disposizione, ma sicuramente ho molto rispetto per George”.

I primi sette mesi del 2024 per te sono stati molti intensi. Come li stai vivendo?
“Abbastanza bene, recentemente c'è stata una certa pressione nei miei confronti con tutti i rumors riguardanti il prossimo anno, ma ho sempre cercato di divertirmi. Dopo le due vittorie arrivate in F.2 l’atmosfera è un po' cambiata, mi sto godendo le opportunità che ho”.

Due vittorie arrivate nel momento perfetto. Ha colpito la tua emozione dopo il successo di Silverstone mentre a Budapest sei sembrato più soddisfatto che emozionato.
“La prima vittoria è sempre speciale, a Silverstone, si, ero emozionato. Aggiungo che quel successo è arrivato dopo tante difficoltà, quindi l’essere riuscito a rompere il ghiaccio mi ha permesso di togliermi un peso. In Ungheria dopo aver tagliato il traguardo ho sentito una grande soddisfazione, ero ancora un po' emozionato ma la cosa più importante è stata che sia io che la squadra abbiamo dimostrato di poter tenere un buon passo e di saper gestire al meglio una gara”.

Torniamo ad inizio stagione. Per te era tutto da scoprire, anche per la squadra (il team Prema) la macchina era nuova e avete avuto un periodo di difficoltà. Forse per la prima volta nella tua carriera ti sei ritrovato un po' indietro. Come l'hai vissuta?
“È stato un po' inaspettato. Non avevo messo in conto di arrivare in F.2 e vincere tutto, sono sempre stato consapevole che il salto dalla Formula Regional sarebbe stato molto impegnativo ed ero cosciente di avere molto da imparare, cosa che sto ancora facendo. Ma per quanto fossi pronto ad una fase iniziale di apprendimento devo dire che le difficoltà che abbiamo avuto nelle prime gare ci hanno colto di sorpresa. Il mio obiettivo personale è stato comunque sempre chiaro: migliorare gara dopo gara e portare alla squadra il risultato massimo tra quelli possibili”.

Magari tra qualche anno riguardandoti indietro vedrai il 2024 come un anno molto formativo proprio per le difficoltà affrontate e superate.
“Credo di poterlo dire già adesso! Quando si attraversano periodi difficili credo che alla fine se ne esca rafforzati, anche sul fronte caratteriale. Sono momenti in cui impari a rialzarti, a non mollare, le difficoltà non fanno mai piacere ma quando si ritorna in alto, beh, è una soddisfazione enorme. Ho avuto un periodo difficile, però è stato anche bello ritornare più forti, Silverstone e Budapest lo hanno confermato”.

Il salto dalla F.Regional alla F.2 per qualche addetto ai lavori avrebbe potuto essere un ostacolo non indifferente. Ora che ci sei passato, è stato uno step realmente difficile?
“È un salto grosso, confermo, ma si può fare. Ci sono tanti aspetti da tenere in considerazione, ad esempio, il lavoro comporta l’analisi di molte più informazioni, anche in gara, la procedura di partenza, il warm-up degli pneumatici, tutti i dettagli che fanno molto la differenza in un campionato come la Formula 2. Quindi sì, confermo che il salto è notevole, però alla fine grazie ai test e soprattutto al giusto supporto del team riesci a sentirti a tuo agio. Poi quest'anno ho avuto fortuna di avere un forte compagno di squadra con una stagione d’esperienza (Oliver Bearman) ed anche questo è stato un aiuto che mi ha permesso di imparare più velocemente”.

Quanto ti ha aiutato aver completato il tuo percorso nelle formule propedeutiche restando sempre nella stessa squadra?
“Molto. Se hai un bel rapporto con la squadra tutto diventa più semplice, e quando fai dei salti di categoria è un gran vantaggio. Credo che se in questa stagione fossi arrivato in F.2 con un altro team l’adattamento sarebbe stato molto più difficile, avrei dovuto conoscere persone nuove e soprattutto farmi conoscere, mentre in Prema sanno perfettamente chi sono, hanno il mio storico e sanno cosa mi serve. Questo è stato un grande valore aggiunto”.

Avere un compagno d’esperienza e molto quotato come Bearman è stato un grande aiuto. Se al tuo fianco ci fosse stato un altro esordiente probabilmente sareste stati messi in discussione. È un aspetto a cui hai pensato?
“Sicuro! Avere un compagno di squadra forte è sempre importante, rappresenta un punto di riferimento con cui confrontarti e nel mio caso specifico è stato di grande aiuto. E' un valore aggiunto anche per capire come migliorare la macchina, ed anche nell'indirizzare la squadra nella giusta direzione. Credo che insieme stiamo facendo un bel lavoro”.

È ufficiale che Bearman il prossimo anno sarà in Formula 1. Per quanto riguarda Andrea Kimi Antonelli al momento ci sono solo supposizioni, mettiamola così. C’è chi storce il naso sottolineando che né tu, né Oliver, siete nelle prime posizioni della classifica F.2. Cosa rispondi?
“La mia posizione non è poi così male, negli ultimi appuntamenti abbiamo recuperato parecchio, siamo tornati ad avere un trend positivo e spero continui fino al termine della stagione. Poi, ci sono tanti fattori che hanno contribuito a non farci essere nelle posizioni alte della classifica, ma ripeto, mancano ancora diverse gare e vedremo alla fine come concluderemo il campionato”.

Come è cambiata la tua vita? Il rapporto con i tuoi genitori è lo stesso di sempre?
“Mio padre viene in pista ad assistere alle mie gare, è molto importante per me avere un membro della famiglia vicino. Mi piacerebbe avere anche mia madre, ma ho una sorella minore e giustamente ha anche altre priorità. Da parte mia gli impegni sono ovviamente aumentati, trascorro sempre meno tempo a casa e ci sono momenti in cui sia io che i miei genitori ne risentiamo un po’, ma alla fine è uno dei tanti sacrifici che bisogna fare. A volte, si, sento un po' la mancanza di casa”.

Capitolo studi. Riesci a conciliare il tutto con i tuoi impegni sportivi?
“Adesso siamo in vacanza, no? Quando sono in pista devo recuperare, i miei compagni mi tengono informato sul programma che viene fatto in classe e quando sono in viaggio cerco di tenermi allineato. Ci sono dei momenti più difficili, quest’anno quando c’è stata la tripla trasferta Bahrain, Jeddah, Melbourne, prima di partire ho attaccato una mia foto sulla sedia in classe per far capire a tutti che col pensiero ci sarei comunque stato. Poi…a dirla tutta non è andata proprio così, ma i miei compagni sapevano che non ero sparito nel nulla!”.

Hai fatto detto in modo chiaro che non ti consideri ancora un pilota di Formula 1, lo farai solo il giorno in cui arriverà un annuncio ufficiale. Sei molto rigido su questo, ma avrai pur pensato che il prossimo mese di marzo potresti essere a Melbourne per disputare il tuo primo Gran Premio.
“Le vedo ancora come un sogno. Sì, mi è capitato di pensarci, ma è un pensiero passeggero. Mi sono imposto di restare focalizzato su quello che oggi è il mio obiettivo, ovvero far bene in F.2. Poi a volte capita che la mente ti porti a pensare ad altro, ma con molta onestà ti dico che oggi per me è ancora un sogno. Vedremo se si avvererà”.

Un anno fa di questi tempi eri in Formula Regional, metà campionato. Avresti mai pensato di essere dove sei oggi in soli dodici mesi?
“No, perché non mi sarei mai aspettato di passare direttamente in F.2. Quando mi informarono che questo era il piano pensai che sarebbe stato un salto impegnativo, perché di solito si passa prima in F.3, ma allo stesso tempo la sfida mi affascinò subito”.

Tra poco avrai anche la sospirata patente di guida!
“Tra un mese, ma non so avrò tempo per fare tutto ciò che serve, forse rimanderò a dopo il weekend di Baku. Ho ancora la mia microcar, mi porta in giro e riesco a fare tutto ciò di cui ho bisogno. Ma in questi giorni non la sto usando perché ho perso uno specchietto retrovisore, si è staccato mentre ero alla guida e ho visto perfettamente il momento in cui la macchina che mi seguiva gli è passata sopra…”.

Presto avrai una macchina ‘aziendale’. La terrai la tua microcar?
“Sicuro. A breve avrò una macchina diciamo…normale, ma la microcar resterà con me, esattamente com’è ora, un po' vissuta e forse anche con lo specchietto rotto. Qualsiasi cosa mi riservi il futuro, mi ricorderà un periodo intenso e bellissimo”.

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