Il dubbio: le F1 a effetto suolo non nasceranno mai?
La F1 ha messo da parte gli atavici dissidi e nell'era del Coronavirus sta adottando soluzioni per evitare il crac dei team più deboli. Si propone di congelare le power unit per alcuni anni e magari mantenere le attuali regole fino al 2023, per bocciare il ritorno delle wing car?

Per ora è solo una sensazione, ma cresce la consapevolezza nel mondo della Formula 1 che la rivoluzione regolamentare prevista per il prossimo anno con le monoposto a effetto suolo venga man mano spostata nel tempo e poi, magari, cancellata.
Le macchine a effetto suolo con un regolamento molto prescrittivo non piacciono quasi a nessuno e molte squadre le hanno approvate a denti stretti. L’esplosione della pandemia del Coronavirus ha prodotto degli effetti devastanti sul sistema F1, tanto che team principal solitamente litigiosissimi e mai d’accordo su niente, hanno trovato l’unanimità per rinviare al 2022 l’introduzione delle nuove vetture, mantenendo l’attuale regolamento con pesanti restrizioni su telaio, cambio e, forse, anche sulle power unit.
La chiusura delle factory imposta dalla FIA ha fermato le attività indoor delle squadre, ma l’impossibilità di correre ha azzerato i proventi, per cui il quadro finanziario è semplicemente devastante, con le realtà più piccole che rischiano la chiusura.
E, infatti, in modo molto consapevole Formula 1, FIA e team hanno messo a punto un piano molto razionale sul drastico taglio dei costi e altri extra se ne stanno studiando per limitare l’impatto della crisi.
Qualcuno ha pensato di abbassare la soglia del budget cap che entrerà in vigore nel 2021 con una soglia di 175 milioni di dollari. La McLaren, con difficoltà di liquidità, avrebbe avanzato la proposta di tagliare il limite di spesa con altri 25 milioni, ma questa prospettiva non piace ai tre top team (Mercedes, Ferrari e Red Bull) che si sarebbero trovati nella condizione di fare dei tagli occupazionali proprio in un momento in cui il lavoro andrebbe invece conservato.
Il provvedimento avrebbe impattato solo sui tre grandi, visto che le altre sette squadre non hanno le risorse per raggiungere quel budget. Un altro tema di discussione è congelare lo sviluppo delle power unit, cercando di mantenere un certo standard raggiunto per alcuni anni, in modo da ridurre i costi di ricerca e sviluppo, permettendo anche di ridurre il costo delle forniture ai team clienti.
E non si esclude, quindi, che si possa allungare la vita dell’attuale regolamento al 2023 (la proposta è di Christian Horner della Red Bull Racing): va detto, per onore di cronaca, che queste call conference dei team principal non sono state caratterizzate da giochi di sponda dai quali trarre un vantaggio competitivo, ma solo dalla concreta volontà di salvare il salvabile.
Questo nuovo approccio non può che fare molto bene a una F1 ferita: la Mercedes non ha battuto ciglio per l’abolizione del DAS nel 2021 e la Ferrari non ha fatto storie per mantenere in vita i telai 2020.
Ma con l’eventuale blocco delle power unit da associare alle monoposto a effetto suolo che nasceranno tutte uguali, o quasi, per i vincoli normativi si snaturerebbe la F1 a un qualcosa di simile alla Formula Indy, per cui è facile scommettere che le monoposto ala non si vedranno mai…
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